Anorexia

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Ero in orario, stranamente, seduta al tavolino del Café in cui ero solita andare.

Era tutto perfetto, finalmente avevo ottenuto tutto ciò che volevo, e in parte meritavo.

Però qualcosa non andava, io non ero perfetta. Incominciavo a credere nelle sconfitte, nelle gelosie di chi si era classificato dopo di me nelle gare in Australia e,ovviamente tutti gli insulti non erano più così facili da dimenticare. Incominciavo a perdere la speranza.

In questi ultimi cinque anni passati a gareggiare tra Sydney, Perth, Melbourne e molte altre città della costa nord, avevo davvero capito e affermato il mio potenziale, ma ora ogni certezza tornava ad essere vana. Io ero scettica come all'inizio.


Nulla era cambiato con i miei genitori,anzi erano tornati ad essere disponibili e gentili come quando ero ancora bambina. Addirittura si erano offerti di pagarmi l'appartamento, in George Street, in cui mi ero trasferita, senza Evan questa volta. Lui si era appena laureato, ora stava lavorando in uno studio legale di alto prestigio, ma dalla parte opposta della città. Ci vedevamo poco, ci sentivamo poco e non avevo quasi più sue notizie. Ogni settimana mi spediva una cartolina, più o meno seria, in cui mi descriveva un qualcosa di strano del posto in cui si trovava, non specificando mai il suo stato di salute o qualcosa inerente alla sua situazione attuale.

Erano già passati dieci minuti buoni,e io divagavo ancora nei miei pensieri più offuscati, meno evidenti e più tristi. Ancora non potevo capire cosa sarebbe avvenuto da lì a poco, era troppo presto.

Quando vidi entrare un ragazzo giovane in giacca e cravatta, capii.

"Chris..." bisbigliai sottovoce.

"Hey, non hai nemmeno più le forze di alzarti a salutarmi? Per caso hai corso troppo?"

Sorrise dolcemente nella mia direzione.

"Certo che no, è soltanto che.."Ero sul punto di dirgli tutto, in fin dei conti lo avevo sempre fatto, ma questa volta decisi di tralasciare ciò a cui stavo pensando.

"Ti trovo in gran forma, hai già ordinato qualcosa? Io sto morendo di fame!" disse tutto d'un fiato.Lo trovavo davvero bene, era irriconoscibile e ironico come sempre.Aveva tutta questa energia che avrei associato di più ad un raccoglitore di patate particolarmente motivato nel fare il suo lavoro.

"Ehm... in realtà io non prenderei niente, sai la dieta..." dicendo ciò distolsi lo sguardo altrove.Forse stavo cercando di scappare ancora da quei pensieri spaventosamente profondi e non ancora troppo nitidi.

"La dieta? Sei una sportiva, non una modella d'intimo. Gli sportivi bruciano, dannazione che ti sta succedendo?"

Il mio sguardo era fisso, ma non stavo osservando, stavo semplicemente evadendo da quella che mi sembrava tanto una prigione infernale.

"Lo so i corridori corrono e bruciano, ma hai mai visto una ragazza uscita dal programma'Adolescenti XXL' correre e vincere 16 gare in un mese?"

Aveva iniziato a ridere e non smetteva,la sua risata era, inoltre, contagiosa al massimo. Ora rideva anche più forte ed era diventato lo show del locale.


"Okay, capito. Bello l'esempio.Comunque una Coca Cola e un panino non ti immobiliteranno nella corsa." Si, stavo ridendo anche io, e tutti i pensieri erano svaniti.

"Ti propongo di uscire domani sera,magari possiamo andare al Freda's, che ne dici?"

"Ottimo, ho bisogno di uscire un po'e svagarmi. Tutte queste gare non fanno che tormentarmi, poi prima stavo pensando a..." Non feci in tempo a finire che Evan ricevette una telefonata di lavoro, ero così infastidita, ora lui non era più soltanto mio e io non ero più troppo sua.

"Si, okay. Domani sera è perfetto."Avevo sentito bene, domani sera?

"Scusa ma non dovevamo uscire domani sera?"


"Non preoccuparti tesoro, c'è una sorpresa in arrivo." Mi fece l'occhiolino e scoppiai in una grassa risata.


Passammo tutto il pomeriggio a parlare di quello che era avvenuto in questo periodo, in cui non ci eravamo più visti, era tutto come ai vecchi tempi.

Poi tornando a casa i pensieri continuarono a tormentarmi, la distanza dal mio migliore amico, dalla mia metà, ora divisa, era la sofferenza maggiore. Tutto quello che stavo vivendo dava la stessa sensazione di un maglione troppo grande.Il mio pensiero fisso era ormai vincere, non più l'adrenalina del gareggiare. Combattevo con tutte le mie forze per scacciare quei mostri nella mia testa, ma da sola non ce l'avrei mai fatta.

Per confortarmi, dopo essermi fatta un bagno, e aver mangiato una veloce insalata al gusto di involtini cinesi- il mio frigorifero era realmente più incasinato della mia intera casa- mi sedetti a gambe incrociate sul letto e mi lessi nuovamente tutte le cartoline di Evan.


Sembrava molto più vicino ora.

Sydney: Here we come.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora