La mia memoria era una galleria di immagini che sfrecciavano veloci, sentivo tanti rumori, pensai fossero delle voci, avevo un mal di testa atroce.
Feci dei respiri profondi, ero coricata su una superficie morbida, mi alzai lentamente, i rumori che sentivo erano dei macchinari attaccati alle mie braccia.
"Ma che cazzo..."
Mi guardai intorno confusa, stavo sognando, dove era mio padre, cosa diavolo era successo.
Sentì dei respiri, un ragazzo era addormentato su una sedia, mi scappò un urlo terrorizzato, chi diavolo era quello.
Mi alzai di colpo staccando i tubi dalle mie braccia, fortunatamente avevo ancora i miei pantaloncini e la mia felpa, il ragazzo si alzò sorridendomi , era uno psicopatico o peggio un pervertito, volevo scappare via ma la mia gamba era fasciata e faceva troppo male.
"Non ti avvicinare pervertito!" Gli urlai lanciandogli le cose che trovavo.
"Che diavolo sta succedendo?" Domandò un uomo dai capelli castani entrando in stanza.
"Aspetta Dick?" Domandai, lo abbracciai, mi era mancato così tanto.
"Che cosa ci faccio qui chi sono queste persone?" Domandai
"Fai un respiro profondo siediti e ti spiegherò tutto" Mi disse Dick.
Feci come mi disse, avevo un male atroce ala gamba.
"Ieri ti ho trovata attaccare con dei fulmini degli elicotteri militari, cosa volevano da te, come riesci a farlo?" Mi domandò gentilmente.
Cercai di ricordare quello che fosse successo poi mi tornò in mente l'accaduto, non sapevo se fidarmi, ma lui era Dick potevo fidarmi di lui.
"Avevo appena litigato con i miei genitori e scappai in un parco dietro casa, non so cosa sia, ma quando la rabbia mi acceca sento una scossa percorrermi le vene, dalle braccia poi dalle mani mi escono questa saette e dei fulmini che non riesco a controllare, va avanti così da un paio di mesi, la polizia mia vista e hanno chiamato dei militari..." Dissi in lacrime.
Dick mi abbracciò, mi era mancato da morire ma non volevo questa vita.
"Voglio tornare a come ero prima non voglio ferire nessuno..." Dissi.
"Laila mi dispiace per quello che hai passato, ma non posso mandarti in dietro non in queste condizioni." Mi disse.
Dick disse agli altri di lasciarci soli.
"Non ti avevo riconosciuta in Tv ma in quel palazzo ti ho vista così ferita e distrutta, ti voglio troppo bene per lasciarti andare via così"
Restai in silenzio.
"Ascolta, so che rivuoi vedere i tuoi genitori e continuare la tua attività da modella, ma in anzi tutto dobbiamo occuparci della tua ferita e dobbiamo per forza controllare i tuoi poteri".
Cercai di controbattere poi mi disse.
"Non vuoi uccidere nessuno giusto? Allora prima impari a controllarmi prima potrai andartene se lo desideri."
Guardai il pavimento cercando di non scoppiare in lacrime.
"I ragazzi che hai visto prima hanno delle abilità speciali e un passato doloroso, li ho aiutati a controllare le loro abilità per difendere la nostra città e oltre anche solo per difendersi, non è mio interesse obbligarti a stare qui, voglio solo che non venga rinchiusa in un laboratorio o in una prigione." Concluse.
Mi sistemai sul lettino e lui mi riattaccò la flebo e i vari dispositivi per controllare il mio stato, poi mi lasciò da sola, ci pensai per tutta la notte, non volevo scappare, odiavo la mia vita da modella, non avevo molti amici a parte mia cugina e il mio amico d'infanzia, magari mi sarei trovata bene, ammiravo i super eroi da quando ero bambina, Wonder Woman era la mia preferita in assoluto, magari la avrei conosciuta, mentre riflettevo a cosa fare, una dei ragazzi di prima mi raggiunse, aveva una benda al occhio, le feci segno di sedersi accanto a me e cosi lei fece.
"Vedo che sei ancora sveglia" Mi disse.
"Si... stavo pensando a cosa fare" Risposi.
Mi sorrise divertita.
"Su questo lettino ho passato un'intera settimana, ero identica a te solo che io non volevo essere aiutata ma volevo scappare, non hai idea di quante ore ho passato a riflettere se rimanere o meno, poi mi sono trovata bene, quei ragazzi sono una rottura di scatole ma sanno come non farti sentire sola." MI confessò
Ascoltai ogni parola interessata.
"Mi chiamo Rose" Si presentò.
"Laila"
"Lo notato qui sei piuttosto popolare" Mi disse scoppiando a ridere.
"Ti sento stronza!" Urlo una voce maschile dal corridoio.
Non avevo la minima idea di quello che stessero dicendo ma mi fece ridere.
"Lo vuoi un consiglio?" Mi domandò.
Annuì.
"Resta, se ti passa anche solo in mente l'idea di andare per la tua famiglia o stronzate del genere ricordati di restare è tutta un'illusione, li fuori nessuno ti accoglierà come farà questa gente, sono davvero insopportabili a volte, ma non ci si annoia mai, è gente buona anche se qualcuno è un po' strano"
Scoppiammo a ridere.
"Posso farti una domanda?"
"Certo dimmi" Risposi.
"Come conosci Dick?" Domandò
Restai in silenzio per un po'.
"Da bambina ho perso mia madre in incendio dove lavorava, era la migliore amica della madre mi Dick, mi ricordo che passavo l'estate da lui e andavo al circo solo per vederlo, quando sono morti i suoi genitori non potevo assistere perche la mia matrigna mi aveva distrutto la vita con la carriera da modella ho cominciato alla tenera età di otto anni, poi siamo andati in spagna e abbiamo perso contatti fino ad ora, sono tornata negli Stati Uniti solo da un paio d'anni." Confessai.
"Mi dispiace molto" Mi disse.
"E per cosa? Ora sono qui" Dissi sorridendo, era una sensazione piacevole quella di aver rincontrato Dick.
"Bene ora ti lascio riposare, domani ti presento gli altri e poi penso che Dick abbia già organizzato qualcosa per te.
"Va bene grazie" Dissi.
"Buonanotte allora" Mi disse prima di alzarsi.
"Buonanotte"
Chi lo avrebbe mai detto che avrei rincontrato un caro amico in una situazione del genere, sospirai, grazie a dio sono capitata da lui e non in mani sbagliate, questo posto era davvero interessante, poi Dick era diventato molto più bello chissà se aveva una fidanzata, di sicuro volevo conoscerla.
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"Ci chiamavano ragazzini" [Jason X Rader]
FanfictionLaila Garcia è una ragazza di 17 anni che vive a Los Angeles, è una ragazza benestante che vive con il padre e la matrigna, fa la modella, la madre morì quando era piccola e da lì la sua vita non fu semplice. Una sera tempestosa scappò di casa dopo...