Incubi

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Il sole compiva lentamente la sua salita nel cielo, ed io venni svegliata da un piccolo raggio di luce che oltrepassava quelle tende scure. Il corpo della mora giaceva affianco al mio, un mio braccia a circondarle il corpo sinuoso e i suoi capelli sparsi sul cuscino. La osservai per un po', fin quando non la senti gemere nel sonno. Pensavo si stesse per svegliare, o che fosse già sveglia, ma quando, alzando la testa dal mio cuscino e sporgendomi verso lei, notai che i suoi occhi erano chiusi capì che stava ancora dormendo. Aveva il respiro irregolare e le sopracciglia aggrottate, segno di un sogno che si riscuoteva anche nella realtà. Chissà cosa sognava di così interessante, da smuoverle il sonno che fino a quel momento era stato sereno. Appoggiai di nuovo la testa sul mio cuscino e presi ad accarezzarle i capelli, come se questo potesse in qualche modo darle conforto, farle sapere che nella vita reale c'ero io. Sapevo che spesso Sabrina faceva degli incubi, strani e violenti a sua detta, ma fino a quel giorno non avevo mai assistito ad una sua notte tormentata. La vidi muoversi piano, scontandosi dalla posizione in cui eravamo, e muovendo il capo da destra a sinistra. Mugolò qualcosa di incomprensibile, ma riconobbi molto bene quel tono di voce spaventato. Stava sicuramente facendo un incubo, ed io soffrivo per lei. La strinsi forte in un abbraccio, sperando che questo potesse migliorare le cose, e cominciai a sussurrarle parole dolci e di conforto. Non volevo che avesse paura, perchè aveva me, che per lei avrei fatto di tutto. Si mosse ancora nel sonno attanagliando le coperte, come se quest'ultime fossero la sua ancora, il suo salvagente. Poi di colpo apri gli occhi, volgendo il suo sguardo vacuo a studiare la stanza, e scrutando ogni cosa che le passava sotto gli occhi come se questa potesse essere una minaccia o un pericolo. 

"Hei Amore" le sussurrai piano, allungando lentamente una mano verso di lei. Non volevo spaventarla ancora di più, ma sentivo la necessita di toccarla, di accarezzarle la pelle liscia lasciata scoperta dalle coperte. Si girò verso di me di scatto, quasi come se avessi urlato quella frase. Mi scrutò per qualche secondo, giusto il tempo necessario per riconoscermi, e poi il suo sguardo si fece immediatamente più dolce. Si lanciò verso di me, stringendomi forte, mentre qualche lacrima cadeva sulla mia spalla. 

"Che ti prende Bri? cosa hai sognato?" le dissi dolcemente all'orecchio, cominciando ad accarezzarle i capelli per poi cominciare a massaggiare lentamente la schiena. 

"Abbracciami" rispose semplicemente la mora, mentre mi tirava a sé. Ed io la strinsi forte, e la feci accoccolare sul mio petto. Il suo respiro era ancora irregolare, e tremava leggermente. Io temevo potesse avere un attacco di panico, evento che si ripeteva più spesso di quanto volessi ammettere. Anche se Sabrina voleva sempre dimostrarsi forte, risultando anche molto spavalda, in fondo era fragile come un bicchiere di cristallo. Aveva bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi in quei momenti, qualcuno che la sorreggesse e non la facesse crollare. 

"Non te ne andare mai" sussurrò sul mio petto, mentre i singhiozzi cominciarono a farle tremare la voce. Odiavo vederla così, ma adoravo essere la sua spalla e la sua protezione. Le parole mi si bloccarono in gola, non riuscivo a risponderle perchè tutto quello faceva male anche a me. Così presi ad accarezzarle i capelli e la strinsi più vicina al mio corpo, quasi fondendoci insieme. Ci volle un bel po' prima che lei si calmasse, prima che il suo respiro si facesse di nuovo regolare e i singhiozzi smettessero di rompere il silenzio della stanza. 

"Dormi?" le chiesi piano, e come risposta ottenni solamente un piccolo movimento della testa. Spostai la mano che prima le accarezzata i capelli, così da farla alzare dal mio petto e guardala in faccia. I suoi occhi erano leggermente rossi, e i segni delle lacrime ancora presenti sulle sue guance umide. Mi avvicinai piano, e catturai le sue labbra in un bacio dolce da cui traspariva tutto il mio amore per lei. 

"Non vado da nessuna parte Bri, il mio posto è accanto a te" le sussurrai piano sulle labbra, prima di far scontrare di nuovo le nostre bocche. Le parole erano insufficienti per esprimere quello che provavo per lei, tutto l'amore che nel mio cuore esplodeva solo ad un suo sguardo. Sabrina era un tesoro da proteggere, un fiore da amare e coltivare ogni giorno. 

"Vuoi che vada a preparati un caffè?" le chiesi, sapendo quanto adorasse quella bevanda scura. 

"No no pe' carità, vado io che te il caffè manco o' sai fa" rispose ridendo. Ed in fondo era vero, non ero per niente brava in cucina, ma per lei avrei mosso anche le stelle se me lo avesse chiesto. Le risposi con una faccia offesa, beccandomi un piccolo pugno sulla spalla destra. 

"Ehi, mi fai fatto male" le dissi io, mettendo il broncio. Lei, a quel punto, si avvicino lesta e raccolse il mio viso con le sue mani, facendo scontrare le nostre labbra. Si stacco piano da me, poggiando la sua fronte contro la mia. Rimanemmo così per qualche istante, finché lei non si alzò con una scatto dal letto. Mi persi ad ammirare qualche secondo il suo corpo, coperto solamente da un intimo nero, alzandomi piano sui gomiti. Mentre lei si allungò per afferrare la mia camicia, abbandonata la sera prima su una delle poltrone presenti nella stanza. La vidi uscire uscire velocemente, ed io mi lasciai ricadere sul cuscino con un tonfo. Amavo il suo carattere caotico, e quel modo tutto suo di vedere la vita, che ora però apparteneva anche un po' a me. Non avrei potuto fare a meno della sua presenza, del suo corpo vicino al mio, delle sue mani che mi sfiorano e dei suoi occhi che mi guardano. Lei ormai era parte di me, un parte imprescindibile, senza la quale io non spero più come si facesse a vivere. 

Hei guyz sono tornata, questa volta con un capitolo più breve. Spero sia di vostro gradimento, non trattenetevi dal darmi spunti. 

Grazie mille, Lady <33

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