Parte 7

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Iniziò a dirigersi verso l'uscita dopo che gli ebbi fatto cenno di andare da quella parte.
Poi si voltò verso di me togliendosi il cardigan...
"Prendi che fa freddo..."- mi disse senza guardarmi negli occhi e con tono pacato.
"No, non preoccuparti... Sto bene."- gli risposi cercando di incontrare il suo sguardo. 
"Mettitelo! Hai tutta la schiena scoperta e non voglio che ti ammali. "- il suo tono era diventato severo tutto d'un tratto. Si preoccupava della mia salute e questo mi faceva fantasticare. Poi subito pensai che l'avrebbe fatto con chiunque.
"Va bene..."- dissi ed iniziai ad infilarmelo velocemente.
"Allora, cosa vuoi dirmi?"- chiese con aria un po' scocciata. 
"Non preoccuparti, ti ruberò soltanto 5 minuti e potrai ritornare dentro."
E nel frattempo iniziammo a camminare e a dirigerci verso un'auto.
"Volevo solo ringraziarti per quelle cose che Francis mi ha dato."- gli dissi mentre barcollavo sui tacchi. 
"Non devi ringraziarmi."
"Come potrei non farlo? Mi sento in dovere di dirti almeno un banalissimo grazie."
"Erano tue, ti appartenevano. Ti ha fatto piacere riceverle?"
"Secondo te? È scontato che mi abbia fatto piacere."
"Basta questo. Cosa devi dirmi?"
"Beh..."-iniziai a balbettare- "volevo dirti che mi dispiace per tutto quello che è successo, per come mi sono comportata con te in passato e..."
"Perché me lo dici solo adesso?"
"Perché non sapevo come dirtelo e solo ora ho avuto la mia occasione. Sinceramente pensavo che mi avresti mandata a quel paese e di certo non ti avrei biasimato."
"Non è vero, non avrei mai fatto una cosa del genere. Potevo farlo benissimo anche ora ma sono qui."
"Beh, poi volevo dirti..."
"Perché non mi hai più salutato? Nemmeno un semplice "ciao", non era tanto."
"Lo so. Pensavo che ce l'avessi con me, che mi odiassi. Sembravi fulminarmi con lo sguardo tutte le volte che ti guardavo."

Eravamo vicinissimi ed era più bello di come lo ricordassi. Era ormai un uomo, un uomo stupendo ed io una stupida che l'aveva lasciato andar via. Tutte le volte che non riuscivo a parlare gesticolavo e iniziavo a dargli pugni sul petto. Giuro che non lo facevo per toccargli i pettorali!
"Dammi un altro pugno o un altro schiaffo e giuro che me ne vado!"
"Scusa! Mi viene istintivo, non lo decido io." - gli dissi mentre avevo già poggiato un'altra mano lì-" Scusami! Davvero, te lo giuro, non volevo nemmeno questa volta! Non riesco a controllarmi."

E mi fulminò ancora una volta col suo sguardo penetrante che mi faceva mancare le parole e mi faceva tremare insieme al freddo di quella sera di Marzo.

"Hai freddo. Vogliamo andare in macchina?"
"Va bene..."- dissi stringendo il cardigan e abbassando la testa per sentire il suo profumo sul mio petto.
Non ero mai entrata nella sua auto. Non c'ero quando aveva preso la patente, non sapevo come guidasse, che canzoni ascoltasse. Non sapevo più nulla di lui. 

Erano passati quasi due anni e ormai mi sentivo un'estranea. Non facevo più parte della sua vita e mi venne una fitta allo stomaco. Un colpo al cuore. 

Sumus alpha et omega, principium et finis! A et ΩDove le storie prendono vita. Scoprilo ora