L'assedio [?]

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TW: guerra, morte esplicita, violenza su bambini, sangue, accenni di profanazione di culto
(allegria gratuita proprio qwq. Però, davvero, saltate la shot se non ve la sentite, non fatevi male)

Note per la lettura:
La shot è quasi interamente ambientata a Vastrya, il Mondo delegato alla produzione agricola per l'intera Alleanza.
Su Vastrya la lingua, e di conseguenza nomi di persone e luoghi, sono contrassegnati con simboli e lettere di alfabeto non italiano, che coincidono con versi non traducibili. Anche le lettere greche sono state scelte soltanto a scopo rappresentativo (avevo finito i simboli carini shh). Non ho pensato ai singoli suoni, è una delle tante cose che è ancora nella lista di robe a cui pensare.
La protagonista si chiama "?". Nella mia testa lo accorcio sempre a "Pi", letto proprio così. Per gli altri nomi, potete sostituirli con robe fantasiose quanto volete. Per me potete anche chiamarli "Mariangiongiangela", non è importante.

Questo linguaggio è pensato per rendere più "alieno" qualcosa come il riconoscimento dei nomi, ma è ancora un esperimento. Fatemi sapere con pura sincerità se limita il flusso di lettura, sono davvero aperta a suggerimenti ahah <3


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? lo ricordava, quando la città era caduta.

Ricordava il suono insieme attutito e assordante del suo cuore sopra tutto il resto. L'incapacità di respirare, e l'aria che diventava veleno. Ricordava le grida, mentre il Grande Occhio [1] si inabissava oltre un orizzonte di sangue lambito da lingue di fumo e ci si smarriva del tutto, abbandonandoli in una notte fredda come una lama piantata nella carne.

Ricordava di aver pregato, due paia di mani incrociate sul cuore e le altre due premute tremanti sugli occhi. Pregato tra i singhiozzi che il giorno sorgesse di nuovo. Che il sommarsi delle urla non fosse l'ultima cosa che avrebbe mai udito.

? ricordava che la Tutrice [2] aveva sussurrato a lei e agli altri di stare in silenzio, spingendoli impaziente giù per le scale, di pregare a labbra socchiuse, e non farsi vedere dalle sagome venute dal Cielo.

Li guidava un Demone, era scritto nel foglio di pergamena rossa recapitato dal . [3] poco prima che il cielo si oscurasse di polvere. Un Demone dagli occhi ritagliati dalla luce stellare e guidato dall'anima infranta dei non vendicati.

Avevano armi costruite con le divinità corrotte, bisbigliavano i compagni, quando la Tutrice li aveva ammansiti dietro la grande tenda della stanza dei giochi. Sì, li avevano visti, usciti da bulbi oculari di divinità smarrite proprio oltre le mura della città. [4]

Facevano paura.

?, prima che la città cadesse, non sapeva dell'esistenza delle figure venute dal Cielo. E non aveva paura. Soltanto dopo aveva scoperto che c'erano sempre state e che adesso divoravano gli orizzonti pezzo dopo pezzo.

Alcune città avevano già ceduto alle loro condizioni, scegliendo subito di calare il capo davanti agli dei perduti e il Demone che li guidava. Paura, le avrebbero detto. Paura di finire in cenere. Di morire inghiottiti dal freddo della notte e di non risorgere mai più come figli del Grande Occhio.

Ma Λ era una piccola fortezza forgiata dal deserto di sale. Dominata dal saggio governatore δ, vincitore di molteplici guerre che avevano sporcato di sangue la candidezza sacra delle dune. ? lo sapeva bene, pregava ogni giorno per il bene del governatore, che le dita del Grande Occhio lo sostenessero sempre per poterli guidare nel cuore del deserto.

? sapeva che Λ non si sarebbe piegata. Era stato un orgoglio ripeterlo a petto in fuori davanti alla Tutrice e agli amici, per tanti anni, fiera di dimostrare di appartenere al suo popolo e di serbare fiducia nel suo onore immortale.

Il tempo di un respiro [OCs - Oneshots - Raccolta]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora