dieci.

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26 novembre 2022 / 00:29 pm
Qatar




La seconda partita della nazionale Inglese contro quella degli Stati Uniti era finita con un pareggio e una quantità di frustrazione da parte dei giocatori Inglesi che Maya faceva fatica a reggere. Erano tutti arrabbiati, tristi e abbattuti per non essere riusciti a vincere, ma allo stesso tempo si consolavano con il fatto che erano ancora in corsa per passare il turno, grazie alla vittoria della prima partita e ai sei gol segnati.

Maya non riusciva a sopportare quel clima, era già abbastanza abbattuta e instabile di suo, per questo non appena erano tornati dallo stadio era corsa nella sua stanza d'hotel, per stare da sola e passare la serata a ripensare a quello che era successo con Jamal, perché infondo Maya era questo: autoflagellazione, auto sabotaggio e masochismo a livelli difficilmente comprensibili dal cervello umano.

Si era rintanata nella sua stanza già da un'ora, senza dare spiegazioni a nessuno, nemmeno a Jude, che aveva provato in tutti i modi a coinvolgerla nella loro piccola uscita per bere qualcosa tutti insieme dopo la partita, ma non ci era riuscito, così l'aveva lasciata stare e le aveva augurato la buonanotte, dicendole che se avesse avuto bisogno di lui bastava chiamare, e sarebbe corso immediatamente. Maya non gli sarebbe mai stata abbastanza grata per quello che faceva per lei ogni giorno da quando era iniziato quell'inferno.

Quella sera era così triste che non aveva nemmeno voglia di vedere un film, per questo si era semplicemente buttata sul letto ed era rimasta a fissare il cielo fuori dalla sua finestra per tutto il tempo, nel silenzio della notte, fino a quando non aveva sentito qualcuno bussare alla sua porta. Lo sapeva che era Jude, probabilmente voleva sapere come stesse, per questo si era costretta ad alzarsi ed era andata ad aprire, trovandosi davanti l'ultima persona che pensava di vedere non solo quella sera, ma in vita sua.

«Ciao.»

«Ciao.»

«Sono passato per darti questo.»

Maya lo aveva guardato confusa. «Che cos'è?»

«È un modellino dello stadio del Bayern, l'ho comprato ieri.» Jamal aveva fatto spallucce, infilando le mani nelle tasche dei pantaloncini che usava come pigiama. «Ho pensato che potesse piacerti.»

Quella era l'ultima cosa che Maya si aspettava, sapere che le aveva comprato qualcosa, sapere che pensava ancora a lei nonostante tra loro fosse tutto finito, e che, forse, la portava ancora con sé. Era così inaspettato che aveva sentito gli occhi farsi lucidi, così inaspettato che non aveva pensato a nulla, non aveva pensato al fatto che avessero litigato, che non fossero più amici, che lui non fosse più il suo punto fermo, e lo aveva abbracciato forte, come non faceva da troppo tempo.

«È bellissimo, grazie.»

Jamal aveva ricambiato la stretta, e Maya si era sentita di nuovo a casa. «Sono felice che ti piaccia.»

Maya non aveva risposto, non aveva più niente da dire, in quel momento voleva solo stare tra le sue braccia fino a quando avrebbe potuto, prima di tornare a quella realtà tremenda che stava vivendo da più di una settimana. Era un incubo svegliarsi la mattina e sapere di non avere più Jamal lì con lei, che lo aveva così vicino, eppure così lontano, come non lo aveva mai sentito nemmeno quando lei era a Chelsea e lui a Monaco, a chilometri e chilometri di distanza.

«Scusa.»

Maya aveva spalancato gli occhi, alzando il viso per guardarlo. «Cosa?»

«Ho detto scusa.»

«Perché ti stai scusando?»

«Perché ho dubitato di te.» Jamal le aveva accarezzato la guancia, spostandole i capelli dal viso per guardarla meglio. «Non lo meritavi, quindi scusami.»

«No, ti prego, sono io quella che deve scusarsi, non tu, perciò non farlo.»

«Avrei dovuto accettare il fatto che non vuoi dirmi certe cose, sono affari tuoi, non miei.»

«Io volevo dirtelo, davvero. Solo che non sapevo come, non ero sicura nemmeno io di cosa fosse, per questo non te l'ho detto.»

Jamal le aveva sorriso. «È tutto okay, davvero.»

«Quindi posso venire a Monaco da te dopo la laurea?»

«Ti ci porto io a Monaco con me, May.»

Maya aveva sorriso come una bambina. «Mi sei mancato tantissimo, Jami.»

«Anche tu, da morire.» le aveva lasciato un bacio sulla fronte, prima di abbracciarla di nuovo. «Scusa se ti ho detto che sarebbe stato meglio che non venissi a Monaco, non so cosa mi sia preso.»

«Va tutto bene, tranquillo.»

«Non volevo farti stare male.»

«È tutto passato, Jami, non pensiamoci più.»

Jamal aveva sospirato, nascondendo il viso tra i suoi capelli. «Sei troppo importante per me.»

«E tu lo sei per me, tantissimo.»

«Sono felice che siamo tornati, mi sentivo vuoto senza di te.»

«A chi lo dici.» aveva sussurrato, con la testa appoggiata al suo petto e la maglietta del suo pigiama stretta tra le dita. «È stato terribile, mi sento così in colpa.»

«Non è colpa tua, sono stato io a fraintendere tutto, perciò non darti colpe che non hai.»

«Invece è colpa mia, avrei potuto semplicemente dirti del bacio con Jude, invece te l'ho tenuto nascosto e ti ho fatto dubitare di me. Sono un'idiota, è colpa mia.»

«Smettila di trattarti così, altrimenti sto male.»

Maya si era stretta maggiormente a lui. «Scusa.»

«Vieni, guardiamoci un film.»

«Non sei stanco?»

«Ho tutta la vita per dormire.»

Maya gli aveva sorriso. «Bambi.»

Jamal, invece, aveva accennato una risata. «Già.»

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