Questa notte ti ho sognato
Non ha senso che io viva nel passato
Perciò chiudo tutto quanto ciò che resta in un armadio
Che ho altri sogni nel cassetto anche se va riordinato
(Parla di me, Maniviola)“Dicono che se non salti, non riesci a volare
E salirei più in alto solamente per provare”È così, come cantano Ariete e gli psicologi.
Quella volta Arianna aveva esagerato.
Aveva preso troppo alla lettera ciò che dicevano.
Arianna si trovava ricoverata in psichiatria per aver tentato di buttarsi giù dalla finestra. Non era stato un atto prematuro o incosciente anzi era tutto premeditato. Erano trascorsi circa due mesi dall'ultimo ricovero di Arianna. In quel momento sentiva che i suoi cinque mesi in villa forse erano stati inutili. Quando pensi che tutto il lavoro che hai fatto sia stato buttato nel cesso solo perché hai di nuovo le braccia piene di tagli, allora forse ti viene qualche dubbio sul fatto che la tua malattia sia curabile. È proprio quando senti il dolore più forte che non vedi più niente e pensi che l'unica soluzione sia abbandonarsi ad esso.
Arianna si trova nella sua stanzetta, ovviamente non esce in corridoio, secondo lei quel posto è pieno di matti, dopo tutto è un reparto psichiatrico.
Sta tutto il giorno, a parte quando mangia, appallottolata, con le cuffie sulle orecchie, attaccata al telefono, a sentire a rullo canzoni tristi.
Ogni tanto qualche infermiere viene a farle compagnia: ce n'è uno giovane alto e magro, c’è una signora che ha i capelli rosso ramato di cui però Arianna non ricorda il nome, perché tutti indossano un pile con scritto infermiere ma non il nome. Poi c'è Bobby, che ovviamente non si chiama, così ma per motivi di copyright dovrò dargli questo nome. Lui si è presentato ad Arianna.
"Ma si può sapere cosa ascolti tutto il giorno?"
"L'indie triste"
"Eh belin però ci credo che non esci mai, vai fammene sentire un pezzetto:
Questa notte dormo nel letto di un ospedale
Solo per vedere se mi passerai a trovareQualcosa di più allegro no eh?"
“No" rispose Arianna sorridendo
Era il primo sorriso dopo mesi.
L’infermiere che stava molto simpatico ad Arianna si chiamava Gippo, ogni volta che entrava in camera lei si tirava su, spegneva le cuffie e iniziavano a parlare. Epica classica, greco, latino, storia, filosofia. Parlavano di libri, di film, di attori, di personaggi famosi, di termini inglesi nel vocabolario italiano, dell'Accademia della Crusca. Gippo riusciva sempre a strapparle un sorriso.
Un giorno vennero a trovarla dei dottori, a farle una visita, non a trovarla, si occupavano di droga e dipendenze, ora non mi ricordo il nome preciso del dipartimento a cui appartenevano. Dopo una breve visita con Arianna, che a malapena aveva fumato una canna nella sua vita, entrò Gippo.
"Allora cosa hai fatto di bello oggi?"
"Boh sono venuti dei tizi a fare un sondaggio"
"Ah perché ti droghi?"
Ecco
Arianna si mise a ridere
Sembra una cosa banale, una cosa quasi stupida una battuta così. È ovvio che Arianna non si drogasse, erano solo venuti a salutare e a fare un sondaggio.
Ma se c'era una cosa che Arianna aveva capito in questo ricovero, e che forse aveva capito anche grazie a Gippo, è che è il dolore a tenere in vita le persone.
Perché è proprio quando stai veramente male e non vedi più niente solo nero che una piccola scintilla di vita ti sembra un fuoco.
E per Arianna era successo così.
Stava annegando in un mare in cui non vedeva niente e quindi un infermiere pelato, che a mala pena avrà avuto una laurea in non so cosa, l'aveva presa e le aveva gettato un'ancora per tirarsi su.
"Se questo è quello che serve per farti ridere, vengo tutti i giorni anche se non sono in turno"
"Grazie" aveva semplicemente detto Arianna, non c'era bisogno di dire altro.
Una parola è troppo e due sono poche.
La cosa principale che Gippo e Arianna facevano era parlare di libri, in quel momento Arianna stava leggendo “Tutta colpa delle stelle”.
Quando viene dimessa Arianna aveva finito il libro e c'era una citazione particolare che voleva lasciare a Gippo.
Non era niente di romantico, niente che riguardasse la gratitudine, era una cosa molto secca, a tratti malinconica.
"Verrà un tempo in cui tutti noi saremo morti. Tutti. Verrà un tempo in cui non ci saranno esseri umani rimasti a ricordare che qualcuno sia mai esistito o che la nostra specie abbia fatto mai qualcosa. Non ci sarà rimasto nessuno a ricordare Aristotele o Cleopatra figuriamoci te. Tutto quello che abbiamo fatto, costruito, scritto, pensato o scoperto, sarà dimenticato e tutto questo non sarà servito a niente. Forse quel momento sta per arrivare o forse è lontano milioni di anni, ma anche se noi sopravvivessimo al collasso del nostro sistema solare, non sopravviveremmo per sempre. È esistito un tempo prima che gli organismi prendessero coscienza, e ce ne sarà uno dopo. E se l'inevitabilità dell'oblio umano ti preoccupa, ti incoraggio a ignorarla. Sa il cielo se non è quello che fanno tutti".
Arianna chiuse il libro e sorrise al suo amico.
"Sono io che dovrei dirlo a te, vedi di non tornare in questo reparto perché se no ti faccio girare per tutto il corridoio avanti e indietro tutto il giorno."
Arianna sorrise
"Ah Rimbi ricordati di questo posto ma dimenticalo allo stesso tempo, ricorda dimenticando."
Ricorda dimenticando
Ciò che Arianna fa scrivendo questo libro
Rimbi
Quando Arianna aveva detto, per prima volta, che il suo soprannome preferito era Riri, Gippo l'aveva un po' presa in giro e quindi da Riri si era trasformato in Rimbi che sarebbe l'abbreviazione di rimbambita.
Ad Arianna faceva tanto ridere questa cosa
Arianna aveva trovato la luce anche nel posto dove tutto è buio, persino delle torce accese.
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Arianna poi tornerà nel reparto di psichiatria, rincontrerà tutti i suoi amici infermieri, certo malvolentieri.
Tuttavia, per un motivo meno grave, questa volta, e le avevano dato il braccialetto verde perché veniva dal pronto soccorso.
La volta prossima sarà un ricovero programmato
La volta prossima incontrerà Rose
La volta prossima riuscirà a farsi passare delle sigarette
Ma questa è tutta un'altra storia…
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-I RICORDI CHE MI DEVI-
SpiritüelArianna è una ragazza normale, và a scuola, segue le lezioni, ma forse tanto ordinaria non è. Da vicino nessuno è normale. Arianna ha un grande passato alle spalle, pieno di dolore e sofferenza. Questa storia racconta una storia vissuta dal punto d...