Capitolo 18

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"Vieni con noi Crystal. Ti farò diventare una divinità, ti darò tutto ciò che ti interessa, ma ti prego: non abbandonarmi, non tradirmi".
Non seppi cosa dire.
Io ero la discendente di Pegaso?
Ma scherziamo?
Dopo molti secondi di silenzio totale, non so come, riuscii a dire qualcosa:
"Ho due domande".
A quelle parole, il lieve sorriso che pochi secondi prima si era formato sul viso di Persefone, scomparve.
"La prima è: cosa intendi con 'noi'? Chi fa parte di questo 'noi'?"
Mi bloccai un attimo e poi andai avanti:
"La seconda : è veramente possibile tradire una persona nonostante tu non sia mai stato dalla sua parte?"
A quelle parole Selyn cercò di nascondere un sorriso, invece il viso di Persefone da cadaverico si ravvivò in una velocità pazzesca. Tuttavia mantenne la sua postura e strappò un altro petalo dalla sua coroncina, probabilmente era un suo vizio.
Dopodiché disse con tono impassibile:
"Tu dalla mia parte non ci sei mai stata, ma qualcuno legato a te invece si. Ricorda che Pegaso era il figlio di medusa. Per 'noi' intendo me.."
Due mani uguali a quelle che mi volevano prendere le caviglie poco fa, uscirono dal terreno seguite a capolino da un corpo mostruoso e... serpenti al posto dei capelli. Abbassai gli occhi e Selyn fece lo stesso.
"Steno..." continuò Persefone ed un altro corpo simile al primo uscì dal terreno
"...ed Euriale".
Le due gorgoni.
Giustamente me lo potevo aspettare, ma lo spavento fu lo stesso nauseante. All'improvviso percepii ad un centimetro dal mio viso Persefone. Mi prese le mani con cui stavo tenendo chiusi gli occhi e le strinse nelle sue, poi disse:
"Andiamo Crystal, vieni con noi, non ti faremo del male e avrai tutto ciò che desideri".
Ci fu un po' di silenzio.
"No" risposi decisa. Nessun dubbio mi aveva annebbiato la vista quando Persefone mi fece quella domanda, semplicemente perché guardando gli occhi della persona di fianco a me, mi ero ricordata che tutto ciò che desideravo ce l'avevo già.
Persefone ritrasse velocemente le sue mani dalle mie, e con un'espressione a metà tra disgustata e amareggiata, disse:
"Ah si?"
"Certamente" risposi avvicinandomi a Selyn. Intuii come si sarebbe evoluta la situazione e gli tirai la manica della felpa per fargli capire di tenere pronto lo specchio di Ila.
"Piccola mocciosa, come osi..."
Sentii di nuovo qualcosa attorno alle mie caviglie e dato che Selyn se ne accorse, tirò fuori lo specchio. Gli occhi di Persefone si incollarono all'oggetto, e scoppiò in una risata un po' sincera e un po' finta.
"Ma certo, avrei dovuto capirlo dalla tua domanda di prima, voi conoscete Ila Tank!" disse, e poi rise di nuovo.
"E probabilmente farete la sua stessa fine..." sussurrò tra sè.
In un attimo le gorgoni scattarono, ma non andarono verso di me, andarono verso Selyn. Per fortuna lui aveva già lo specchio in mano, tuttavia era ancora piegato su sè stesso, e nel tempo in cui Selyn lo spiegò, notai con la coda dell'occhio che Persefone aveva allungato una mano verso il taglio che aveva sul braccio. Nonostante si fosse quasi già formata la crosta, lei la grattò via, facendo scorrere il suo sangue cremisi. Dopo aver fatto questo, allungò il braccio verso Selyn, che stava ancora spiegando lo specchio. Non capii il perchè di quel gesto fino a quando non sentii provenire dal suo sangue delle parole dette da una voce familiare... la mia.
"Selyn, cosa stai facendo? Andiamo assieme da Persefone e diventeremo delle divinità"
"Selyn!" gridai per fargli capire che non era veramente la mia voce quella.
Non mi sentì.
"Selyn sono qui, non è vero ciò che sta dicendo, ascoltami ti prego!" gridai di nuovo.
A quel punto finalmente mi guardò negli occhi e capì che era tutta un'illusione la voce di prima. Finalmente avevo capito cosa intendeva Ila con: "Non fare errori stupidi" e "lasciarsi prendere dai pensieri". Selyn tenne lo specchio stretto in mano e cominciò a guardarsi in giro per capire dove fossero le gorgoni. Mentre lui le cercava però, io avrei dovuto fare qualcosa per distrarre Persefone, dato che fino a quando lei le avrebbe aiutate noi non avremmo potuto fare nulla. Il problema era che non sapevo come distrarla, Ila questo non l'aveva detto.
Mentre io pensavo a tutto questo, Selyn, senza guardarla negli occhi, fece specchiare Euriale e questa si pietrificò. Subito dopo appoggiò lo specchio sulla testa della creatura, e spinse verso il basso, fino a quando lo specchio non toccò i sassi, e l'intera figura di Euriale rimase catturata dentro allo specchio.
Forse mi stavo preoccupando per nulla...
"No!" gridò Persefone. La crepa sotto al suo occhio si era allargata, ora le ricopriva tutto il viso e arrivava fino alle spalle. Strinse i pugni e qualcosa si staccò dal suo braccio: una enorme falena nera.
Pian piano tantissime falene apparvero e del corpo di Persefone non rimase nulla. Ad un certo punto le falene cominciarono a volare tutte assieme verso Selyn.
A quel punto le mie preoccupazioni ebbero un senso.Selyn doveva riuscire a pietrificare Steno e ad intrappolarla nello specchio prima che Persefone lo raggiungesse. Finché Persefone fosse rimasta nella sua forma non originale io non avrei potuto fare niente contro di lei, quindi era necessario che Selyn facesse tutte e due le cose nel minor tempo possibile prima che lei arrivasse.
Aveva solo un paio di secondi e... ce la fece.
Chiusi gli occhi e quando li riaprii, Steno non c'era più e Selyn stava piegando di nuovo lo specchio. Le falene si raggrupparono e Persefone tornò alla sua forma normale. La crepa si era estesa ancora di più, le ricopriva tutte le braccia e il busto, fino ad arrivare ai fianchi. La stoffa del suo vestito in un punto vicino ad essi era strappata, e si vedeva un accenno di una linea nera, tuttavia non arrivava alle gambe, non ancora.
"Maledetti!" gridò Persefone.
"Maledetti, maledetti, maledetti, maledetti!" gridò di nuovo mentre distruggeva la sua coroncina.
Con una velocità ammirevole cominciò a correre, e in un secondo arrivò da Selyn. Sferrò un pugno pieno di tutta la sua rabbia, e Selyn cadde a terra in un punto così lontano che quasi non lo vedevo più.
Ora però, Persefone non era più l'unica arrabbiata.
Sentii il mio sangue scorrere trecento volte più velocemente del normale. Senza che me ne accorgessi mi ritrovai in aria: i miei piedi non toccavano più terra. I miei vestiti erano stati sostituiti da un vestito bianco molto familiare e molto comodo. Qualcosa di morbido infine si era formato sulle mie spalle: due enormi ali che parevano fatte di neve. Queste cominciarono a portarmi verso Persefone, quasi non mi sembrava mio quel corpo.
La mano sinistra si allungò, ma non per dare un pugno. Velocemente arrivai da Persefone, la mano toccò il suo sterno, ed io mi ritrovai qualcosa in mano.
Qualcosa di pulsante, bagnato e viscido.
Il suo cuore.
Non le avevo toccato lo sterno; gliel'avevo perforato.
Mi avvicinai a Persefone, il suo cuore non aveva ancora smesso di battere. Appoggiai la mia fronte sulla sua e le dissi:
"Addio Persefone. Ci vediamo nella prossima vita". Lei ghignò, ma non spostò la sua testa dalla mia, non aveva forze.
"Si, contaci. Ma preparati, perché lì non sarò di certo io quella che morirà".
A quel punto mi allontanai da lei, e buttai il suo cuore nel lago. Forse lo feci perché non sapevo in quale altro posto metterlo, o forse perché, mi duole ammetterlo, tremavo un po' al pensiero di lasciarlo all'aria come banchetto per le falene.
Andai verso Selyn, era riuscito ad alzarsi anche se aveva un livido in faccia e uno sulla gamba. Gli accarezzai la guancia e la botta scomparve. Gli sorrisi e gli dissi:
"Adesso invece è ora di tornare al Dikya... dove ci sono Axel e Mia al posto di Persefone".

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