➸𝑪apitolo quattro

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Non sei più sola

"Come siamo belli"

Ci accoglie così il padrone di casa che, non vorrei sbagliarmi, si sta riferendo non solo a mio figlio ma anche a me e la mia amica.

"Ciao niño"

Gli lascio due baci sulle guance mentre lui invece mi sussurra all'orecchio "Ciao a te mami"

Lo ignoro, ma il secondo che perdo a salutare Pedro, Hector e Marc che Pablo ha già rapito Pablito.

Per la prima volta decido di avvicinarmi al quadretto, sedendomi atterra accanto a loro.

"Bablo, bablo"

Noto un estrema dolcezza nei due, come se avessero un legame molto più profondo rispetto a due che si conoscono da pochi giorni.

"Ho dimenticato il suo giochino, quindi ora vorrà stare con te tutto il tempo"

Avverto il calciatore, che nonostante mi dice che non sia un problema, si alza andando probabilmente nella sua stanza a prendere una macchinina rossa.

Quando il mio bimbo la prende in mano è felice come una pasqua. Probabilmente Pablito è molto viziato, visto che tutti i miei parenti e i miei amici amano comprargli giocattoli, ma ammetto di non averlo mai visto così felice e sereno con qualcuno e per così poco.

"Era la mia macchinina preferita di quand'ero piccolo. È una delle poche cose che mi sono portato da quando mi sono trasferito da solo"

Mi racconta Pablo ed io non posso far altro che sorridere intenerita, non mi aspettavo che dividesse queste sui ricordo con me.

"Ti piacciono molto i bambini?"

Gli domando allora, avendo finalmente qualche attimo per parlarci senza dover per forza essere una conversazione di gruppo.

"In realtà non tanto. Mi sento giudicato dai bambini, specialmente dai miei tifosi. Dicono di voler essere come me e mi sento responsabile della loro felicità. In più solitamente sono catastrofe, una volta stavo perfino facendo cadere mio nipote appena nato. Però con Pablo è tutto più semplice. È un amore il niño"

Per la prima volta noto quanto estremamente giovane e bello sia il ragazzo. Non ci avevo dato peso prima, troppo agitata a controllare sempre il mio bambino.

È più grande di me, forse di un anno. Ha una mascella squadrata, occhi da cucciolo ma con varie scintille di emozione, capelli che sembrano molto soffici e un fisico che non posso negare, è un ben di dio.

Forse si è accorto del mio sguardo e ne ho la conferma quando lo trovo a squadrare me.

Non diciamo tanto, probabilmente imbarazzati dalla situazione ma a salvarci è proprio Pablito che mormora di avere sonno.

"Lo puoi portare in camera mia, è presto per andarvene e abbiamo appena ordinato le pizze"

Annuisco, facendomi convincere con una semplicità disarmante.

La sua camera risulta essere molto bella e spaziosa. Tappezzata di medaglie e coppe, con una maglia incorniciata firmata dai più grandi del barcellona. Il letto matrimoniale ha perfino delle lenzuola color barcellona e li mi è impossibile non scoppiare a ridere.

Pablo posiziona due cuscini ai lati di Pablito, in modo che non possa cadere.

"Sei proprio ossessionato"

"Non è ossessione, è passione ed impegno"

Non posso fargli torto, sapendo che questo discorso l'ho intrapreso più volte con mio padre.

"Se vuoi resto un po' io a controllarlo finché non si addormenta, così puoi svagarti un po'"

Mi propone notando che Pablito sia ancora in dormiveglia. Potrebbe infatti scoppiare a piangere da un momento all'altro.

"Ma va, già gli fai da babysitter da due giorni e sarai più stanco tu che io"

"Mami, sei una ragazza di diciassette anni che cresce un figlio da sola e cerca di non chiedere aiuto a nessuno. Sei più stanca tu"

Mentre parla, mi beo dei complimenti che ancora nessuno mi aveva fatto. Tutti tendono a giudicare la mia scelta di tenere un figlio e non badano a quanto sto sacrificando per non fargli mancare nulla.

"Grazie Pablo"

Mossa da un modo di tenerezza lo stringo tra le mie braccia, godendomi per qualche secondo il calore del suo petto ampio.

Mi lascia un delicato bacio sulla testa, sussurrandomi un "non sei più sola ora che hai noi"

➸ Baby daddy || Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora