♡︎𝑷𝒓𝒐𝒍𝒐𝒈𝒐♡︎

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𝑪𝒊 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒔𝒐𝒏𝒆 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊𝒄𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊.
𝑬 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒂 𝒄𝒖𝒓𝒂 𝒑𝒆𝒓 𝒄𝒂𝒏𝒄𝒆𝒍𝒍𝒂𝒓𝒍𝒊.

-𝒎𝒚





Il telefono suonava ininterrottamente da circa un quarto d'ora, ma Mercoledì non si era smossa dalla sua posizione.

Il dispositivo era a pochi centimetri da lei, ma lo ignorava.

Continuò a scrivere, il rumore quasi fastidioso dei tasti che si muovevano sotto le sue dita si confondevano con la suoneria.

Anche al decimo squillo, la corvina non distolse lo sguardo dalle sue mani che continuavano a narrare soltanto quello che le passava per la testa.

Sospirando poggiò il foglio appena scritto accanto agli altri in modo ordinato.

Buttò un'occhiata al cellulare, leggendo il nome sul display.

Tyler.

Scosse le testa e rifiutò la chiamata, con un senso di rabbia e angoscia che si rifiutava di riconoscere in se stessa.

Poco dopo il dispositivo riprese ad emmettere quella suoneria che in quel momento sembrava un terribile suono che non faceva altro che deconcentrarla.

Scacciò via le lacrime e schiacciò ancora il pulsante rosso, sbattendo il telefono a faccia in giù.

Sapeva perfettamente che cosa aveva da dirle, ma non voleva ascoltare di nuovo le sue scuse, si era imposta di non cadere nella sua trappola ancora.

Ancora e ancora.

«Smettila» sussurrò ai limiti della disperazione, stanca di tutte quelle belle parole che le aveva rivolto, ma che sembravano orribili alle sue orecchie.

E non in senso buono.

Riprese a scrivere, o almeno ci provò.
Faceva male, faceva male non averlo accanto ma vederlo le avrebbe fatto ancora più male.

Il cellulare suonò per la terza volta, mentre la corvina combatteva con la parte di lei che voleva rispondere a quella chiamata e sapere tutto ciò che le aveva nascosto in quei giorni.

Prese il dispositivo fra le mani e lo fissò per un po', prima di riporlo accanto a lei con ben poca delicatezza.

«Vaffanculo» ringhiò fra i denti, irritata da quel comportamento odioso.

A quel puntò credette davvero che fosse capace di leggerle nella mente a capire cosa provasse o pensasse.

Sapeva perfettamente che quella era la sua ora della scrittura, e sapeva ancora meglio che non era solito disturbarla in quei momenti. Non lo aveva mai fatto.

Era davvero una cosa importante? O soltanto l'ennesima bugia? Cosa aveva ancora da dirle? Qualcosa che sicuramente la avrebbe ferita nel profondo, come già aveva fatto tante e tante volte.

Forse lo faceva apposta? Forse voleva che cedesse e che rispondesse a quella chiamata? Per dirle forse che anche lei aveva mentito quel giorno? O forse perché non aveva avuto il coraggio di aiutarlo quando ne aveva bisogno.

Per ripicca forse? Per vendetta? Per tutto il tempo in cui la aveva aspettata a quella fermata del treno? Senza che mai arrivasse.

Per insultarla? Dirle che aveva sbagliato a non andare, a lasciarlo solo sotto la pioggia senza alcun rimorso?

Cosa voleva?

Sbuffò e prese il telefono ancora fra le mani.

Cliccò il pulsante verde e accettò quella maledetta chiamata.

«Pronto?».

𝑨 𝒐𝒄𝒄𝒉𝒊 𝒄𝒉𝒊𝒖𝒔𝒊 ᵐᵉʳᶜᵒˡᵉᵈⁱ́ˣᵗʸˡᵉʳDove le storie prendono vita. Scoprilo ora