Chapter 8

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Era passato solo un giorno dall'accaduto, ma Evan sembrava essersi ripreso totalmente.

Il giorno dopo, incrociammo solamente Josh tra i corridoi di scuola, molto probabilmente i suoi amichetti se l'erano fatta sotto. Anche se non sembrava, sapevo farmi valere, forse anche per via della mia statura smisurata. Sarebbe stato patetico se fossi stata alta un metro e mezzo, e avessi minacciato un energumeno della squadra di rugby.

Comunque era arrivato il gran giorno in cui avrei parlato con i genitori di Evan, e li avrei convinti- perché li avrei convinti- a farlo partire con me.

Bussai forte alla porta più di una volta- non mi piaceva usare il campanello, mi sembrava troppo da impazienti- dopo qualche minuto mi venne ad aprire Katy, sua madre.

La loro era una casa talmente grande, che per non perderti dovevi seminare le molliche di pane tra i mille corridoi che portavano dovunque. 

Una volta mi persi, per poi ritrovarmi nel giardino dei vicini. Ero rimasta talmente perplessa che non lo dissi a nessuno. 

Quella non era solamente una casa, ma una vera e propria reggia. Le stanze erano immense e luminosissime, il mobilio era stato davvero ben scelto- sua madre aveva buon gusto- e poi anche se vi abitavano solamente in tre, c'erano una sfilza di camere.

Sua madre mi accolse con un caloroso abbraccio.  "Quanto sei cresciuta Noah, sei proprio bellissima, anche se quelle scarpe non ti donano per niente." In effetti, io e sua madre non eravamo mai andate tanto d'accordo in campo di stile: lei eccentrica ma molto femminile, e io mascolina e atletica.

"Beh grazie lo stesso per il complimento, e accetto la critica solo perché l'ha fatta lei." E così la nostra conversazione soffocò in una sua dolce risatina nervosa.

"Allora seguimi, la cena è quasi pronta, ma se vuoi Evan è nella sua stanza. " La ringrazia per poi dirigermi verso la mia "meta". Senza bussare entrai- non badando alla privacy altrui- in fondo io conoscevo tutto di Evan: il suo fisico, il suo lato oscuro e anche le sue brutte abitudini.

"Ecco che entra in campo e..." La mia entrata scenica fu bloccata dalla sua "uscita" commiserevole, e poco originale. "E Bone blocca l'avversario, e salva la squadra, aggiudicandosi un punto alla difesa." "Hey non è giusto, l'ho pensata prima io!" Mi prese in braccio e aggiunse: " Allora non l'hai pensata bene. Dovresti sapere che io sono il cattivo che progetta piani per annientare gli altri." mi misi a ridere, per poi sentire sua madre che ci chiamava per la cena.

"Come va? Ti sei ripreso?" gli chiesi. "Si, abbastanza. Mi fa ancora un po' male la gamba, perciò devo stare a riposo per la partita di domenica sera." Mentre scendevamo le scale sentii suo padre brontolare per qualcosa legato al lavoro.

"Hey campione! Va bene?" il padre era una persona molto premurosa e amorevole. "Si Papi, sto benissimo." Non riuscivo a non ridere quando sentivo quel nomignolo, così scoppiai in una fragorosa ristata.

"Ciao anche a te Nat, come stai? le gare? la famiglia?" Odiavo troppe domande tutte insieme, quando dovevo rispondere non me le ricordavo manco più. "Ehm... si, bene... loro stanno bene... le gare okay." ero entrata nel puro panico. "Ho capito avete fame, Katy porta in tavola, qui si muore di fame!"

La cena si svolse in completa armonia- ciò che a casa mia era impossibile che avvenisse- le portate erano squisite e il dolce era strepitoso. Alla fine era giunto il grande momento, ma Evan sembrava non ricordarsene, così gli diedi una gomitata e gli feci l'occhiolino.

"Mh... mamma, papà c'è qualcosa che dovrei, cioè dovremmo dirvi..." i genitori allarmati sgranarono gli occhi e risposero: " Oddio Nat è incinta, e tu sei suo padre!!" allora furibonda urlai "Nooo! Insomma non potrebbe essere, è una cosa molto più semplice." Però i genitori all'idea non sembravano molto scossi. " Vorrei il vostro consenso per partire, insomma andarmene per un lungo periodo al di fuori di Lakeland."

Dopo una piccola pausa la madre aggiunse:"No questo non è possibile, ti devi laureare e ti ricordi come è finita l'ultima volta che te ne sei andato?" " Si mamma, ci laureeremo e poi partiremo. Comunque è stato solo un caso..." " Un caso? ma ti rendi conto, eh? Ti potevano uccidere, e poi come vivreste, per strada?" 

Suo padre sembrava molto meno scettico all'idea. " Oh Katy, come sei noiosa, perché non li lasci provare? Potrebbero sempre tornare a casa, e intanto sperimentare qualcosa di nuovo." Evan e io ci guardammo come due soci che avevano appena concluso un affare, e poi il padre ci sorrise.

"Santo cielo! Mi avete messa all'angolo come un topolino impaurito, siete tre contro uno. Come potrei fare a dire di no, se democraticamente siete la maggioranza? Voi siete dei pazzi."

I suoi lo veneravano come se fosse un nuovo Siddharta, e molte volte lo accontentavano, anche se le loro idee erano ben diverse dalle sue.

 " Oddio grazie mamma e grazie anche a te papà, siete fantastici, non vi deluderemo!" Così la serata terminò meglio di come fosse incominciata. La felicità era troppa, il mio viso era diventato una palla da discoteca che emanava luce. Quello era il miglior compleanno in anticipo che mi potevano fare. Finalmente qualcosa di buono sarebbe successo, e la nostra via di fuga era assicurata.

Quella notte la passai a casa di Evan, ma non in una delle tante stanze della casa, bensì nel suo letto, accoccolati come due cuccioli d'orso, nella nostra infinita gioia e speranza che condividevamo quasi fossimo solo una cosa.


Sydney: Here we come.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora