L' ACCENDINO SCARICO

3 1 0
                                    

Se l'inverno è soltanto un'estate
Che non ti ha conosciuto
(Fiamme negli occhi, Comacose)

“Ari sei pronta?”

Oggi è il 20 luglio 2022

Ari oggi entra in Villa. Si tratta di una clinica psichiatrica da cui si vede il mare, una gabbia dorata in poche parole. Ari poi lo chiamerà carcere, lo chiamerà casa, lo chiamerà in molti modi.

Ari scende dalla macchina, fa un sospiro e si guarda attorno. Prende la valigia, rigorosamente viola e si dirige con i suoi genitori verso il cancello della villa.

Ari quel giorno indossa un paio di scarpe bianche, dei jeans neri strappati, un top nero, una camicia nera con dei kiwi disegnati sopra e degli occhiali da sole neri. Sembra più che stia andando alla sfilata di Etro più che in psichiatria.

Lo stile non va a pile

Ari suona il campanello.

“Si?”
“Stevenson, Arianna Stevenson siamo qui per il ricovero”

Il cancello si apre. Ari entra.

“Ciao, tu sei Arianna vero?”
“Si”
“Piacere io sono Miranda, sono la TERP”
(TERP=TECNICO RIABILITAZIONE PSICHIATRICA)

Attraversarono il piccolo cortile che circondava la villa e entrarono. Ad aspettarle c’era la dottoressa Zanini e un’operatrice che era in turno con Miranda, Asia. Quest’ultima si presentò ad Ari e poi venne quel momento.

Ari doveva salutare i suoi genitori. Li avrebbe rivisti solo una settimana dopo.

Si salutarono, Ari non pensava di sentire molta nostalgia di casa, ma in quel momento si rese conto che sarebbe rimasta da sola, in un posto che non conosceva, senza la sua famiglia.
Era un incubo

Mamma e papà se ne andarono e Ari rimase lì.

“Allora controlliamo la valigia e poi ti faccio vedere la stanza va bene?”
“No, aspe in che senso”
“Facciamo lo spoglio, le cose pericolose le mettiamo nei taglienti che poi saranno sotto chiave”

Ad Arianna veniva da piangere. Le sembrava di stare in una caserma dei carabinieri. Miranda aprì la valigia e iniziò a guardare i vestiti.

“Questi li dobbiamo togliere” disse indicando i sacchetti di plastica che contenevano i vestiti.

Probabilmente avrà pensato che Arianna volesse soffocarsi con uno di quei sacchetti.

"Anche questa" disse indicando la limetta per unghie

In poche parole ad Arianna tolgono
-il righello
-la limetta
-i sacchetti

Poi Miranda mostra la stanza ad Arianna, era una cameretta piccina, dove c'erano un letto, un armadio e un bagno. Il muro era tutto tappezzato di scritte, molte volgari, altre invece erano le firme dei ragazzi che sono stati lì prima di lei. C'erano anche dei disegni carini che poi Arianna copierà su fogli di carta.

"Ecco, la suite, ha il bagno privato"

Arianna voleva piangere, se quella era la suite stavamo apposto. Sperava solo di non dover condividere il bagno con un'altra persona, non tanto perché l'idea di condividere qualcosa le facesse male, ma quanto perché non conosceva chi altro ci fosse dentro quella struttura.

"È lei?" Disse una voce alle spalle di Ari
"Si"

Ari si girò e vide due ragazze. Erano entrambe abbastanza basse, di corporatura media, una aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri e indossava una maglietta arancione e un paio di pantaloncini grigi, dopotutto era luglio, l'altra invece indossava un top verde acceso e un paio di pantaloni neri lunghi a zampa, aveva i capelli neri con dei riflessi rossi e gli occhi marroni.

"Ciao?" Disse Arianna in maniera molto imbarazzata
"Ciao" risposero
"Loro sono Diana e Anita, sono due ragazze che vivono qua, come te, adesso semmai ti danno una mano a mettere a posto"
"Sì sì"

Arianna sorrise, sperava di fare amicizia con quelle due ragazzine, magari poteva imparare qualcosa da loro.

"Come ti chiami su Instagram?" Le chiese Anita mentre stavano mettendo a posto i vestiti nell'armadio

Nota dolente di Arianna: non aveva social

O meglio li aveva avuti solo che poi c'era stato un periodo in cui li usava troppo, li usava circa 8/9 ore al giorno e quindi i suoi genitori le avevano tolto il telefono. Data la lontananza da casa e il fatto che si trovasse in un posto nuovo, le avevano ridato il telefono ma solo un'ora dopo i pasti, dunque Arianna aveva il telefono solo tre ore al giorno.

"Non lo ho Sorry" rispose
"Ah"
"Minchia amo come mai?"

Arianna raccontò loro la storia per filo e per segno, ma non disse per quale motivo fosse lì. Volendo poi cercare di approcciare con queste ragazze fece una domanda:
"Quali sono i vostri pronomi?"
"She-her" disse Diana
"She-them" rispose Anita

Diana e Anita fecero fare il giro della struttura ad Arianna, le mostrarono la sala comune, il posto dove si mangiava, la cucina, che di norma era chiusa a chiave, il giardino e poi si misero nella sala della TV dove c'erano anche dei giochi da tavolo a parlare.

"Allora io ti faccio questa domanda però poi tu puoi scegliere se rispondermi oppure no e niente cambierà dopo quello che mi dirai".
Anita iniziò a parlare così e Arianna ha subito si spaventò: chissà cosa le stava per chiedere.
"Tu come mai sei qua?"

Vuoto

Panico

Arianna non sapeva se rispondere in modo cinico, ovvero con la diagnosi che le avevano dato i medici:
Disturbo dell'umore, disturbo del comportamento e disturbo della condotta alimentare

Oppure se rispondere semplicemente con:
Bho allora io mi taglio e a volte ho anche provata ad ammazzarmi e vomito perché mi vedo una balena e che dire sono messa bene

Arianna optò per la seconda

Dopo aver ascoltato questa frase Anita le disse che avevano più o meno gli stessi disturbi e che era la benvenuta nel club.

Quella sera a cena si unirono anche Tommy e Gio. Due ragazzi simpatici e carini che stavano anche loro in villa.

Tommy voleva uscire.

La struttura organizzava delle uscite, d'estate, la sera, in cui si andava nel centro del paesino dove si trovava la villa e si andava in questo bar e si prendeva qualcosa da bere, ovviamente di analcolico e poi si tornava indietro. Niente di che, direbbe una persona abituata alla normalità, ma per qualcuno che vive segregato in una struttura psichiatrica, anche quelle uscite erano tanto.
Quella sera però non uscirono, non si capiva bene il perché, ma non andarono fuori.

Giocarono a obbligo o verità.

Arianna ebbe il terzo bacio della sua vita e il suo primo limone. Si baciò con Anita per colpa di un obbligo. Poi Tommy e Diana si baciarono più di una volta e Anita e Gio li imitarono.
Dopotutto quali altri obblighi ti puoi inventare in una struttura ospedaliera.

Non si potevano certo fare cose fuori dal comune.

Eppure quella banda di cinque scalmanati c'era riuscita.
Erano riusciti a fare una cosa illegale e pericolosa allo stesso tempo, che ovviamente non va imitata o rifatta.

Ve la racconto solo perché il mondo deve saperlo, però guai a voi se ci copiate l'idea.
Questa storia però ha bisogno di un capitolo a parte...

-I RICORDI CHE MI DEVI-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora