➸𝑪apitolo undici

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Papi

Tre giorni dopo mi ritrovo a dover prendere un nuovo aereo da Barcellona a Torino. Quando ho detto a Pablito che saremmo andati a Torino lui era felice perché avrebbe visto lo zio Dudu. Nonostante credessi che il bimbo fosse innamorato del papà, ho scoperto che realmente preferisce lo zio visto che passa più tempo con lui.

A prenderci all'aeroporto c'è il nonno che appena vede il piccolo subito si fionda a coccolarlo.

"Allora come state?"

Mi domanda Enrico mentre guida nel traffico per arrivare a casa. Loro non sono di qui, quindi probabilmente ci stiamo dirigendo a casa di Federico.

"Molto bene, voi?"

"Ancora con il voi? Ti ho detto di darmi del tu"

Sorrido alla sua gentilezza, ma noto subito che desidera fortemente aprire un discorso.

"Chiedi pure, Enrico"

Lo spronò mentre Pablito finalmente si è addormentato tra le mie braccia.

"Federico ha detto qualcosa?l"

"Sarò sincera. Voglio chiedere l'affidamento esclusivo. Siamo stati tre mesi a barcellona e lui non si è mai fatto sentire. Ci sta non essere pronti per una cosa del genere, ma non posso accettare che ad un certo punto gli vengano i sensi di colpa e pretenda di avere ancora dei diritti. Non può farsi bello agli occhi di Junior arrivando dal nulla per qualche giorno illudendolo come ha fatto perfino quando abitavamo ancora qui. Con questo non dico che nemmeno voi lo vedrete mai, anzi. Apprezzo tutto quello che fate per il piccolo, quando correte sarete sempre i benvenuti, ma ho bisogno di tutelare il mio bambino"

È impossibile per me rimanere impassibile ad un tale discorso. Sono cresciuta con una madre che dopo il divorzio ha preferito scomparire e quando voleva tornava sperando che quelle briciole che mi dava potessero bastarmi. L'aspettavo ad ogni compleanno, ad ogni natale, ma lei non c'era e questo ha fatto sì che io crescessi con diverse problematiche.

Non riuscirei a reggere la stessa situazione negli occhi di mio figlio. Proprio questo è stato il movente di rappacificazione tra me e mio padre. Mi ha spiegato dopo varie sfuriate che il problema era che io e Federico non eravamo nemmeno fidanzati, come avremmo fatto a mettere su un bambino. Io inizialmente pensavo che ce l'avesse con me perché ero stata irresponsabile, ma lui meglio di me può capire e accettare le mie scelte.

"Hai ragione e da parte nostra troverai solo sostegno. Non pensare che facciamo finta di niente, vediamo quello che sta facendo Federico. Quando gli chiediamo di Pablo certe volte non ricorda nemmeno chi sia e la cosa ci fa stare male, ma non possiamo nemmeno immaginare il tuo dolore. Speriamo che Chicco possa mettere apposto la testa prima che sia troppo tardi, ma è troppo concentrato su se stesso e su Lucia per ragionare"

Apprezzo moltissimo le sue parole, trovando un volto amico anche qui. Non mi giudica ne prova a farmi cambiare idea, probabilmente pensando più che al mio bene a quello del nipote.

In casa ci sono Francesca, la mamma, e Lorenzo il fratello minore. I due accorrono a sbaciucchiare il bambino che, nonostante sia un po' spaesato, è felice di rivedere dei volti amici.

"Ciao tesoro, ti fai sempre più bella"

I complimenti della mamma mi fanno quasi arrossire, perché sembrano così spontanei e sinceri.

"È un piace rivederla, davvero."

Fortunatamente subito il ghiaccio viene rotto e mi sento sempre più libera di parlare.

"Mami, bablo"

Si mette a piangere ad un certo punto il mio bimbo e subito vado nel pallone. Come glielo spiego che siamo in un'altra nazione?

Subito però mi viene in mente che esistono le videochiamate, perciò scrivo un messaggio a Pablo sperando che sia disponibile a farne una.

Fortunatamente mi chiama e mi ritrovo subito il suo bellissimo faccino guardarmi.

"Mami che succede? Andato qualcosa storto? Junior?"

È preoccupato probabilmente a causa dell'ansia che traspariva il mio messaggio.

"Pablito piange e ti chiama, non sapevo che fare"

Subito vengo accecata dal suo stupendo sorriso ed in un attimo il mio telefono passa in mano al bambino.

I due iniziano a chiacchierare in uno spagnolo pessimo, ma solo ora mi rendo conto che ci sono altre persone a circondarci e che ora mi guardano cuoriose.

"Pablo è un mio amico di Barcellona a cui Pablito è affezionato. È anche lui un giocatore della squadra di papà"

Mi sento di giustificarmi per paura che si facciano un'idea sbagliata della questione.

"Ommiodio mio nipote sta parlando con Gavi"

Lorenzo quasi sviene alla notizia ed inizia a sclerare in silenzio.

Dato che si fa ora di pranzo, raggiungo Francesca in cucina per preparare qualcosa in attesa di Federico.

"So quello che hai detto ad Enrico e volevo solo chiederti un favore"

Annuisco, sperando che non mi chieda di cambiare idea.

"Non privare Pablo di poter avere un padre"

Subito faccio per partire alla riscossa, sottolineando che il padre stia provando se stesso al bambino. Non voglio passare per la cattiva, ma ho bisogno di sottolineare che questa situazione non è iniziata per dei miei dispetti.

"Calmati, non parlavo di Federico. Io non so chi sia questo Pablo, non lo conosco. Mi è bastato vedere come mio nipote ha sorriso a vederlo per capire che a questo bambino ci tiene in modo serio. Vedere, poi, come ha calmato te in meno di un secondo mi fa capire che potrebbe essere la persona giusta a farti tornare il sorriso. Federico sta sbagliando, ma penso che tu meglio di altri sappia che si è figli di chi ci cresce, perciò non pensare che a noi non faccia piacere che c'è qualcuno che si prenda cura di voi"

Sorrido alle sue parole, nonostante esse abbia di un peso importante. Sospettare che Pablo possa essere il nostro punto di partenza è azzardato, ma sentirsi dire cose in modo così diretto aiuta anche ad aprire gli occhi.

"Quando Pablo era appena nato sono andata nel pallone, se ti ricordi. Avevo paura perfino a lasciarlo a voi o a mio padre, non stavo mai tranquilla. Ancora oggi è così, ho il bisogno di controllarlo anche ora perché ho paura che gli possa mancare qualcosa. Eppure quando so che sta con Pablo, sono tranquilla. Dal primo giorno mi ha fatto capire che non volesse solo fare lo zietto occasionalmente. È giovane, ha quasi diciannove anni ma passa comunque le serate appresso al piccolo perché vuole, non perché è obbligato"

Mi accarezza la spalla, cercando i miei occhi con i suoi.

"Sareste una bellissima coppia"

Tornati di là troviamo Lorenzo, Pablo e Pablito discutere.

"Lorenzo no le des los dulces que se siente mal"

Subito riconosco il tono del mio sivigliano preferito e accorro capendo che Lorenzo stia dando delle caramelle a Junior.

"Lorenzo se si sente male giuro che ti appendo al muro"

"Mamiii, papi dice no dulces"

Probabilmente non sono l'unica a fermarsi all'affermazione di mio figlio.

Ha appena chiamato Pablo, papi. Nello schermo vedo un sorriso stupito da parte del calciatore, ma non ho tempo per commentare dato che la scena è stata vista anche da Federico.

➸ Baby daddy || Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora