L'aria fredda mi batté sul viso non appena misi piede su quell'enorme terrazzo. Di sottofondo delle voci si facevano largo tra i rumori della città, che per quel giorno era un po' più silenziosa. Le lucine colorare delle case dei vicini illuminavano il cielo serale, mentre ispiravo con forza quell'aria gelida che mi congelava i polmoni. Era uscita fuori a fumare, allontanandomi dal caos di quella cena in famiglia. Mi beavo di quegli attimi di silenzio, sentendo le mie orecchie liberate dalle urla delle voci dei familiari di Sabrina. Adoravo la sua famiglia, ma di certo non si poteva dire che questi fossero silenziosi. Sentì il balcone aprirsi, e il rumore inconfondibile dei tacchi della mora farsi sempre più vicino. Non mi mossi dalla mia posizione, continuando a fumare indisturbata la mia iqos quando sentì delle braccia cingermi la vita. Mi volta lentamente, trovandomi faccia a faccia con il volto di Sabrina, perdendomi nei suoi occhi scuri e magnetici. Le luci natalizie si riflettevano nelle sue iridi, facendole brillare e illuminandole, se fosse possibile, ancora di più del solito.
"Come mai se qui?" mi chiese piano lei, spostando una ciocca di capelli che le era caduta sul viso.
"Volevo prendere un po' d'aria" le risposi piano, prendendo ad accarezzarle il volto. La mia mano rimase ferma sulla sua guancia, mentre la tirai più vicino a me facendo scontrare le nostre labbra. La sua famiglia e mio figlio erano a conoscenza della nostra relazione, ma comunque a me non piaceva mostrarmi in atteggiamenti "intimi" davanti agli altri. Per cui evitavo qualsiasi tipologia di smanceria, preferendo riservarle per i momenti in cui eravamo sole. E questo era uno di quei momenti in cui io permettevo a tutta la dolcezza che, se pur sconosciuta alla maggioranza, faceva parte di me. Amare Sabrina mi veniva naturale come respirare, e così il mio lato dolce era rivolto a lei, che lo aveva generato e amato profondamente. Mi staccai lentamente da quel bacio, facendo scivolare la mia mano lungo il braccio di lei congiungendo così le nostre mani. La strinsi forte a me, beandomi della sua pelle calda a contatto con la mia.
"Sei sicura che è tutto ok?" mi chiese Sabrina, con il viso premuto contro la mia spalla e le sue mani che compiono di cerchi concentrici sulla mia schiena.
"Sì amore, avevo solo bisogno di un po' d'aria" le dico io piano, lasciandole un bacio sulla testa.
Rimaniamo abbracciate ancora un po', fin quando sua madre Ida non reclama la nostra presenza a tavola. Rientriamo dentro, mano nella mano, mentre veniamo di nuovo investite dal caos di quella tavola imbandita. Mancano poco più di due ore al Natale e noi siamo a malapena al secondo. Mi sedetti al mio posto a capotavola, giusto di fronte al padre di Sabrina la cui alta figura preponderava sulla grande stanza. La cena passò tranquilla, mentre un infinità di pietanze si susseguivano. Arrivò il fatidico momento dello scambio dei regali, il momento più atteso da tutti i bambini.
"Marí, do sta er regalo mio?" chiese Sabrina, mentre saltellava impaziente in giro per la stanza. In quei momenti assomigliava molto ad una bambina, con gli occhi dolci e i capelli che ondeggiavano in base ai suoi movimenti.
"Dovrai aspettare per il tuo regalo" le risposi avvicinandomi a lei, e circondandole con un braccio la vita.
"Ma come devo aspettare, ho aspettato fino a mo non me va di aspettare ancora" ribatté lei, facendomi gli occhi dolci a cui io non sapevo mai resistere. Dovetti fare appello a tutte le mie forze per non cedere alla vista di quel faccino, ma io sapevo che ne sarebbe valsa la pena e lo avrebbe presto saputo anche lei.
"Ne varrà la pena, te lo prometto" le dissi io piano, allungandomi a lasciarle un bacio sulla guancia. Lei invece si allungò sotto il grande albero che dominava su quell'enorme stanza, e ne estrasse un pacchetto rosso perfettamente confezionato. Mi passò quella scatola decorata, con un grande fiocco che ne faceva trasparire l'aria natalizia.
"Dai aprilo" mi disse lei, guardandomi con fare speranzoso e impaziente. Sabrina era solita farmi regali, ed ogni volta attendeva che io l'aprissi per sapere se mi fosse piaciuto o no. La vedevo studiare ogni mio movimento, mentre mi affrettavo a scartare il mio regalo. Ne estrassi una scatola dall'apparenza anonima, infatti non vi erano marchi o scritte di alcun tipo. Apri lentamente quel pacchetto, rimanendo sorpresa del contenuto. Mi aveva regalato un profumo ma non uno qualsiasi, il suo profumo, quello che io adoravo mettermi perché sapeva di lei. Nel pacchetto vi era anche un bigliettino, che citava "Così smetti di rubare il mio, e mi hai comunque sempre con te". Sorrisi a quella frase, catturando il suo corpo in un abbraccio.
"Lo sai che continuerò a prendere il tuo?" le dissi ridacchiando, consapevole che quel furto sarebbe durato se non per sempre, ancora molto a lungo. Mosse la testa in cenno di assenza, mentre la sentì sbuffare leggermente. La serata continuò per ancora qualche ora, prima che tutti gli invitate andassero via permettendo a casa nostra di riprendere quella calma e quel silenzio che aveva di solito, e a noi di essere finalmente sole.
"Allora sto regalo Mari" mi chiese Sabrina ancora appoggiata allo stipite della porta. Indossava un vestito nero, con delle décolleté rosse. Quel vestito la fasciava perfettamente, mettendo in risalto tutte le curve del suo corpo. Sé quella serata non l'avessimo passata in famiglia, sarei stata sicuramente invasa da un forte senso di gelosia. Mi spostai nell'altra stanza, e presi un pacchetto che avevo poco elegantemente poggiato su una delle sedie. Tornai di là, lentamente, mentre un senso di ansia mi attanagliava lo stomaco. Io ero sicura di quello che stavo per fare, ma temevo la sua reazione. Le porsi il sacchetto nero, sormontato da un piccolo fiocco rosso.
"Leggi prima il biglietto, e poi apri il regalo" le dissi piano, mente la paura aumentava dentro di me. La vidi scartare lentamente quel regalo, quasi volesse assaporare quel momento e farlo durare per sempre. Prese tra le sue dita affusolate il bigliettino, e ne lesse attentamente il contenuto alzando poi gli occhi, già velati di lacrima, verso di me. Mosse lentamente le sue mani verso il piccolo pacchetto contenuto nel sacchetto, e lo tirò fuori. Le sue mani tremavano, ed io la sentì tirare su con il naso segno di un pianto già evidente. Aprí piano quel pacchetto, e ne fisso il contenuto per un tempo che a me parse infinito.
"È quello che ho capito?" mi chiese lei piano, facendo segno di avvicinarmi.
"Solo se la risposta è sì, altrimenti può essere qualcos'altro" le risposi piano io, avvicinandomi alla sua figura ed asciugandole le lacrime che le cadevano già copiose sulle guancia.
"Chiedimelo" mi disse lei, ed io rimasi scioccata da quella sua richiesta. Avevo architettato tutto quello, proprio per non doverglielo chiedere a voce. Avevo paura, e quella mi sembrava la via più facile ed indolore, ma mi ricordavo che con lei non vi erano mai cose facili. Mi alzai dalla mia posizione, prendendo dalle sue mani quel piccolo pacchetto. Lei fece altrettanto, e ci trovammo entrambe in piedi una di fronte all'altra. Mi inginocchiai mostrandole, ancora un volta, quella scatolina che conteneva un anello in oro bianco con un rubino nel centro, contornato da tanti diamanti di taglio piccolo.
"Non sono molto brava in queste cose, ma con te provo ad impegnarmi sin dal primo giorno. Si dice che le relazioni vere sono quelle in cui si cresce insieme, ed io con te non smetto mai di crescere ne' di imparare. E voglio farlo per sempre, se tu vuoi darmene l'opportunità. Per cui ti chiedo, Sabrina, mio dolce veleno ed antidoto del mio cuore, vuoi sposarmi?" dico tutto d'un fiato, guardandola dritta negli occhi. Entrambe stiamo piangendo, mentre il silenzio della stanza è interrotto solo dai singhiozzi lievi di lei. La vedo abbassarsi alla mia altezza, e prendermi in viso tra le sue mani mentre sussurra un flebile si. Catturo le sue labbra in un bacio, mentre tiro fuori quell'anello dalla sua scatolina, e glielo infilo sull'anulare della mano sinistra.
"Te sei na' matta Marí" mi dice poi lei, mentre riavvicina il suo viso al mio. Le nostre bocche si scontrano violentemente, facendoci perdere quel precario equilibrio mentre noi cadiamo a terra, una sopra l'altra. La sento ridere di gusto, mente io comincio a baciarle il collo e ad accarezzarle la schiena con la mano libera.
"Che dici, futura moglie, andiamo in camera nostra?" le chiedo io, cercando di risollevarmi dal parquet.
"Sì, festeggiamolo come si deve sto Natale" mi risponde lei, alzandosi per prima e allungando una mano verso di me.
"Futura moglie" sussurra piano lei, "Mi fa così strano, ma me piace così tanto" continua poi, catturandomi di nuovo in un bacio, che si va via via più passionale. Ci dirigiamo verso camera nostra, le nostre mani intrecciate e due sorrisi ebeti stampati sul volto.Buon Natale ragazz, un po' in ritardo lo so. Non mi convince molto, fatemi sapere cosa ne pensate.
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Love y'all, Lady <3333
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Dietro le quinte
FanfictionOne shot sulle deferilli. Che cosa succede dietro le quinte, quando Maria e Sabrina si spogliano dei loro personaggi?