Commensali

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A tavola Davide ed Elio sembravano come trasognanti, quest'ultimo solo dopo la seconda volta che Caterina gli ripeteva qualcosa rispondeva, sempre in modo indifferente.
Avrebbe tanto voluto che Elio semplicemente le dicesse quali fossero i suoi dilemmi e lei avrebbe fatto di tutto per rimediare, ma purtroppo nemmeno Elio sapeva riconoscere quale fosse la sua incognita, aveva lo sguardo basso e fisso sul bicchiere avanti al proprio piatto, come se avesse voluto lasciarsi trasportare dal flusso di coscienza finchè non avesse avuto qualche risposta, qualche idea geniale che avrebbe risolto il caso.
Davide invece, di fianco a lui, nonostante provasse lo stesso, seppur più al di fuori della situazione, aveva un'espressione diversa in viso, i suoi occhi grandi e spalancati davano l'impressione di avere sempre in mente qualche idea frivola, sempre concentrato su un pensiero, ma nessuno sarebbe mai riuscito ad indovinare quale.
Tra i commensali regnava il silenzio, si ripetevano sempre gli stessi gesti: di tanto in tanto il padre con la stessa mano con cui teneva la forchetta si alzava gli occhiali fino alla cima del naso aiutandosi con la nocca dell'indice piegato, Davide stropicciava col palmo della mano sinistra il tovagliolo mentre con la destra portava alle fauci la quantità di cibo maggiore che potesse contenere la sua bocca, mentre invece Elio, appena terminò, con la punta della forchetta stuzzicava qualcosa nel piatto, come giocherellando. Questa ripetizione venne interrotta bruscamente dal campanello del microonde, che fece sobbalzare tutti, seguito poi dalla voce squillante di Caterina che per movimentare la situazione iniziò a fare domande all'ospite.
- quindi Davide, sei nella stessa classe di Elio?
- no, io sono nel corso H, ma siamo dello stesso anno
- ah ho capito
fece poi una pausa lunga, come per cercare rapidamente un altro quesito da porre. La sua ricerca fu interrotta dall'inaspettata frase del ragazzo
- signora questa pasta era davvero ottima
- sono contenta che ti piaccia, passami il piatto che te lo riempo di nuovo
il sorriso di Davide solitamente stampato sulla sua faccia era questa volta accompagnato da uno sguardo diverso, come di gratitudine e di timidezza allo stesso momento. Sentimenti che non attribuiresti mai ad uno come lui.
-Lio ne vuoi un altro po' anche tu?
l'amico si voltó di scatto trattenendo una risata sguaiata, avrebbe preso in giro il ragazzo per i prossimi 20 anni per quel nomignolo buffo.
"Lio" da parte sua lanciò un'occhiataccia a sua madre che a sua volta non capì. Passó oltre non offendendosi più di tanto.
"Elio" invece, poteva sembrare il tipo che si vergognava dei suoi genitori, ma in realtà ne era molto grato per il loro comportamento nei confronti del suo amico, probabilmente i suoi gli avevano trasmesso lo stesso altruismo che vigeva in loro. Rimase in silenzio, sempre col suo sguardo perso, anche se seguiva perfettamente la conversazione, come faceva con Anna e l'amica.

Tornati in camera Davide, ormai messosi a suo agio sulla sedia girevole dinanzi la scrivania, con in mano una palla da tennis che, come esercizio mentale, scagliava contro il muro per poi riafferrarla, iniziò ad ipotizzare situazione assurde alle quali però non si sarebbe potuto contestare se non tirando in ballo la realtà delle cose, e che fosse quindi improbabile che "Alice fosse un clone di Cecilia" o che "fosse lei proveniente dal futuro". Propose poi come risoluzione più razionale due gemelle separate alla nascita.
Elio rimase sdraiato a pancia all'aria sul lenzuolo stropicciato, con l'avambraccio portato sulla fronte, pensò a lungo, con in sottofondo le idee strampalate di Davide, fino a quando:
- e se avessi ragione tu?
sobbalzò dal letto e si mise seduto composto, Davide girando si orientò verso di lui
- e se veramente avesse qualche sorella nascosta? abbiamo tra le mani una questione bella grossa -
- senti Elio, la ragazza ti ha detto di contattarla, è già passato un giorno, che ne dici se domani mattina le mandi un messaggio? -
Elio lo guardò negli occhi finchè non finì la frase, come non aveva quasi mai fatto con nessuno dei suoi conoscenti a scuola, distolse poi lo sguardo, tornò sdraiato, valutando la situazione e decidendo se il consiglio di Davide fosse abbastanza valido da essere seguito.

Passò un altro giorno, come al solito si diressero a scuola ma quello era un giorno diverso, per la prima volta Elio guardava Cecilia con occhi diversi, la guardava e pensava su quante altre cose avrebbe potuto mentire: a se conoscesse Alice, a cosa tenesse nascosto ai suoi genitori, alle sue amiche strette, a quante cose gli adolescenti tengono celate ai propri genitori, pensó che lui una fase adolescenziale con tanto di ribellioni, liti, strafalcioni veri e propri non l'aveva mai avuta, raccontava quasi tutto a sua madre; si domandó realmente se qualcosa se lo stesse perdendo, se non fosse troppo tardi per cominciare a "vivere". Si rispose che non tutti vivono la vita allo stesso modo, non serve sempre seguire l'iter degli altri, finora aveva sempre fatto quello che si sentiva di compiere, in modo sincero, si disse tante altre cose per rassicurarsi, per raccontarsi la storia a modo suo, anche perché, se non a modo suo, come si doveva raccontare di Elio Bianchi?

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