Notte di vernice rossa [Flame]

111 6 96
                                    

TW: sangue, morte, parolacce, violenza

─── ⋆⋅☆⋅⋆ ──

Sulla cima del mondo, Flame poteva dire tutto quello che voleva.

Attraverso linee colorate impresse su un muro, poteva esprimere nel modo migliore possibile l'interezza ammattente della frustrazione che per tutta la vita le si era gonfiata dentro come un pallone pericolosamente pronto a esplodere. O, in questo caso, avrebbe avuto più senso fosse un gavettone pieno di vernice.

Scrollò con soddisfazione la bomboletta spray bianca e la fece scorrere lungo il perimetro del globo terrestre stilizzato che aveva tracciato al centro del disegno, per accentuare il riflesso dei mari.

Un ultimo schizzo di vernice pallida sui mattoni nudi e Flame fece un cauto passo indietro per rimirare l'opera completa. Il triangolo del segnale di pericolo era meno storto di quello che pensava, quindi lo ritenne un ottimo lavoro. Attraverso gli occhialini protettivi crepati, sembrava che la Terra sulla parete stesse per andare in pezzi.

Flame batté le palpebre e si annotò mentalmente di disegnare una ragnatela di crepe sul pianeta, nel suo prossimo murales. Magnifica immagine evocativa. Si congratulò con se stessa mentre si affrettava a raccogliere le bombolette colorate sparse sulla tettoia principale del palazzo. Alcune erano quasi rotolate oltre il bordo, nella fretta di imprimere gli stencil sulla parete. Flame le arraffò con movimenti nervosi ficcandole malamente nella borsa e gettando rapide occhiate al panorama scintillante della Bristol notturna che si snodava sotto di lei, e in particolare al reticolo di viuzze che si intersecavano tutt'attorno all'edificio del Bristol City Hall[1] su cui al momento era rannicchiata.

Nessuna breve esplosione luminosa di avvertimento.

Nessun segnale visibile di Spark o di Moon.

Poteva essere un buon segno oppure il segnale che quella notte Flame sarebbe stata arrestata per la terza volta e che sua madre adottiva Flo sarebbe stata costretta di nuovo ad andare a recuperarla in centrale. Difficile dirlo con certezza.

La ragazza aggrottò la fronte, chiudendo svelta la cerniera della borsa e lasciandosi scivolare al collo gli occhiali protettivi. Si aggiustò il cappuccio della felpa sull'intreccio goffo di treccine bicromate e allentò appena la benda di tessuto spesso che si era avvolta attorno al volto per evitare di respirare particelle di vernice spray.

Gettò un'occhiata oltre la tettoia, strizzando gli occhi per distinguere nel buio il bagliore famigliare delle orecchie blu di Moon, ma l'unica risposta al suo sguardo fu una stradina deserta popolata solo delle ombre grottesche dei bidoni di spazzatura.

– Andiamo, dove siete? – sibilò tra sé, punte di panico che iniziavano pizzicarla sulla nuca.

Moon avrebbe dovuto tenere d'occhio il perimetro più prossimo al palazzo degli uffici amministrativi, mandandole segnali luminosi con la penna laser se avesse visto qualche civile avvicinarsi o, peggio, sentito arrivare qualche pattugliamento della polizia locale.

Il ragazzino uhmee[2] era abbastanza incerto riguardo a quel compito e Flame sapeva perfettamente che Moon non era il tipo di persona giusta per aiutarla a imprimere un murales di protesta sociale sulla facciata di una proprietà vietata, ma era stato lo stesso Moon a insistere nel voler essere utile, una volta tanto. Inoltre, secondo Spark, rimanere nascosto dietro un bidone per mezz'ora scarsa era un lavoro abbastanza stupidamente semplice da poter essere affidato ad un mizefiano snob come Moon Morrison.

– E poi per quel piccoletto non ci sta pericolo – aveva biascicato Spark quella mattina, nella sua costante incapacità di formulare parole senza divorarsi nel mezzo qualche sillaba di troppo. Stava giocherellando con un accendino e la fiammella dorata lampeggiava sinistra nei suoi occhi scurissimi – Ci sto io a far saltare roba prima che arrivi gente a trovarlo.

Il tempo di un respiro [OCs - Oneshots - Raccolta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora