IL TAU

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Una storia, una salita
Una strada, una matita
Un microfono, una stretta con il sangue fra le dita
Che Dio ci maledica
Sento le sue impronte di una croce incisa
Con l'olio bollente sulla fronte
(Assenzio, J-AX, Fedez, Levante)

"Okay tu sei Arianna?"
"Si"

Forse era meglio dire no

"Allora abbiamo pensato con l'equipe di dottori di mandarti in una struttura in cui ti aiuteranno a stare meglio"
"Cioè?"
"È sempre un ospedale solo più specializzato per curare la tua malattia"

Malattia

Per la prima volta Arianna comprese

Era MALATA

Malata

"Stai tranquilla, ti troverai bene" disse l'altra dottoressa

Arianna subito fu contenta di quella cosa, dopo tutto era stata 15 fottuti giorni in pediatria e non ne poteva veramente più, aveva bisogno di uscire, persino andare al cimitero sarebbe stata una cosa buona per lei, doveva assolutamente respirare un po' d'aria.

Ma doveva assolutamente anche respirare ciò che le mancava più di tutto.

La libertà.

Ciò che Arianna non sapeva però è che nel posto dove la stavano mandando di libertà ce ne era meno che in pediatria.

Come si dice dalla padella nella brace.
Arianna viene ricoverata di un reparto di psichiatria, che è molto diverso dalla pediatria.

Per una piccola bambina di 15 anni, essere rinchiusa in un posto dove non hai il controllo di niente stando male, senza i tuoi genitori, era un incubo e il bello è che il peggio doveva ancora arrivare.

Nell'SPDC dove avevano mandato Arianna non c'era la corrente nelle camere o meglio c'erano le prese ma senza corrente quindi non potevi caricare il cellulare che ovviamente Arianna non aveva. Non c'era l'interruttore della luce. Non si poteva chiudere a chiave la porta del bagno, non c'era niente che potesse far male a una persona.

Per Arianna era una specie di carcere.

"Buongiorno"

La salutò subito un infermiera che iniziò ad aprire la sua valigia e a togliere tutto quello che non andava bene tenere.

Finché non arrivò quel momento.

Arianna aveva superato il test in pediatria ma in psichiatria non li avrebbero lasciati: i braccialetti.

"Tutti questi bei braccialetti li togliamo eh stella?"

Arianna sapeva che più che una domanda era un'affermazione, quindi iniziò piano piano a togliersi tutti i braccialetti.

Ognuno di quelli era un ricordo preziosissimo, ce n'erano alcuni di sua nonna, alcuni delle sue migliori amiche, quello che aveva in comune con un suo vecchio amico, quello che le aveva regalato la sua ex migliore amica Marina.

"Collane ne hai?"

Ecco

Il punto dolente di Arianna

Il suo tau

Era una piccola croce di legno, un tau francescano per la precisione. Sua nonna l'aveva portato ad Arianna durante l’ultimo viaggio che aveva fatto ad Assisi con la parrocchia prima di venire ricoverata nella casa di riposo.

Facile immaginare quanto quel tau valesse per lei.

Ma ovviamente l'infermiera della psichiatria aveva pensato di strapparglielo di mano una volta che Arianna se lo fosse tolto.

Per tutti i 7 giorni in cui ari stette in quel dannato posto, non fece altro che piangere e stare nel suo letto a disperarsi.

Non per il tau in quanto, ma perché stava male, molto male. La dottoressa che seguiva Arianna le aveva messo in terapia le flebo di en e quindi ne faceva tre al giorno, in corrispondenza dei pasti, dopo aver mangiato.

Ma era praticamente costretta perché non si esce dalla psichiatria finché non si sta meglio di quando si ci è entrati.

Arianna incontra Sasha

Una ragazza molto simpatica e carina con cui Arianna amava disegnare.

Certo lei era molto più brava, Arianna faceva solo dei disegni trucidi.

Una volta i dottori le avevano perfino chiesto di mostrarglieli e avevano fatto delle facce poco confortanti.

Quando Arianna uscì, respirata un po' d'aria di libertà, pensò che in quel posto non sarebbe mai tornata.

Forse non nello stesso luogo, ma in quel reparto Arianna ci finirà altre due volte, ma non voglio fare troppi spoiler.
Arianna verrà poi ricoverata, mesi dopo, in una clinica psichiatrica chiamata "Villa".

Arianna in quella villa conosce persone, conosce realtà, persone, storie; ci vive per circa 5 mesi.

Ha molti ricordi materiali di quel periodo. Ognuno di questi ha un posto speciale nel suo cuore e nella sua scatola.

La loro storia va raccontata.

Solo in un altro capitolo…

-I RICORDI CHE MI DEVI-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora