- Kᥲριtᥱᥣ drᥱιzᥱhᥒ -

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Norja stentava a credere di averlo fatto davvero. Di essere lì.

Era folle.

No, peggio: era follemente sensato.

Norja si trattenne dal mordersi le unghie mentre si dirigeva a passo tutt’altro che sicuro verso l’ingresso del Velodrom, pensando a cosa ne avrebbe detto Bambi se avesse osato presentarsi con lo smalto rosso fresco di manicure tutto rovinato.

E pensare che a lei nemmeno piaceva lo smalto.

C’era già un sacco di gente in fila davanti all’arena.
Erano ormai più di due anni che lei non andava a un concerto, e il solo respirarne indirettamente l’atmosfera le aveva suscitato una nostalgia che avrebbe volentieri evitato.

Quando incontrò il proprio riflesso nelle vetrate, se possibile, il suo umore si incupì ulteriormente: aveva il viso tirato, segnato dallo stress intensivo di quei giorni fitti di impegni, e vedersi così, senza la sua mascherina, la faceva sentire terribilmente nuda e vulnerabile.

Aveva ragione Tom: non era lei, quando si presentava in pubblico.

Ringraziò il cielo che l’entrata posteriore non fosse accessibile al pubblico, perché in caso contrario non si sarebbe mai azzardata a passare allegramente davanti a tutti come se nulla fosse. Era già stato abbastanza imbarazzante dover discutere con le guardie che sorvegliavano l’ingresso, che l’avevano scambiata per una fan furbastra che voleva infiltrarsi.
Dopo diverbi vari ed eventuali, alla fine le avevano magnanimamente concesso di recuperare il pass dalla borsa e solo allora, senza nemmeno un accenno di scuse, l’avevano lasciata passare.

Ora, con il pass ben visibile al collo, stava per entrare nell’imponente edificio, e le sue mani si rifiutavano di spingere la porta come se dall’altra parte ci fosse stata chissà quale minaccia incombente pronta ad aggredirla.

Il che, tutto sommato, non era poi così distante dalla realtà.

Guardandosi nel vetro man mano che si avvicinava, si sentì immensamente stupida per come si era vestita: sembrava una scolaretta appena uscita dalle lezioni.

Il problema era che qualunque scelta di abbigliamento le era sembrata assurda: vestirsi da concerto era fuori luogo, visto che non ci sarebbe stato nessun concerto prima di sera; il casual-elegante non era nemmeno un’opzione, ne aveva abbastanza già di suo; sexy, nemmeno a parlarne, si sentiva già abbastanza impacciata in quella stupida gonnellina a pieghe.
Alla fine si era arresa e aveva tirato fuori dalla valigia capi a caso, e il risultato era drammaticamente simile a una divisa collegiale.

Già mi sento i commentini audaci di quella piattola di SNF…

Norja si sentì parecchio osservata quando finalmente riuscì a varcare la soglia. All’interno del palazzetto c’erano una moltitudine di persone che andavano e venivano, e molte di loro le scoccarono occhiatine sospette nel vederla farsi strada in mezzo a loro.

No, non sono una terrorista né una maniaca sessuale, gente, state tranquilli!

Mentre un tizio con una uniforme da guardia giurata le andava incontro con aria allarmata, Norja aveva già sviluppato una mezza idea di fare dietrofront e volatilizzarsi.
Il solo pensiero di dover essere di nuovo faccia a faccia con i Tokio Hotel la atterriva a tal punto che quasi la sua pressione precipitò di botto.
Non che i ragazzi non le fossero simpatici… Anzi, il problema era proprio quello. Aveva di meglio da fare che andarsene in giro per backstage e arene e fare l’ospite  d’onore privilegiata.

Sì, aveva decisamente di meglio da fare, eppure eccola lì, sola e sperduta nel covo del nemico.

Non ci sarebbero state conseguenze poi così gravi, dopotutto, se non si fosse presentata all’appuntamento.
Al massimo Bambi si sarebbe stizzito per la sua maleducata irriconoscenza, e SNF le avrebbe scatenato contro qualche trilione di maledizioni teutoniche, ma a parte quello sarebbe stato tutto perfettamente regolare.

Hιᥒtᥱr dᥱᥒ Mᥲskᥱᥒ - Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora