Chapter 6

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La sveglia suonò con immenso ritardo, sul subito non ci feci caso, ma quando la voce di mia madre mi giunse all'orecchio scattai in piedi.

Dopo essere passata dal bagno, mi cambiai, scesi giù per le scale- senza nemmeno fare colazione- e uscii senza troppa fretta.

Per essere stato il 17 maggio non faceva così caldo, sentivo solamente un ridotto raggio di sole che mi intorpidiva la pelle pallida. Quel giorno l'aria era impregnata di un odore acre, seppur piacevole. Forse era profumo di fiori, o solamente uno sbalzo di felicità improvvisa, che mi rendeva suscettibile agli odori.


Passata una buona mezz'ora, Evan finalmente uscì di casa.

"Hey chi si rivede, hai dormito bene tesoruccio... e poi sarei io quella in ritardo." Lo dissi imitando la voce della madre di Evan, troppo affettuosa e premurosa.

"Hahahaha smettila, e poi non sono in ritardo. Sai quanto ci tengo alla cura del mio look, al posto di qualcun'altro..."

"Staresti, per caso, dicendo che sono una ragazza priva di gusto nel vestire?"

"No, è solo che... Boh, hai uno stile tutto tuo."

"Sai che le cose migliori sono uniche, e in questo caso mi sto autodeterminando unica. Dovresti andar fiero del fatto che ce ne sia solo una di Noah Natalie Debbins..."

"Ovvio, sono grato che qualcuno abbia avuto la bontà di crearti!"

Dopo esserci abbracciati e aver fatto il nostro saluto, ci incamminammo verso il nostro fenomenale, e a dir poco decadente liceo. Il Cumbria High School non era un liceo per gente particolarmente ambiziosa.

La squadra di football della scuola era talmente sfigata che non riusciva a vincere nemmeno il posto da perdenti.

Il preside, meno motivato degli studenti a seguire le regole scolastiche, indiceva una volta all'anno uno sciopero, in cui tutti facevano quello che li pareva. Davvero molto galvanizzante, e alquanto losca come cosa.


Arrivati davanti alla vecchia struttura ci fermammo ad ammirare lo sciame di teenagers.

"Perchè la moda è un morbo da cui l'uomo fatica a liberarsi? Insomma, guardali sono tutti dannatamente identici."

"Oh Nat, non vorrai esaurirti già prima di arrivare in classe. Però sai una cosa, preferisco che gli altri siano uguali, perchè io sono diverso da loro."

"Una cosa saggia Sir. Evan Christopher Bone. A proposito avete svolto il compito di storia sulla morte di Samuel Johnson?"

"Terribilmente noioso il fatto che io non abbia potuto svolgerla, a causa della mia sensibilità al solo pensiero della morte."

"Okay, dato che l'hai fatta ti pregherei di fare l'amico gentile e passarmene una copia. Grazie, e ricordati che di qualunque cosa le nostre anime siano fatte, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa." Me ne uscii con questa frase di Emily Bronte, giusto in tema per la lezione di storia.

"Va bene, grazie per questa citazione solenne mia nobile poetessa. Ci vediamo alla terza ora Nat."

Così ci allontanammo uno dall'altro, sapendo che il destino non ci avrebbe mai separati.


Non credevo che l'ora di matematica potesse essere così traumatica. Mi ero persa a inizio lezione, e quando cercai di riprendere il filo della situazione vidi Holly Godshen sbraitare contro il professore.

"Non so lei, ma a me pare che di queste cose potremmo farne anche a meno. Mi dica a cosa servono, Eh? Nella vita non mi faranno passare di certo un esame per l'accademia di ballo."

"Su Holly, cerca di fare del tuo meglio, e piantala di strillare come un'aquila in preda a spasmi epilettici." In quel momento amai il professore Chung, che le tenne testa.

Quella ragazza non l'avevo mai sopportata, nemmeno quando usciva con il mio fratellastro. Si credeva intelligente, ma era stupida, inoltre era ricca e poco furba, utilizzava solamente vestiti di marca e usciva con i ragazzi con un "bel fondoschiena". Ciò significa che reputava il fondoschiena di mio fratello Niall molto attraente.

Dopo un'ora di lezione suonò la campanella, non aspettavo altro per fiondarmi all'esterno.




Sydney: Here we come.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora