otto.

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21 novembre 2022 / 20:26 pm
Qatar



Maya non parlava con Jamal da cinque giorni. Non ci parlava a mensa, non ci parlava durate gli allenamenti, non ci parlava quando i ragazzi la invitavano a bere qualcosa con loro e lui se ne stava sempre in disparte, a giocare con la cannuccia del drink mentre intorno a lui il mondo continuava a girare placido come una medusa. Quella situazione era tremenda per Maya, che da cinque giorni non faceva altro che darsi la colpa per quello che era successo, perché era soltanto a causa sua se aveva perso Jamal, e questo non poteva assolutamente perdonarselo.

«Maya.»

Maya era scattata sul posto quando aveva sentito la voce del mister. «Mister, mi dica.»

«Vai da Bellingham, dice che gli serve il tuo aiuto.»

Anche se stranita, Maya aveva annuito al suo "ordine" ed era entrata in campo, dove i giocatori di entrambe le squadre stavano facendo il riscaldamento pre partita, accompagnati dagli applausi e i cori dei loro tifosi sugli spalti. Quella era una cosa totalmente nuova per lei, ed era così bello che si era pentita di non essere mai andata ad una partita, ancora di più ora che la sua amicizia con Jamal era finita.

«Hey, il mister mi ha detto che hai bisogno di me, che succede?»

Jude aveva fatto spallucce, continuando a palleggiare con il pallone. «Niente, è tutto apposto.»

«Allora perché mi hai chiamata?»

«Perché sembravi un cadavere in piedi lì da sola, così ho pensato che facendoti venire qui ti saresti ripresa un po'.»

Maya gli aveva sorriso. «Grazie, Jude.»

«Non è niente.» anche lui aveva sorriso, lasciando il pallone sul prato. «Dammi qualche esercizio, forza.»

«Sei sicuro di stare bene?»

«Me la sto facendo sotto dall'ansia, ma sto bene.»

«Andrai alla grande, ne sono sicura.»

«Lo spero.»

«Piega di più la schiena.»

«Così?»

«Sembri mio nonno, Jude.»

«È bello come me?»

Maya si era messa a ridere. «Idiota.»



















«Buon primo tempo ragazzi, bravi.»

Mentre il mister si complimentava con la squadra per l'ottimo primo tempo, Maya non faceva altro che guarda Jamal, che al contrario degli altri sembrava arrabbiato, ma d'altronde era comprensibile, aveva sbagliato due gol praticamente a porta vuota, era normale che stesse così. In quel momento, Maya avrebbe tanto voluto mandare a fanculo tutto e avvicinarsi a lui per abbracciarlo, come aveva fatto ogni volta che lo aveva visto così dopo una partita andata male.

Per tutto l'intervallo, il mister aveva ripassato alcune formazioni d'attacco, gli aveva fatto notare cosa non era andato bene in alcuni momenti e cosa non gli era piaciuto, e i ragazzi lo ascoltavano con gli occhi e le orecchie sbarrati, perché ogni singola cosa sarebbe stata d'aiuto per vincere la partita, non importava che fossero in vantaggio di tre gol, perché nel calcio poteva succedere di tutto e bastava anche solo un piccolo errore per rovinare tutto.

«Ascoltatemi.» il mister si era messo al centro della stanza, così che tutti lo sentissero forte e chiaro. «Siamo solo alla prima partita, ma questo non significa che dobbiamo prenderla alla leggera, sono avversari duri e difficili da superare, perciò impegniamoci al massimo e portiamo a casa la vittoria, chiaro?»

«Chiaro.»

«Bene, ora andiamo, e forza Inghilterra.»

«Forza Inghilterra!»

Maya aveva sorriso, era bello vedere come quei ragazzi, che infondo erano come tanti altri al mondo, così pieni di passione e devoti al loro paese. Maya era sempre stata convinta che lo sport, in qualche modo, unisse il mondo, che la passione per una cosa potesse dare modo a tante persone di conoscersi, guardare una partita allo stadio insieme, mentre si gustavano una birra, anche se era la più scadente del mondo, ma che a loro sembrava la cosa più buona mai esistita, solo perché erano insieme.

Mentre uscivano dagli spogliatoi, Maya aveva rivolto un altro sguardo a Jamal, che camminava in fondo al gruppo con la testa bassa e probabilmente un milione di pensieri nella mente. A Maya faceva male da morire vederlo così, ma stava ancora più male per il fatto che non potesse fare nulla, perché ormai non erano più amici e Jamal non aveva bisogno di lei, non più almeno.

Al ritorno in campo, Maya si era seduta di nuovo al suo posto in panchina, vicino al preparatore atletico e al suo assistente, che durante tutto il primo tempo non avevano fatto altro che metterle ansia con i loro discorsi su qualche ipotetico infortunio a cui avrebbero dovuto lavorare dopo la partita. Maya sperava davvero con tutto il cuore che nessuno di loro si facesse male, specialmente Jude e Jamal, o avrebbe perso definitivamente ogni facoltà mentale.

«Quello è fallo, stronzo!»

«Calmati, se l'arbitro ti sente ti ammonisce.»

«Ma gli ha dato una spinta.»

«Lo so, però fa come ti ho detto.»

Maya aveva sbuffato contrariata e aveva incrociato le braccia al petto, tenendo lo sguardo sempre fisso sul campo e saltando in aria come una molla ogni volta che c'era un'azione promettente per l'Inghilterra. Non avrebbe mai pensato di sentirsi così carica di adrenalina durante una partita, ma ora che lo sapeva era sicura che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di andare il più spesso possibile allo stadio.

«Chi esce?»

«Mount.»

Maya aveva annuito, riportando lo sguardo sul campo per assistere ai cambi, un po' confusa dal criterio con cui il mister li aveva fatti, ma senza proferire parola, infondo non erano affari suoi, lei doveva interessarsi solo alla preparazione atletica dei giocatori, non al loro minutaggio o chi veniva sostituito con chi. Per questo, ignorando il resto, aveva continuato a guardare la partita con gli occhi quasi fuori dalle orbite, per non perdersi nemmeno un singolo passaggio.

Non aveva distolto lo sguardo nemmeno quando aveva visto Trent calciare la palla così forte che era finita dall'altra parte del campo, proprio sui piedi di Jude, che aveva iniziato a correre come una saetta verso la porta avversaria, saltando qualsiasi giocatore si mettesse tra lui e quella maledetta porta. Maya lo aveva visto fermarsi solo quando era stato accerchiato da tre avversari e così, resosi conto che non poteva proseguire oltre, aveva passato la palla a Jamal, fermo a qualche metro da lui.

È la tua occasione, Jami. Era quello a cui Maya aveva pensato, mentre ormai in piedi per l'agitazione lo guardava sfrecciare in mezzo al campo, dribblando chiunque gli si parasse davanti. Era uno spettacolo guardare Jamal giocare, Maya lo aveva sempre pensato e saputo, per questo si pentiva più di qualsiasi altra cosa al mondo di non essere mai andata ad una sua partita, soprattutto perché vederlo segnare in quel modo dal vivo, dopo un'azione così, era semplicemente la cosa più bella del mondo.

Ed era ancora più bello vederlo sorridere, vederlo abbracciare i suoi compagni di squadra, che lo festeggiavano come fosse il primo gol della sua vita. Ma più di tutto, più di qualsiasi altra cosa al mondo, era bello vederlo esultare mimando quella M con le dita, proprio davanti ai suoi occhi, mentre la guardava e le sorrideva in quel modo così bello, come solo lui sapeva fare.

Maya gli aveva sorriso, con gli occhi lucidi. «Bravo, Jami.»

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