𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏

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'Era la mia vita, ma in quella notte
di silenzi e parole taglienti , iniziai
a chiedermi se stessi davvero
vivendo o solo scappando.'
#SarysBooks

APHRODITE •

Le luci al neon del Neon Club pulsavano come un cuore che batteva, più vive e frenetiche di quanto mi sentissi io in quel momento. Erano le luci a catturare l'attenzione, a sedurre, a rendere tutto più mistico e sfuggente. Io? Ero solo la figura che si muoveva al centro di quella scena, con la pelle che brillava sotto quei riflessi viola e blu. Mi dicevo sempre che bastava non guardare troppo la folla, tenere lo sguardo distante, indifferente. Non concedere mai niente.
Eppure, quando i miei occhi si fermarono su di lui, non potei fare a meno di irrigidirmi, come se mi fossi scontrata con un muro invisibile. Aaron. Non potevo sbagliarmi: era lui. Seduto lì, con quell'aria strafottente, come se nulla di tutto questo lo disturbasse. Lui, il migliore amico di mio fratello. Che diavolo ci faceva lì?
Non era il tipo da Neon Club, o almeno, così pensavo. Lui era il ragazzo delle serate tranquille, del "non bevo troppo perché devo guidare", del "tranquilla, ci penso io". Insomma, il ragazzo perfetto agli occhi di mio fratello e, con ogni probabilità, di tutto il suo gruppo di amici. Ma in quel momento, seduto lì a fissarmi senza alcuna esitazione, sembrava tutto fuorché il tipo tranquillo. E mi dava sui nervi.
Quando scesi dal palco e mi avvicinai a lui, cercai di mantenere la calma. Ogni passo era studiato, ogni movimento volutamente lento. Non avevo intenzione di lasciargli capire quanto la sua presenza mi disturbasse.

- Non ti aspettavo qui, -
dissi, tenendo la voce bassa e piatta. Sapevo che avrebbe colto il messaggio, sebbene non mi aspettassi davvero che se ne andasse.

- Nemmeno io pensavo di vederti... così. -
La sua voce era bassa, quasi divertita, mentre il suo sguardo percorreva ogni dettaglio di me, fermandosi troppo a lungo. Ero abituata agli sguardi degli altri uomini, ma il suo era diverso, più provocatorio, come se stesse cercando di sfidarmi.

Mi costrinsi a restare impassibile, a ignorare quella strana sensazione che mi pizzicava sotto pelle.

- E allora non guardare,-
replicai, fredda, stringendo le braccia al petto.
- Non sei obbligato a restare. -

Ma lui non si mosse. Al contrario, si rilassò contro lo schienale della sedia, come se stesse trovando divertente la mia irritazione.

- Magari non sei tu a dovermi dire cosa fare, Aphrodite. -

Sentii il mio viso riscaldarsi, un lampo di rabbia e fastidio. Lui, che mi chiamava per nome, come se fossimo amici, come se sapesse davvero chi fossi. Non eravamo amici. E non aveva il diritto di starmi addosso in quel modo, di farmi sentire così esposta.

- Non sei nessuno per parlare con me così,
Aaron -
ribattei, cercando di nascondere l'agitazione nella mia voce.
- E se sei qui per dirmi che cosa pensi di me o di quello che faccio, puoi anche andartene. -

Ma lui sorrise, e quel sorriso aveva un'ombra di sfida.
- Non preoccuparti, non sono qui per moralizzare. Piuttosto... sono curioso. -

Curioso. Certo. Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo.
- Be', non farti illusioni. Non troverai niente di interessante qui. -

Mi voltai, pronta a lasciarlo lì, a svanire nella penombra del locale come avevo imparato a fare ogni sera. Ma sentii il suo sguardo su di me, ancora più pesante, come una domanda non detta, una sfida lanciata nel silenzio. E in quel momento mi resi conto che, nonostante tutto, quell'incontro era destinato a cambiare qualcosa.
Ero sicura di essermi allontanata abbastanza, di aver lasciato alle spalle quell'incontro scomodo e di potermi finalmente rilassare. Ma mentre mi rifugiavo nella piccola area riservata al personale, cercando di scrollarmi di dosso l'effetto della sua presenza, sentivo ancora il suo sguardo addosso, come una fitta che mi pulsava dietro la schiena.
Lascia perdere, mi dissi. Aaron è solo una seccatura, uno sfrontato che si sente autorizzato a giudicarti solo perché conosce tuo fratello. Ma non appena chiusi gli occhi e appoggiai la testa alla parete, sentii la porta aprirsi. Sapevo già chi fosse, prima ancora di voltarmi.

THE ENEMY'S KISSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora