2nd Day

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Ero immobile. Statica. Per me nulla esisteva, tutto era immutabile.

Le braccia molli lungo i fianchi, le gambe tremolanti- era ancora un miracolo che mi stessero reggendo- magli occhi ancora spalancati a fissare quell'immagine.

La musica risuonava come confusione,non aveva melodia, non era orecchiabile e tantomeno ballabile. Eppure tutti si agitavano, e io inerme dove il mio migliore amico mi aveva lasciata un momento, per me lunghissimo, indeterminato della serata.

 "Hey Nat! Ti presento Gordon... cioè Michael... beh lui." Lo disse tutto d'un fiato, anche se molto confusionaria come presentazione, compresi benissimo chi dovesse essere.


Sinceramente in quell'attimo così di poca lucidità mi limitai a un "Ooh, hey, beh si sono Noah! Una ragazza che corre." La frase in sé non aveva del tutto senso, ma avrebbe dovuto, o almeno me l'ero immaginata diversa nella mia piccola mente arguta. Entrambi i ragazzi mi fissarono molto perplessi, ma Evan poi iniziò col ridere, e trasportò il discorso su un altro argomento, e poi un altro e un altro.

In quei momenti non facevo altro che ricercare, con lo sguardo, quell'unico ragazzo che avesse mai realmente attirato la mia attenzione. Lo vedevo, e poi spariva.Ritornava con una ragazza bionda e usciva con una mora. Stava più che altro al bancone, senza immischiarsi troppo con il resto delle anime perse sulla pista. Beveva un drink e poi della birra.

Mi stupii persino io di quante cose una persona possa conoscere di un'altra, prima di esserne informata da colui o colei.

Ogni tanto sembrava girarsi dalla parte del nostro divanetto e, sembrava anche intento nell'individuare uno sguardo in particolare. Io che non ero mai stata troppo timida, mi giravo di scatto, come un bambino che la combina grossa ma fa finta di niente.

Intanto i due ragazzi ridevano allegramente, molto probabilmente anche a causa dei drink poco leggeri, ed interagivano con una certa confidenza, come se si fossero conosciuti da anni.

Ogni tanto facevano finta di rendermi partecipe ai loro discorsi, mi domandavano qualcosa, e si rigiravano prima che potessi rispondergli. Questo non mi creava nessun disagio,per niente, anzi mi faceva piacere avere qualcuno con cui parlare o piuttosto da ascoltare, che non fosse il coach o un atleta competitivo.


Era da poco passata la mezzanotte,avevo bevuto abbastanza alcool da ritenermi ubriaca.

Così dicendo, mi è stato riferito,che avrei tentato di abbracciare il 'ragazzo Michael, ma Gordon' una dozzina di volte quella sera. Non facevo caso a quello che dicevo, e la mia serata con Evan era saltata, per cui avevo insultato due lesbiche e il buttafuori del locale.

Ritornavano i rimorsi dentro di me.Urlavano, sovrastavano quasi la musica a volume massimo.


Tutto era così sfocato nella mia testa, sentivo soltanto quello che i demoni all'interno di essa mi stavano dicendo, non volevo ascoltarli, ma l'unica melodia era quella delle loro voci insistenti.

"Scusa Evan, ma io ho bisogno di cambiare aria, vado un po' fuori a svagarmi."

"Certo, se hai bisogno chiamami, noi usciamo tra poco." Conoscevo i suoi ritmi e poco equivaleva a molto, oppure troppo.

"Hey Nat, sei una ragazza a posto.Sono contento che tu sia la migliore amica di Evan." Aggiunse Michael. Feci un semplice cenno con la testa, e mi avviai verso l'uscita.

'Dannazione questo locale è più labirintico di qualsiasi supermercato inglese' pensai tra me e me.


Approdata finalmente alla mia tanto ambita meta (l'uscita), potei notare che ero l'unica persona al di fuori del Club.


Pensai a cosa potessero essere legati questi mal di testa insistenti, queste voglie di smettere di fare qualcosa e che a lungo andare mi portavano quasi a rinnegare me stessa. Molte volte non facevo altro che pensare a quanto fossi sola lì, avevo anche pensato di lasciare tutto, mandare a monte i miei piani e i miei sogni. Ma non ero ancora così determinata nel gettare il mio futuro nella merda.

La brezza notturna era inaspettatamente fredda, la coerenza in Australia non era proprio il massimo, ma dopotutto era anche piacevole.

Stavo canticchiando quella canzone che avrebbe dovuto farmi distrarre da tutti quei pensieri malvagi e, dai richiami terrificanti della mia mente.

'How long? How long must we sing this song?' Quando qualcosa mi fece distrarre.

Un gruppo di ragazzi ubriachi continuava a fare schiamazzi nella mia direzione, quando ero in Inghilterra ne avevo messi abbastanza K.O., da capire che se non li dai quello che vogliono loro subito, continueranno in eterno. Ero già pronta per avvicinarmi, quando una figura molto alta iniziò ad urlare:"Sulla Cleveland St. c'è un gruppetto di ragazze che si sta spogliando, peccato che nessuno è la per assistere." Vidi che i ragazzi molto confusi e disorientati, corsero nella direzione opposta.

"Grazie Amico!"Urlò uno di essi all'interno di una Cadillac nera,quando ripassarono ad una velocità spaventosa .


"Imbecilli, ci hanno creduto davvero." Il ragazzo spostandosi nella mia direzione, fece una risatina

nervosa, ma carina.


Quando spostò gli occhi su di me,capii chi fosse. Era lui quello che avevo ammirato per tutta la serata.

Era alto, fin troppo, scuro di capelli,molto probabilmente neri, aveva degli occhi color cenere immensi e un sorriso amichevole. Poteva sembrare cinese, ma prima di evitare figuracce non dissi nulla.


"Piacere sono Calum, e tu sei?"Disse molto serio, e con voce profonda.

Io ero lì impalata con la bocca spalancata e la mano tesa verso di lui, dissi: "Io sono Noah, molto piacere." Ero talmente convinta che il ragazzo scoppiò a ridere.

"Hey, che hai da ridere?" Aggiunsi con tono scherzoso.


"Nulla, è che non sembri molto seria." Non potevo fare a meno di sorridergli, in fin dei conti era anche abbastanza simpatico.

Dopo esserci scambiati qualche battuta,Evan arrivò di soppiatto. Aveva superato sé stesso, era arrivato prima del previsto. Era già tutto finito.

"Hey Nat, io devo ritornare a casa,domani devo andare a lavorare." Mi disse sussurrandomi nell'orecchio. La puzza di alcool che proveniva dalla sua bocca era spaventosa.

"Ciao, Cal. Che si dice?" Michael sembrava in buoni rapporti con lui, quindi era evidente che lo conoscesse.

"Abbiamo rovinato qualcosa?" Evan sapeva puntualmente essere imbarazzante.

"No, ci siamo conosciuti proprio ora." Calum mi fece l'occhiolino.

Non mi trattenni e così andai in direzione dell'auto di Evan, ovviamente troppo sbronzo per guidarla,con Michael che ci fiancheggiava.

Messo in macchina il cowboy, salutai abbastanza affettuosamente Michael, augurandogli una buona notte.


Rivolsi un'ultima occhiata a Calum, che mi accennò un mezzo sorriso, per poi avvicinarsi ad un gruppo di ragazzi.


In Australia, in macchina si viaggia sempre meglio. Le infinite autostrade deserte portano dovunque, e la notte sono come una pista da ballo dell'ultimo locale della città:poco frequentata, ma la migliore. Alzai la radio abbastanza da svegliare Evan, e iniziai a urlare frasi a mezz'aria di quella canzone a dir poco sconosciuta. Il ragazzo non era arrabbiato,assolutamente. Si mise ad urlare di conseguenza, non ci eravamo persi per nulla, lui era ancora mio, e io ancora sua.


Forse era tutto un sogno, ma poco importava, bastava fosse speciale quel momento.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 14, 2016 ⏰

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