Il lampione

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Passarono mesi, il Natale era alle porte quando Elio e Davide, ormai buoni amici, decisero di andare in centro cittá, per visitare negozi e per passare di fianco ad una conosciuta pista da skate, famosa per essere pericolosa e popolata da ragazzi che non prendevano precauzioni di alcun tipo. I due ragazzi erano troppo coscienziosi per provarla, ma adoravano guardare gli altri lanciarsi in acrobazie difficili.

Presero la metro, la quale era particolarmente affollata quel giorno per via delle compere natalizie, alle quali le loro famiglie non erano molto avvezze.
Tra la folla e gli spintoni dei passeggeri, i due si persero casualmente di vista. Si cercarono tra le persone, mille visi diversi, chiasso, cappotti colorati, sciarpe pompose, buste ingombranti, valigie, borsoni da palestra, passeggini, e bambini urlanti.
Finalmente, tra una ragazza dai capelli blu ed una signora anziana mal deambulante, Elio riconobbe la nuca scoperta di Davide, che tra le persone spiccava per il suo pallore cadaverico. Elio si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla per poi cercare di trascinarlo con sè verso l'uscita. Appena sentì una resistenza da parte di quest'ultimo, pensò repentimente di aver sbagliato persona, si rivoltò quindi subito verso di lui. Realizzò nuovamente che il volto appartenesse a Davide, ma da parte dell'altro non ritrovò la sua stessa serenità:
- ehi che vuoi?
Elio aggrottò le sopracciglia, non capiva perché l'amico gli avesse risposto male
- Davide, andiamo - riuscí a dire solo quello, confuso dalla sua strana reazione
- hai sbagliato persona! - cercò di sillabare Davide tra il fracasso della gente ed il treno che ripartiva, togliendosi delicatamente la mano di dosso ed andando via
Elio iniziò a dubitare seriamente della sua vista, si spiaccicò con il medio gli occhiali in faccia per focalizzare meglio e, volendo dare nuovamente un'occhiata al volto del ragazzo per analizzarlo, tenne la testa alta, cosa che non era solito fare, e si alzó sulle punte delle sue converse.

La stazione sotterranea si stava già sfollando quando Davide vide Elio da lontano, si diresse subito da lui
- ehi Lio ma con chi parlavi?
Elio si girò verso Davide, notò che il suo cappello non era rosso come quello del ragazzo precedente bensì bordeaux, una svista legittima
- io, io non lo so..
Elio era fermo tra la folla, le persone gli passavano accanto strattonandolo, spingendolo e urtandolo con pacchi regalo e buste ma lui, come perso nella sua mente, non se ne curava.
- in che senso "non lo so"? che voleva?
Non era sicuro di ciò che aveva appena visto, ma era sicuro delle sue sensazioni, e per lui era stato tutto troppo coinvolgente per essere solo un errore, uno scambio di persone. Aveva visto negli occhi di quel ragazzo qualcosa di troppo familiare. Decise quindi di seguirlo, senza spiegare nulla all'amico
- oh ma dove vai? ehi?
Davide cominciò a seguirlo, preoccupato di dove potesse andare Elio, che pareva incosciente, ma particolarmente deciso.

Aveva gli occhi puntati su quel ragazzo dal cappello rosso, iniziò ad aumentare considerevolmente il passo quando lo sconosciuto lo fece, e seguiva ogni sua singola deviazione. Si ritrovarono all'aria aperta, sotto le luci dei lampioni, la notte aveva già rubato gli ultimi raggi solari ed il freddo avvolgeva ormai la città. Davide continuava a correre dietro Elio e lo sconosciuto, quasi non teneva il passo per quanto andassero veloci
- Elio! Ma dove vai? Dobbiamo andare dall'altra parte, ma che ti prende?
Dopo un lungo giro tra strade sconosciute e vicoli stretti, dopo aver infilato il cappuccio ed aver abbottonato il grosso cappotto che lo cingeva, il ragazzo non sapeva più come seminare o nascondersi da quei due pazzi che l'avevano seguito dalla stazione della metropolitana. Si girò quindi verso di loro, con la paura in corpo e le mani che gli tremavano, estrasse le chiavi di casa, pronto ad usarle come arma e piantò bene i piedi a terra sull'umido asfalto di quella via semibuia. Elio si fermò dinanzi a lui, allargò un braccio per fare segno a Davide di restare lontano, di non avanzare.
Il moro rimase alle spalle di Elio, in penombra, osservando la scena, quando ad un tratto
- ehi, non abbiamo intenzione di farti del male -
cercava di giustificare il comportamento tenuto fino ad allora
- cosa volete?
disse lo sconosciuto quasi urlandolo per la distanza
- voglio vedere la tua faccia
affermò a voce grave Elio.
Il ragazzo alzò il capo, come in fase interrogativa, ma ancora non se ne distinguevano bene i lineamenti, il cappuccio gli oscurava tutto il viso eccetto la punta del naso che era invece scintillante.
Davide avanzò a livello di Elio, il suo volto venne irradiato dalla luce giallastra del lampione che divideva Elio dallo sconosciuto, e strizzò gli occhi per capire cosa stesse succedendo.

Il forestiero d'improvviso si avvicinò ai due amici e si scoprì il capo, lentamente. Sbucò prima il cappello rosso, poi una fronte cadaverica, delle sopracciglia nere foltissime, due occhi vivaci, un naso schiacciato e delle orecchie a punta.
Gli occhi di Davide incontrarono quelli del ragazzo e in un attimo si ritrovarono come soli:
solo silenzio attorno a loro, una calda luce li avvolgeva e li faceva soffrire non aiutandoli nel distinguere bene i tratti l'uno dell'altro. Normalmente due ragazzi della loro età sarebbero scoppiati a ridere per la mostruosa somiglianza tra di loro, ma c'era qualcosa di diverso in quel frangente, c'era un'energia inquietante, un sentimento mai provato prima di allora, furono come impauriti dalla loro stessa immagine.
Davide vide sé stesso. Il ragazzo vide sé stesso.
I due protesero la mano destra per poi farla combaciare, era come guardare Davide avanti ad uno specchio, non sembrava vero, in una situazione diversa gli sarebbe risultato strano tenere la mano ad una persona sconosciuta, ma necessitavano di quel contatto più di qualunque altra cosa. Cercavano di decifrare la realtà.

Non sapendo cosa fare, Elio si avvicinò ai due,  non chiese nulla, sembrandogli indiscreto, e li portò con sè, prendendo lo sconosciuto, evidentemente troppo scioccato, sotto braccio.
Elio si sentiva artefice di quello che era appena successo, non avrebbe voluto provocarlo. Sapeva che quell'incontro riapriva una questione delicata che lui stesso si era auto imposto di dimenticare e che avrebbe poi di nuovo scombussolato le vite delle ragazze.
Trascinò i due nel bar più vicino, per potergli procurare dell'acqua, lo sconosciuto quasi non si reggeva in piedi mentre Davide, per via dello shock, iniziò a sentire un'adrenalina in sé che lo rendeva iperattivo ed esageratamente agitato.

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