Parole

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Al solo suono di quella voce rabbrividisco, non mi aspettavo fosse lei.

"ciao" rispondo fredda restando con gli occhi fissi davanti a me.

"come stai?"

"bene" mento spudoratamente.

Voglio che questa conversazione termini al più presto, non ho voglia di condividere uno spazio così piccolo con lei.

"mh " mugugna.

Su di noi cala un silenzio imbarazzante, non so che fare, che dire, non so più niente.

"Vale mi spieghi perché sei qui?" chiedo infastidita aumentando irrimediabilmente la tensione.

"Non c'è un motivo"

"sappiamo entrambe che c'è"

"sono due giorni che non mi parli perché dovrei farlo ora?" guardo l'orizzonte per non farmi tradire dal mio sguardo.

"non mi sembra che tu sia nella posizione di rinfacciare le cose"

"Ah no?" chiede retorica.

"Valentina, ma davvero stiamo discutendo?" chiedo nervosamente.

"Sì, come tutte le persone normali"

"Vale sei stata più che chiara, non penso servano altre parole"

"Non mi hai dato neanche il tempo di spiegare"

"non c'è niente da spiegare" affermo seria.

"Vedi che non mi fai parlare neanche! Sono venuta qui per provare ad avere una conversazione civile" dice alterata.

"Valentina non fare l'incazzata perché sei l'ultima persona che può permetterselo" dico alterata.

"Parla quella che non mi guarda neanche negli occhi"

In quel momento mi giro di scatto verso di lei, per la prima volta dopo due giorni i miei occhi sono fissi in quel mare blu.

In cui devo stare attenta a non naufragare.

"Allora?" la sfido.

"Perché giochi al gioco del silenzio" chiede infastidita.

"Fino a prova contraria non credo che tu non stia facendo lo stesso"

"Non mi hai lasciato scelta" sospira.

"La cosa è stata piuttosto evidente eppure siamo ancora qui a parlarne"

"In realtà lo sai solo tu"

"Valentina lo sai bene" dico stringendo forte il mio ginocchio.

Valentina si ferma, la vedo con la coda dell'occhio cambiare espressione e un alone di paura farsi strada nei suoi occhi vitrei

"Eri tu che l'altro giorno hai sbattuto la porta?" Chiede con un filo di voce.

Faccio un cenno di assenso in risposta.

"Cosa hai visto?" Chiede ancora preoccupata.

"Abbastanza da non parlarti" sentenzio seria.

Prova a far uscire qualche parola dalla bocca, ma sembra come bloccata.

In quel momento il mio cervello va in tilt sapevo che non avrei dovuto tenere questa conversazione.

"Dovresti solo vergognarti, ti ho inclusa nella mia vita, nelle mie paure e tu mi ripaghi così" una lacrima si perde per terra.

"Io..." sussurra lievemente abbassando gli occhi.

"Valentina, tu cosa, cosa cazzo vuoi da me?
Farmi ancora male? Sto urlando e le lacrime oramai sono fuori controllo.

"lasciami stare, va bene così,
stai con chi vuoi, ma non tornare più da me"

Non sai quanto mi costa dire queste parole.

"Lasciami spiegare"  sussurra guardandomi negli occhi.

Scuoto la testa, mentre sorrido amaramente con le lacrime che minacciano di scendere prepotentemente.

"Non posso sopportare tutto questo, non posso, io soffro, sto male per te, non hai idea di come sto male anche solo al pensiero di evitarti e tu che cazzo fai?" continuo gesticolando animatamente

Siamo faccia a faccia e la mia rabbia sembra fuori controllo.

"Non ha senso stare qui a parlare, le azioni parlano più delle parole" dico con la voce tremolante andandomene.

Lei resta lì inerme, la sento singhiozzare lievemente mentre rietro dentro.

Le ragazze mi stanno guardando preoccupate, probabilmente avranno seguito la conversazione.

"Ange" prova a dire Gaia afferrandomi il braccio.

"Ga ti prego lasciami stare non è il momento" dico sussurrando guardandola negli occhi.

Gaia mi fa un cenno di assenso e lascia il braccio.

Una volta uscita, il primo posto che mi viene in mente è ovviamente il "mio" cespuglio dietro al giardino. Cammino per i corridoi e giungo alla mia meta, mi appoggio al muretto e sfilo dal pacchetto una sigaretta per poi portarmela alla bocca. Cerco l'accendino tra le tasche e dopo averlo trovato accendo la sigaretta illuminando quel guardino buio per qualche secondo.

I pensieri che mi passano per la testa sono troppi per provare a focalizzarmi su qualcosa, accendo il telefono in cerca di qualche svago, anche se momentaneo, ma tutto sembra vano, la testa viaggia da sola e fermarla sembra impossibile.

Scorro più volte la home del telefono, mentre faccio l'ennesimo tiro dalla sigaretta, fino a quando non mi ritrovo davanti alla note del telefono e comincio a scrivere liberandomi di tutto ciò che sento.
Non so bene se sia una canzone o soltanto pensieri, so solo che è l'unico modo per imprimere su qualcosa di concreto le mie sensazioni.

Rietro in camera trovando Marisol addormentata, le rimbocco le coperte e mi dirigo verso il mio letto cercando di dormire.

Quella camera oramai silenziosa sapeva di una notte che portava con se solo brutti ricordi , la notte lasciava spazio ad un nuovo giorno, con la speranza che sia migliore del precedente.

Quella notte sapeva dei rimpianti di Angela, delle frasi mai dette o sussurrate al vento, nella speranza che un giorno avrebbero potuto raggiungere Valentina;

dei baci non dati e della litigata che l'aveva distrutta. Nella mente di Angela si ripeteva innumerevoli volte quella scena e rimproverava se stessa per non aver fatto abbastanza.

Questa volta mi sono ripromessa di non piangere troppo e di andare avanti e così sarà.

Mi ripeto prima di chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo.

fortunatamente o sfortunatamente Angela non manterrà la promessa fatta a se stessa e forse in cuor suo lo sa bene.

Seduzione e Mentalità  -  Lil JolieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora