Il sangue ribolliva nelle mie vene, causandomi un prurito ai palmi delle mani. Uno strano nervosismo si stava impossessando di me, insieme alla voglia di spaccare oggetti e di mandare al diavolo persone senza alcuna ragione apparente. Quella donna mi stava facendo impazzire, e presto o tardi mi avrebbe mandata al manicomio. Camminavo velocemente tra i corridoi degli studi, sentendo crescere in me la necessità di essere sola. Non volevo nessuno intorno, non una singola anima vivente aveva il permesso di rivolgermi la parola, o anche solo di respirare il mio stesso ossigeno. Apri con violenza la porta del camerino, e la faci richiudere con un tonfo dietro le mie spalle. Le immagini del concorrente precedente erano ancora impresse nella mia mente, e mi stava assalendo la strana voglia di ucciderlo con le mie stesse mani. Ripensavo ai commenti che aveva fatto su Sabrina, a quella spavalderia che aveva dimostrato durante tutto il suo insulso corteggiamento e a come lei gli avesse dato corda, ben sapendo che questo mi avrebbe infastidita. Lei non era un oggetto, ed io questo lo sapevo bene. Non era di mia proprietà e non potevo impedirle nulla, ma dio solo sa quanto avrei voluto spaccare la faccia a quell'uomo.
I miei pensieri vennero interrotti da un bussare sulla porta, ed io mi domandavo chi dei miei collaboratori avesse così tanto coraggio da disturbarmi. Sabrina non poteva essere, in quanto quest'ultima aveva spesso, per non dire sempre, la tendenza ad entrare senza prima accennare la sua presenza.
"Avanti" dissi in un modo burbero e carico di rabbia, quasi urlando. La porta si aprì piano, rivelando il corpo della mora stretta in un vestito nero, con una fantasia a fiori rosa. Dentro di me, un mix di emozioni presero vita. Non sapevo se ero più felice della sua presenza in quell'angusta stanza, o se ero più arrabbiata per gli avvenimenti precedenti. Si avvicinò a passo lento, come se avesse a che fare con una bestia feroce, studiano il mio viso e le espressioni che su di esso si ripetevano.
"Hei" disse piano, come se io avessi potuto attaccarla da un momento all'altro. La guardai con sguardo truce, che esprimeva tutte le emozioni che si susseguivano dentro di me. Dopodiché mi voltai dall'altro lato, senza degnarla di un secondo sguardo. Con la coda dell'occhio la vidi avvicinarsi piano alla mia figura, con un espressione di rammarico sul viso. Sapevo che lei non si aspettava tutto quello, e non era il tipo di persona da disdegnare alcun tipo di complimento.
"So che sei arrabbiata, ma volevo dirti che mi dispiace. Non volevo arrivare a a questo..." tentò di dire lei, prima che io la fermassi bruscamente. Una domanda tagliente uscì dalle mie labbra, senza che io potessi fare nulle per fermarla.
"Ti manca?" era questa la domanda, di cui temevo terribilmente la risposta. Lei mi guardò con sguardo interrogativo, non capendo a cosa io mi riferissi.
"Avere un uomo, ti manca?" le chiesi, ancora più titubante di prima. Avevo paura che tutte le mie paranoie diventassero realtà, e che le mancasse davvero avere un uomo accanto. Uno alto, aitante, che fosse in grado di proteggerla davvero, che potesse darle, anche sessualmente, tutte le cose che io non ero in grado di darle.
"No" risposte lei secca, avvicinandosi a me. Poggiò le sue mani calde sulle mie spalle, costringendomi ad alzare gli occhi sul suo viso.
"Non mi manca niente, perchè ho te. Tu mi basti, e m'avanzi pure se vogliamo dilla tutta" continuò lei, incatenando i nostri occhi, mentre un piccolo sorriso si faceva largo sulle sue labbra carnose.
"Non mi sembrava così mentre quel coglione sui pattini ti riempiva di lusinghe" le risposi io, liberandomi dalla stretta delle sue mani e allontanandomi da lei.
"Ti ha fatto così innervosire?" mi chiese lei piano, ferma ancora nel punto in cui l'avevo lasciata poco prima. Il capo chino, e le mani che si stava torturando poggiate sul grembo.
"Vedi un po' tu, quell'uomo ha fatto tutto il brillante davanti a te" Le dissi io, con voce carica di rabbia e nervosismo.
"Sono qui solo per la signora Ferilli" lo scimiottai io, piena di quel suo comportamento da gentiluomo che aveva assunto con la mia donna. Mi dava così fastidio ricordare come lui l'avesse guardata, come avesse stretto la sua mano morbida. I suoi occhi luridi avevano percorso interamente il corpo perfetto di Sabrina, e l'avevano studiata con lussuria.
"Ma dai, si sarà solo divertito un po'. E poi lo sai con chi voglio stare e da chi voglio i complimenti" mi disse lei, avvicinandosi alla mia figura e stringendo una mia mano tra le sue. In cuor mio sapevo che a Sabrina le sue lusinghe era risultate vuote e prive di alcun significato. Ma io comunque sentivo sempre la rabbia montare dentro di me ogni qualvolta che qualcuno, uomo o donna che fosse, posava gli occhi su di lei. Sopratutto se quegli occhi la scrutavano senza pietà, o la studiavano come se fosse una preda succulenta durante una squallida battuta di caccia.
Mi avventai sulla sua bocca, catturando le sue labbra in un bacio passionale. Le mie mani si posarono sui suoi fianchi, stringendoli e accarezzandoli, mentre le sue si appoggiarono sui miei bicipiti e talvolta vagavano dalle mie braccia al mio collo. La spinsi verso la parete, e le chiesi l'accesso con la lingua. Una delle mie mani si spostò più in basso, facendo si che una sua gamba si avvinghiasse al mio fianco, mentre io presi ad accarezzarle la pelle liscia salendo sotto la gonna del suo vestito. Mi stavo pericolosamente avvicinando alla sua intimità, ed in me cresceva la voglia di prenderla li, in quel momento. Si staccò piano da me, appoggiando le mani sul mio petto.
"Non possiamo Marì" sussurrò lei frustrata, dal fatto di non poter approfondire quel contatto che entrambe desideravamo in quel momento. Mi persi ad osservarla, i capelli leggermente in disordine, le labbra rosse per i baci e le pupille dilatate dall'eccitazione. Era un dea, la donna più bella che io avessi mai visto. Temevo così tanto che tale bellezza potesse fuggirmi dalle mani, la paura di perderla attanagliava a più riprese il mio stomaco. Lei era il mio veleno, e il mio antidoto. Le sue labbra portavano con sé una dolce morte, che sapeva di miele e rose. I suoi capelli erano scuri come la notte più buia. E la sua pelle era liscia come la seta.
Mi precipitai fuori dallo studio, lasciandola sola contro quella fredda parete. Arrancavo tra i corridoi alla ricerca di uno dei miei collaboratori, con l'affanno che cresceva ad ogni passo fatto. Fermai il primo che mi capitò sottomano, ordinandogli, con tono non molto calmo, di allungare la pausa. Avevo bisogno di passare un po' di tempo con Sabrina, soprattutto dopo quello che era successo in studio poco prima, e non avevo la minima intenzione di attendere l'arrivo di quella stessa sera. Io la volevo subito, in quello stesso istante, e non avrei permesso a niente o a nessuno di mettersi in mezzo.
Ritornai nel mio studio in fretta e furia, chiudendo la porta con violenza e facendo girare la chiave nella serratura, per ben due volte. Mi avvicinai lesta alla mora, che era rimasta nei pressi della parete dove poco prima era stata spinta. Feci congiungere le nostre labbra, in un bacio che fu immediatamente passionale e carico di desiderio. La spinsi di nuovo contro la parete, e ricomincia da dove poco prima ci eravamo fermate.
"Non preoccuparti, ho fatto allungare la pausa. Abbiamo tutto il tempo necessario" le dissi io, staccandomi da lei. Lei sorrise leggermente, avvinghiandomi le mani intorno al collo. La sua testa finì all'indietro, e le mie mani si appoggiarono sui suoi fianchi. La sua risata era musica per me, la più bella che avessi mai sentito. Era persino migliore delle mie canzoni preferite, o dei girasoli. La sua risata, sopratutto se scatenata da me, la rendeva più bella di quanto già non fosse. Ed a me pareva di amarla di più, quando rideva, come se quello accendesse nella mia anima il fuoco dell'amore.
Questa settimana bonus, ma non vi ci abituate perchè la mia ispirazione viene e va. Spero vi piaccia e vi ringrazio tutti tutti.
La vostra, Lady <33

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Dietro le quinte
FanfictionOne shot sulle deferilli. Che cosa succede dietro le quinte, quando Maria e Sabrina si spogliano dei loro personaggi?