Inaspettatamente

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Mi mossi piano, muovendomi svogliatamente e tastando l'altro lato del letto che appariva freddo e vuoto, come al solito. Il sogno della notte passata ancora vivido tra i ricordi, è una strana malinconia che mi attanagliava la mente. L'avevo sognata, anche quella notte. Le nostre labbra che si toccavano, e i nostri corpi che si fondevano. Ma quello era destinato ad essere solo un sogno, e lei era come un miraggio per me. Come un oasi nel deserto, o come un antidoto per un veleno mortale. La sognavo da tempo, ed era solo nei sogni che permettevo a tutte le mie fantasie di prendere vita, perché durante il giorno le lasciavo relegate e segregate in un angolo della mia mente. Mi ero in innamorata della donna più etero che avessi mai conosciuto, nonché quella che da un ventennio era la mia migliore amica. Sospirai alzandomi da quel grande letto, mentre mi dirigevo in cucina per prepararmi un caffè, con la speranza che quello contribuisse a svegliarmi. Mentre attraversavo il lungo corridoio che separava la mia stanza dalla cucina, sentì tuonare il citofono e mi chiesi chi potesse cercarmi la mattina presto. Aumentai il mio passo stanco e, prendendo in mano la cornetta, alzai la voce per accertarmi della presenza effettiva di qualcuno dall'altro capo.
"Marí so io, Sabrina, mi fai salire?" mi chiese velocemente lei, la sua voce mi pareva turbata ed ebbi la sensazione che stesse piangendo, o che comunque avesse pianto. Spinsi il terzo bottone, quello che consentiva l'apertura del portone del palazzo, senza dire una parole e poi rimisi la cornetta al proprio posto. Mi stanziai davanti alla porta d'ingresso, aspettando il tipico rumore delle porte dell'ascensore, prima di affacciarmi fuori per accogliere la figura della bruna. Il sorriso interrogativo che avevo sul volto venne immediatamente cancellato alla vista di lei, aveva gli occhi rossi e tirava su con il naso, mentre si stringeva nella sua giacca nera. Quando me la ritrovai davanti non ebbi il coraggio di parlare, ma riuscì solamente ad aprire le mie braccia e ad accoglierla tra esse. Il suo corpo era rigido, e scosso da tremolii, le lacrime avevano ripreso a scendere copiose sulle sue guance mentre i suoi singhiozzi spezzavano il silenzio tra noi due. Mentre la stringevo in quel caldo abbraccio, la mia mente vagava tra mille possibili scenari, senza avere però alcuna conferma. La trascinai dentro, lontano da occhi e orecchie indiscrete, conducendola lentamente sul divano di quell'enorme stanza che era il salotto. Rimanemmo abbracciate per diverso tempo, prima che i suoi singhiozzi cessassero e lei riprendesse a respirare normalmente.
"Ti va di dirmi cosa è successo?" le chiesi piano io, non volendo turbare quella tanto agognata calma.
"Un casino con Flavio, si è comportato in un modo mai visto prima" mi disse lei, la voce ancora spezzata dal pianto. Presi ad accarezzarle la schiena, nel tentativo di calmarla ancora.
"Mica ti ha messo le mani addosso?" le chiesi tentennando, una rabbia inusuale cresceva dentro di me alla sola idea che lui potesse averle fatto del male.
"Non proprio, mi ha solo strattonata ed ha alzato la voce" mi rispose lei piano, mentre i palmi delle mie mani cominciavano a prudermi per l'eccesso di sangue che vi si stava accumulando. La rabbia ribolliva nelle mie vene, e una voglia nuova cresceva dentro di me.
"Ci sono io adesso, va bene?" le dissi, tentando di calmare lei quanto me stessa. In questo momento non aveva bisogno di altra violenza, ma solo di pace e affetto. Il suo corpo caldo era premuto contro il mio, mentre anche i battiti del suo cuore cominciavano a rallentare.
"Mi sono innamorata" sussurrò lei all'improvviso, ancora premuta con il viso sulla mia spalla e con in dosso la sua giacca nera. Mi staccai piano da quell'abbraccio, mentre una morsa di gelosia si stringeva sul mio stomaco. Si era innamorata, ed anche quella volta non ero io. L'avevo persa, ancora, e mai niente avrei potuto fare per riaverla con me, perché mai era stata mia.
"E di chi si tratta Sabri?" le chiesi piano io, temendo una risposta. In quel momento avrei voluto urlare, dirle tutto ciò che provavo per lei e forse anche darle della stupida, visto che, nonostante fossero palesi agli occhi di molti, non aveva mai notato i miei sentimenti per lei.
"Di te Marí" mi rispose con naturalezza lei, ed io non poté credere alle mie orecchie. Pensai fosse un subdolo gioco del mio cervello, che mi stava nuovamente prendendo in giro come faceva tutte le notti nei miei sogni. Ma quello che venne dopo mi diede la conferma che le mie orecchie funzionassero piuttosto bene. Le sue labbra carnose si poggiarono sulle mie, mentre lei mi avvolgeva con le sue braccia, quasi temesse in una fuga. Ma come potevo scappare, se quello era ciò che desideravo da anni, se non da decenni. Ricambiai quel bacio, perdendomi nel sapore della sua bocca e nel contatto con la sua lingua. Mi staccai piano, poggiando le mia fronte su quella della mora. Ancora non potevo credere a quello che era successo, e temevo di svegliarmi come tutte le mattine, da quello che per me era il sogno più bello di tutti. Ma i miei timori sparirono quando la sentì parlare.
"È per questo che ho litigato con Flavio, perché gli ho detto che sono innamorata di te" mi disse lei piano, aprendo gli occhi ed incastrandoli nei miei. Catturai di nuovo le sue labbra in un bacio, mentre mi affrettavo a toglierle quella giacca scura e pesante. La mie mani vagavano sulle sue braccia, ancora stretta intorno al mio collo, mentre il nostro bacio si faceva sempre più carico di passione. La feci stendere sul divano, mentre io mi allungavo su di lei tenendomi solo con un gomito, in modo da non pesarle addosso. La mia mano libera accarezzò i suoi fianchi, le sue gambe e andò a posarsi sul suo viso. Non volevo interrompere quel bacio, ma le mani di Sabrina era già sull'orlo della mia maglietta.
"Bri, sei sicura?" le chiesi piano io, non volevo affrettare le cose ma se lei mi avesse detto di sì, l'avrei presa lì e subito, come sognavo da tempo. Fece un breve accenno con il capo, sfilandomi la maglietta azzurra che utilizzavo come pigiama. Rimasi solo in intimo, mentre le mi fissava dal basso. Mi affrettai a spogliarla, mai avevo avuto tanta velocità nello sbottonare una camicetta, ma la voglia di averla e di fondere i nostri corpi aveva ormai preso il sopravvento. Rimasi ferma davanti al suo seno, coperto solamente da un reggiseno in pizzo nero. Presi a baciarle la mandibola, per poi scendere sul suo collo e via via sempre più giù. Allungai una mano dietro la sua schiena, e mi bastarono appena due dita per sbottonarle il reggiseno. Ero estasiata da quella vista, i suoi seni erano perfetti e i suoi capezzoli già turgidi e pronti per me. Un ansia mi assalì all'improvviso, non volevo sbagliare o fare qualcosa che non fosse di suo gradimento. Per cui decisi di andare a tentoni. Scesi a baciarle un seno, per poi prendere in bocca uno dei suoi capezzoli mentre con l'altra mano giocavo con il gemello. La sentì sospirare pesantemente, così decisi di giocarci con la lingua per poi mordicchiarlo appena.
"Maria" la senti dire e mi staccai lesta dal suo seno, puntando il mio sguardo verso di lei.
"Che c'è? non ti piace?" le chiesi in preda all'agitazione e al timore di sbagliare. Lei mi portò due dita sotto il mento, incatenando i nostri sguardi mentre congiungeva di nuovo le nostre labbra.
"Non so fatta de cristallo Marí, me piace quello che stai facendo. Però te devi move cara mia" mi disse lei, con il suo inconfondibile accento romano, mentre una risata si fece largo sul suo viso. Allora mi staccai da lei, baciando la strada che mi portava ai suoi slip, anch'essi in pizzo neri. Infilai le dita sotto l'elastico delle sue mutandine e le spostai di lato, trovandomi faccia a faccia con la sua intimità. Sabrina mi osservava dall'alto, appoggiata sui suoi gomiti, mentre io mi avvicinavo al suo centro. Le lasciai un bacio sul clitoride, mentre lei spalancava la bocca e gemeva appena. Passai la lingua su tutta la sua intimità, assaporandola e leccandola nella sua interezza. I gemiti che fuoriuscivano dalle labbra della mora si facevano sempre più vividi, così feci pressione con un dito sulla sua entrata. Lo feci lentamente scivolare dentro, per permetterle di adattarsi. Gli ansiti di Sabrina venivano, sempre più spesso, interrotti da forti gemiti mentre io cominciai a muovermi dentro di lei. Avvicinai di nuovo la mia bocca al suo clitoride, aumentando il numero delle dita dentro di lei e spingendo sempre più a fondo. La mia mano libera aveva catturato una di quelle di lei, e si erano incastrate in un groviglio. Continuavo con quelle spinte, mentre con la lingua assaggiavo la sua intimità. Sabrina, dal canto suo, aveva la testa all'indietro ed era ancora poggiata sui suoi gomiti, mentre delle urla uscivano dalle sua labbra. Ci volle ancora qualche momento, prima che lei si abbandonasse a quel piacere, lasciandosi cadere con la schiena contro il materasso. L'accompagnai lungo la scesa del piacere, muovendo ancora le dita dentro di lei. Quando senti i suoi muscoli rilassarsi sfilai lentamente le dita, mi alzai dalla mia posizione e mi stesi al suo fianco. La feci appoggiare sul mio petto, in modo che potesse riprendere fiato. La mia mente vagava lontana, e ripercorreva gli eventi che si erano appena susseguiti mente un sorriso si faceva strada sul mio volto.
"Marí" la senti sussurrare piano, e la vidi alzarsi per poi sedersi sul grande letto. D'istinto mi alzai insieme a lei, e ci ritrovammo una di fronte all'altra.
"Non so cosa devo fare" mi sussurrò ancora guardandomi negli occhi, per poi abbassare immediatamente lo sguardo. Io non capivo cosa volesse intendere per cui, mettendole due dita sotto il mento, le feci di nuovo alzare gli occhi e la guardai con sguardo interrogativo.
"Vorrei ricambiare, ma non so come comportarmi" rispose lei al mio sguardo, mentre le sue gote si colorarono di rosso.
"Lo sai che sei bellissima quando arrossisci" le dissi io, mentre mi allungavo per lasciarle un morbido bacio sulle labbra. Le sue mani raggiunsero i gancetti del mio reggiseno, mentre le mie si stringevano dietro la sua nuca. Lanciai via quel capo, che in quel momento sembrava superfluo, mentre i palmi delle mie mani si chiusero di nuovo a coppa sul suo seno. Mi ritrovai con solo un paio di boxer davanti a lei, che in quel momento stava riempiendo il mio petto di baci, mentre mi muovevo a togliere gli ultimi capi che ancora ci coprivano. I suoi baci scesero sul mio seno e, copiando le mie azioni di poco prima, prese uno dei miei capezzoli tra le labbra. Dei gemiti soffici uscivano dalla mia bocca incontrollati, mente sentivo la sua lingua giocare con la mia pelle. Mi spostai ancora più vicina lei, incrociando le nostre gambe e facendo scontrare le nostre intimità. I nostri ansiti riempivano la stanza, mentre io muovevo lentamente il mio bacino.
"Sei bellissima" le dissi, mentre scostavo una ciocca di capelli dalla sua fronte sudata. I suoi occhi si spostarono su di me, mentre io seguitavo in quei movimenti che ci avrebbero portate insieme all'orgasmo. Volevo venire insieme a lei, mentre i nostri umori si mischiavano così come le nostre anime. Avevo tanto sognato quel momento, ma la realtà era sicuramente migliore di qualsiasi sogno. Mi persi a guardare il suo corpo imperlato di sudore, le sue curve sinuose sotto il tocco delle mie dita.
"Marí, più veloce" mi disse lei sussurrando vicino al mio orecchio, mentre le sue labbra si poggiarono sulla mia spalla nuda. Aumentai il ritmo delle mie spinte, mentre delle urla spezzavano il silenzio di quella stanza. Le sue unghie graffiavano la mia schiena, mentre le mie mani si ancoravano ai suoi fianchi prosperosi. Non ci volle molto prima che i nostri corpi si tendessero, raggiungendo insieme l'apice del piacere. I nostri muscoli si rilassarono, e noi rimanemmo abbracciate mentre attendevamo che i nostri respiri e i battiti dei nostri cuori riprendessero un ritmo regolare.
"Come stai?" le chiesi io, mentre le accarezzavo i capelli e le lasciavo dei teneri baci sulla fronte.
"Mai stata meglio Marí" mi disse lei, tirandomi giù e facendomi appoggiare sul suo petto. Avrei voluto che quel momento durasse per sempre.
"Mi sa che mi hai graffiata, sai" le dissi io, sentendo uno strano bruciore sul retro della mia schiena.
"Girate fammi vedè" rispose lei, mentre io le davo la schiena dolente.
"Oddio amore si, mi dispiace. Me potevi fermá però pure tu" disse lei impanicata, mentre io mi soffermai solamente sul modo in cui lei mi aveva chiamata. Ero il suo amore, e lei era il mio.
"Vieni qua che ti disinfetto, mamma mia che c'hai dietro sta schiena Marí" continuò lei, passando le sue mani fredde sulla mia pelle irritata. Mi girai velocemente, prendendo il suo viso te le mie mani.
"Va tutto bene Bri, mi è piaciuto stai tranquilla" risposi io, cercando di placare il suo animo. La sentì rilassarsi sotto il mio tocco, mentre la riportavo di nuovo giù facendola poggiare sul mio petto. Rimanemmo così alcuni istanti, mentre i nostri respiri si facevano via via più regolari.
"Ti amo Bri" le dissi all'improvviso, una strana ansia mi assaliva a quelle parole, che però erano la pura verità.
"Ti amo anch'io" mi rispose lei, prendendo a fare dei cerchi sul mio petto. Non sapevo che ore fossero, e nemmeno mi importava. Ci addormentammo così, abbracciate dopo aver fatto l'amore per la prima volta, con il mondo fuori e solo noi a vivere a quell'amore sconfinato.

Un po' improvvisato ma carino, credo. Grazie a tutti quelli che leggono e commentano. Fatemi sapere se vi piace, ovviamente non è mio intendo sminuire nessuno dei personaggi, è solo una storia della mia fantasia.
Alla prossima, Lady <33

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