8. Viola

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Non avevo dormito per niente. I motivi erano due.
Uno: il fatto di aver vinto quel corso. Due: luca che mi aveva sorpreso con tutte le carinerie. Quasi, non ci credevo che lui potesse mai dirmi quelle cose per incoraggiarmi. Soprattutto, perché uno come lui che in mezzo alle scale diceva del sughetto pensavo che vi avrebbe preso un giro assaggiando la mia torta.
Non ho fatto altro che girarmi e rigirarmi nel letto senza trovare minimamente sonno. Questa mattina mi sono poi alzata dal letto, controvoglia, cercando qualche pasticceria o cucina che mi aiutasse nella formazione così da arrivare pronta a il nuovo corso che ho già adocchiato. La ricerca è stata un fallimento, Milano è grande ma non aiuta particolarmente.
Il campanello suona, in pigiama ancora decidi di aprire. Luca è davanti a me con una busta bianca.

«non dovrebbe essere a lavoro?»

“ buongiorno ”
“ buongiorno anche a te. Ma non dovresti essere a lavoro tu o comunque con la tua ragazza visto che hai detto ieri che ne hai una?” chiedo, facendolo comunque entrare.
“ oggi giornata libera. La nuova ragazza deve imparare a cavarsela da sola e il capo ha deciso di farmi restare a casa. Ecco, Bianca invece è in giro con la sua migliore amica. Spero, trovi un lavoro anche lei altrimenti con il mio stipendio finiremo in mezzo alla strada di questo passo. ”
“ah! Non lavora?” scuote la testa. Appoggia la busta bianca sul tavolo. Si toglie la giacca. Resto qualche minuto ad ammirarlo. Ha un fisico che lascia senza fiato.
“ è stata licenziata da poco. ” afferma con la voce molto calda. “ ho portato dei cornetti alla crema appena presi caldi dal bar qui all'angolo. ”
“ sei venuto per farmi coraggio?”
“ in realtà, volevo vedere che non ti fossi troppo abbattuta dopo la decisione della giuria di ieri. Eh sì, è vero, anche io avevo peccato di ingenuità ma io non avevo ancora assaggiato niente. Quindi puoi ben capire che ero assolutamente graziato” ridacchiò.
“ ti sei graziato da solo ”
“ un po'. Vorrei un caffè, si può avere?”
“ certo. ” metto a fare la moka sul fuoco. Mi guarda. Il silenzio cala intorno a noi, ma non lo sento assolutamente pesante come se in realtà uno dei due aspettasse la mossa dell'altro.
“ comunque non mi sono per niente abbattuta. Stamattina già cercavo qualcosa ma non ho trovato nulla”
“ cerca ancora. Anche domani. Dopodomani vedrai qualcuno che ti aiuti c'è sempre”
“ cosa vuoi diventare il mio psicologo preferito?” scoppia a ridere. Verso il caffè nelle tazzine una volta uscito del tutto. Passo la zuccheriera ma lui non ne vuole.
“amaro come la vita!”
“ per carità! Sei proprio il mio opposto. Io senza zucchero nel caffè sarei già morta. ”
“ esagerata!” prendo il cornetto dalla busta e fa lo stesso anche lui. Le nostre mani si sfiorano per qualche secondo, come i nostri occhi. Nessuno dei due accenna a spostare lo sguardo. Sento i brividi lungo la schiena. Sento che sta potrebbe scattare qualcosa da un momento all'altro. Distolgo lo sguardo, imbarazzata e morsicò il cornetto. Come se l'unica cosa che potesse aiutarmi era quel dolce pieno di crema.
“ hai mai pensato di creare un dolce per qualcuno di importante?” mi chiede buttando giù il caffè.
“ si. Esiste già. Una torta alle mandorle dedicata a mio nonno, lui non c'è più ma la amava follemente ogni volta che la facevo. Torna Nino.”
“ me la farai assaggiare un giorno?” scatto in aria.
“ no” rispondo subito. “ quando uno assaggia quella torta vuol dire che fa parte della mia famiglia a tutti gli effetti. E tu non ne fai parte” respiro “ quella torta ha un valore troppo importante per me. Per fartela così dal nulla. Non sei nessuno. ” le dico.
Era come se mi fossi bruciata all'improvviso.

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