- Kᥲριtᥱᥣ sιᥱbᥱᥒ -

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Quando Norja arrivò di fronte alla porta della propria stanza, le mani le tremavano così tanto che a malapena riuscì a reggere la tessera per infilarla correttamente nella serratura.

Entrò in fretta e si richiuse la porta alle spalle, appoggiandosi contro con la schiena, mentre il suo cuore pompava così rapidamente da farla respirare a fatica.

Malediva il momento in cui il destino le aveva piazzato Tom Kaulitz davanti con quell’inaccettabile e perfida nonchalance.

Una passava la vita a perdersi in scintillanti fantasticherie utopistiche, sentendosi sicura all’interno dei solidi ed invalicabili confini dell’immaginazione, e poi un bel giorno, all’improvviso, illusione e realtà si scontravano nell’improbabile scenario del tetto di un hotel.

Era tutto dannatamente sbagliato.

Buttò la borsa a terra e quasi si strappò di dosso la sciarpa.
Sperò che la sensazione di freddo che avvertiva non fosse dovuto a un principio di influenza, perché la sua agenda era così fitta di impegni che se solo avesse avuto bisogno un solo giorno di riposo, qualcuno ai piani alti avrebbe chiesto la sua testa su un vassoio d’argento.

Doveva riuscire a darsi una calmata entro un’ora, o rischiava un collasso nervoso nel bel mezzo della signing session, e la solita dose di valeriana, stavolta, non sarebbe di certo bastata.

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La hall dell’hotel era deserta, per fortuna, e non si vedevano ficcanaso in giro.
Con sollievo, Tom si avvicinò alla reception, aveva la giacca di Norja sul braccio, e fu accolto da un uomo cordiale sulla quarantina che aveva un aspetto piuttosto altero.

«Mi scusi?!» gli disse «Sono Tom Kaulitz, alloggio qui. Mi saprebbe dire in che stanza alloggia la signorina Norja Schwartz?»

L’uomo scosse la testa senza scomporsi.

«Mi dispiace signore, ma non posso fornirle questo tipo di informazioni»

Calma, Tom, calma…

«Le spiego brevemente: abbiamo pranzato insieme qui in hotel, solo che quando lei se n'é andata ha dimenticato la giacca e ora gliela vorrei restituire»

«Se vuole lasciarla a me, gliela posso far avere io»

«No, vorrei dargliela di persona»

«Allora non posso aiutarla signore»

Tom trattenne a stento un gemito frustrato.

Dio, che palle che sei vecchio!

«Non la può nemmeno chiamare?» insisté, supplichevole «Solo per avvertirla che la sua giacca ce l’ho io»

L’uomo parve ammorbidirsi impercettibilmente.

Si spostò di qualche centimetro e si mise davanti a uno schermo ultrapiatto, le dita posizionate sulla tastiera.

«Che nome aveva detto?»

«Norja Schwartz. Schwartz come nero, ma con la T.»

Tom attese che l'uomo digitasse e controllasse, ma la faccia che fece alla fine non promise nulla di buono.

«Sono spiacente signore, ma non mi risulta nessuna Norja Schwartz tra le prenotazioni»

Tom si diede dell’idiota.
Era ovvio che non ci fosse nessuna Norja Schwartz: il check in negli hotel richiedeva dei documenti di identità, quindi non poteva essersi registrata con il nome d’arte, ma solo con quello di battesimo.

Già, se solo lui lo avesse conosciuto, il suo nome di battesimo…

«Non può fare una ricerca? È una ragazza giovane, stravagante, non è qui da molto…»

L’uomo esibì un sorriso plastico e tirato.

«Signore, la prego, non insista»

«Non mi costringa ad andare a bussare a tutte le dannate porte di questo dannato albergo!» sbottò Tom, esasperato.

Non era abituato a non ottenere quel che voleva, e per di più questa volta ci teneva davvero.
Era solo una stupida giacca, in fondo, eppure, sì, ci teneva.

«Signor Kaulitz» gli intimò l’uomo, con falsa cortesia «In qualità di direttore del suddetto dannato albergo, la devo pregare di non creare problemi ai miei clienti, altrimenti sarò costretto a prendere provvedimenti»

«Va bene, va bene!» ringhiò lui, sollevando le mani in segno di resa «Grazie tante dell’aiuto!» poi gli voltò le spalle e se ne andò, fumante di rabbia.

Vaffanculo, Norja, o come cazzo ti chiami! Imprecò fra sé, infilandosi nell’ascensore.

Aveva la sua giacca, erano nello stesso hotel, si conoscevano, e nemmeno sapeva come arrivare a lei.
Non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a rivederla prima che entrambi se ne andassero.

Forse avrebbe voluto salutarla.

Forse gli sarebbe mancata.

Forse avrebbe voluto chiederle almeno un contatto.

Invece no.

Forse non era destino.

Vaffanculo, sì.

Hιᥒtᥱr dᥱᥒ Mᥲskᥱᥒ - Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora