➸𝑪apitolo quattordici

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↳ Tu mujer?

Pablo ovviamente ha deciso di partire la notte stessa alla volta di Madrid per andare nella clinica privata dov'è ricoverato il padre.

Mi sono fatta venire a prendere da Isa, per dargli il tempo di prendere qualche vestito ed avviarsi.

Mi ha chiesto l'unico favore di spiegare la situazione a mio padre per giustificare la sua assenza agli allenamenti di stamattina.

Allenamenti a cui sono stata obbligata ad andare, dato che Isa era più che convinta che fossi troppo agitata per stare da sola.

"Io...non ce la faccio a saperlo stare male"

Ammetto mentre ho il piccolo Pablito tra le braccia. Il bimbo ancora non si è reso conto dell'assenza del suo papi ed è una fortuna vista che questa volta nessuna sorpresa gli avrebbe portato il sorriso.

"Vorresti andare lì?"

"Sì ma non posso lasciare Pablito, lo sai"

"Senti Soledad. Io lo so che per te è difficile, ma un giorno senza di te Junior resiste. Quindi non cagarmi il cazzo e ora fatti accompagnare alla stazione. Ci siamo io e tuo padre che sappiamo cambiare un pannolino puzzolente"

Mi faccio convincere, anche se ho passato comunque tutta la notte a come dare il mio sostegno al sivigliano.

Due ore e mezza dopo, fermo un taxi che mi porta direttamente alla clinica privata. Non so come farò ad entrare, anche perché potrebbero prendermi per una fan impazzita.

A salvarmi è Aurora, che sta prendendo un caffè al distributore. Ha gli occhi rossi dal pianto, ma appena mi vede si apre comunque in un piccolo sorriso.

"Soledad, che piacere averti qui"

Mi stringe a se e io rafforzo la presa sapendo quanto stia male in questo momento.

"Vieni, stanno Gavi e mamma ad aspettare qualche notizia. Gli farà piacere saperti qui"

All'inizio del corridoio mi fermo un istante. a vedere madre e figlio distrutti dal dolore e mi pento di essere venuta qui. Non dovrei intromettermi in una situazione così complicata, eppure appena Gavi mi nota i suoi occhi si illuminano.

"Sole"

Subito lo raggiungo, abbracciandolo forte come ieri non avevo avuto opportunità di fare.

"Pablo"

Le sue lacrime calde bagnano la mia maglia, ma poco mi importa adesso. Gli accarezzo i capelli con una dolcezza che riservo solo a mio figlio. In questo momento penso che Gavi abbia bisogno solo del massimo supporto.

"Piacere io son-"

Mi presento alla mamma, che però mi abbraccia senza farmi continuare.

"Tu sei la ragazza di Pablo, mi parla sempre di te. Mi fa piacere averti qui"

Arrossisco a quella affermazione, mentre Pablo impreca ripetendole che non siamo fidanzati.

"Io sono Ana"

Mi porge la mano e sta volta l'affetto con decisione.

"Si sa qualcosa?"

Mi siedo su una delle sedie metalliche, trovandomi a tenere la mano ad entrambi i figli dell'uomo ricoverato.

"Dovrebbe essere fuori pericolo, ma finché non si sveglia nulla è certo"

Le ore trascorrono e almeno la mia presenza aiuta un po' le loro menti a distrarsi. Non a caso, quando Pablo va in bagno per qualche minuto, la mamma subito si fionda a farmi domande.

➸ Baby daddy || Pablo GaviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora