Dolore, una parola che da bambini paragonavamo ad una sbucciatura al ginocchio o un graffio tagliandosi con un foglio di carta, quando si cresce si scopre il mondo da soli, scopriamo delle cose che i nostri professori o parenti non ci insegnano, quando si cresce il dolore diviene parte di noi, ci distrugge dopo di ché ci mangia lentamente da dentro e poi impariamo a conviverci, le delusioni accumulate, la rabbia repressa e un cuore infranto ci fanno perdere il controllo delle nostre emozioni, ognuno reagisce in modo diverso.
Era notte fonda, le coperte calde avvolgevano il mio corpo gelido, pensai alla delusione che provavo nei confronti di quel uomo che chiamavo padre, quel ingrato, sospirai sentivo i nervi irrigidirsi poi mi voltai e guardai Jason seduto sulla sedia con le braccia incrociate sul mio lettino e la testa poggiata sopra, in quel momento mi venne in mente una frase detta da mia madre quando abitavamo negli Emirati.
"Una famiglia non è un legame di sangue, sono uno o molteplici cuori che battono allo stesso ritmo"
Me la disse quando litigai con una mia cugina e venne una mia amica a consolarmi con un gelato, non so come sia possibile ma ricordo tutto di mia mamma anche se è morta quando avevo dieci anni, ricordo il suo profumo, era dolce, quando mi abbracciava il suo profumo mi dava la sensazione di cannella, zucchero, rose rosse, sabbia tra le dita e sole caldo, quando finivo di studiare andavo da lei sfinita, lei era sul divano appena tornata da lavoro e mi faceva segno di abbracciarla, mi buttavo tra le braccia e potevo dormire per ore, quando si separò con mio padre andò a vivere in una villa luminosa con un giardino immenso e tanti animali ovunque, amavo stare da lei, stare a casa con Daniela e mio padre era triste e freddo, con lei sorridevo e sentivo la mia anima calda e tranquilla, il suo sorriso era bellissimo.
Sospirai, una lacrima mi rigò il viso al solo pensiero, mi mancava molto, non sapevo se mio padre o Daniela fossero morti, non mi importava, in ogni caso la mamma li avrebbe guardati dal alto nel paradiso mentre loro bruciavano al inferno, Jason non mi aveva lasciato la mano da quando mi avevano ricoverata, la stinsi e sorrisi, si stropicciò gli occhi e poi sorrise con gli occhi spalancati.
"Laila mio dio sei sveglia!" Esclamò felice, mi abbracciò con delicatezza.
"Grazie di essermi stato accanto" Gli dissi, si spostò guardandomi poi mi carezzo il viso.
"Veglierei su di te giorno e notte, sempre" Mi sussurrò.
Gli carezzai il viso e sorrisi persa nei suoi occhi, lo avvicinai per baciarlo a fior di labbra, quel ragazzo era unico, quando ci separammo lui tornò a sedersi senza mai lasciarmi la mano, poco dopo ci addormentammo, la mattina seguente i medici controllarono le mie statistiche vitali e condivisero i risultati, mi spostarono in una camera di riabilitazione dove mangiavo molte proteine, avevo diritto a parecchie ore di sonno e mi prescrissero anche delle ore di allenamento con un insegnate nel pomeriggio a partire dal giorno a seguire, vennero i Titans a visitarmi, Jason era sempre accanto a me, mi lasciava la mano solo per abbracciare la mia nuova famiglia, Garfield aveva gli occhi rossi, mi portò un mazzo di rose e lo ringraziai con un abbraccio, Rachel e Kory erano preoccupatissime quando mi videro sorridere si tranquillizzarono.
Purtroppo gli adulti dovettero andare, Kory mi abbracciò, Dawn mi baciò la fronte mentre gli atri mi salutarono con un cenno, restai nella stanza con Jason sulla sedia affianco, Garfield seduto ai miei piedi, Rachel in piedi accanto a Dick vicino alla finestra e Rose seduta su una poltrona alla mia sinistra, parlammo del più e del meno.
"Il cibo è buono?" Domandò Gar.
"No è disgustoso" Risposi scoppiando a ridere.
"Domani ti cucino una lasagna meriti un buon piatto durante questa tortura" Disse, sorrisi intenerita dalla sua ingenuità e gentilezza, Jason sbuffò.
"Idiota non può mangiarla ne altre robe simili sta seguendo una dieta per stare meglio" Disse Jason irritato, Garfield mi guardò tristemente.
"Scusa non ne avevo idea, non volevo farti sognare un bel piatto o farti stare peggio perdonami" Si scusò.
"Ehi è tutto okay, sto facendo del mio meglio, tra poco uscirò da qui e divertiremo come prima te lo prometto" Dissi per rallegrarlo, lui sorrise sollevato.
"Quando uscirai ti aspetterà un buon piatto italiano e un dessert da urlo" Mi disse.
"Perfetto lo metto come obbiettivo ce la metterò tutta non ti deluderò" Risposi, Gar sorrise amareggiato poi gli scese una lacrima, lo guardai, mi faceva così tanta pena.
"Vieni qui" Dissi spalancando le braccia, lui non ci pensò due volte e si fiondò tra di esse piangendo.
"Mi fa malissimo vederti così" Disse, probabilmente aveva dei brutti ricordi riguardo la sua famiglia, gli carezzai la chioma verde sussurrandogli che tutto era okay, gli asciugai le lacrime sorridendo per rassicurarlo, lui sorrise e tornò a sedersi.
"Vedi di uscire presto da qui che ti devo stracciare a COD" Disse Rose, sorrisi divertita.
"Come se riuscissi ti farò a pezzi" Dissi poi scoppiammo a ridere.
Poco dopo un'infermiera entrò nella stanza guardandomi tristemente.
"Signorina Garcia, è un immenso dispiacere venire da lei in questo momento ma le devo comunicare che suo padre e la sua matrigna sono deceduti ieri sera, le mie più sentite condoglianze" Disse.
Continuavo a ripetermi quanto odiavo mio padre che era cambiato, ma perché mi sentivo come se il mondo mi fosse appena crollato addosso?
"O mio dio Laila mi dispiace tantissimo" Disse Rachel venendo verso di me.
"Condoglianze Lily" Disse Dick.
"Amore mi dispiace" Disse Jason.
Feci segno a tutti che stessi bene, poi l'infermiera continuò.
"La devo informare che purtroppo essendo minorenne devo assolutamente confidarla ad un rappresentate legale, preferisce che chiami i suoi parenti materni o paterni?" Domandò.
Guardai Dick e lui sorrise.
"Non c'è ne bisogno, la famiglia Garcia abita in Spagna mentre i suoi parenti materni abitano negli Emirati Arabi, mi propongo come suo tutore legale, se ovviamente lo vuoi Lily" Disse Dick.
"Certo che lo voglio" Risposi sorridendo.
"Perfetto Signor Grayson la prego di raggiungermi in ufficio per chiamare il tribunale e firmare i documenti.
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"Ci chiamavano ragazzini" [Jason X Rader]
FanfictionLaila Garcia è una ragazza di 17 anni che vive a Los Angeles, è una ragazza benestante che vive con il padre e la matrigna, fa la modella, la madre morì quando era piccola e da lì la sua vita non fu semplice. Una sera tempestosa scappò di casa dopo...