DIARIO

12 6 8
                                    

-NY 2003- AMO LA MIA FAMIGLIA
"Io Aelita Stonz nata a New York nel 1987 sono una persona molto paziente, bella, pulita e tanto buona. Ho una vita bella, piena di spensieratezza, di canzoni alla radio e di varie amiche.
Non ho ancora perso la verginità a sedici anni, ho paura di farlo. Molte mie amiche lo hanno già fatto e quindi mi sento a disagio con loro, spesso.

Ho una famiglia tanto piena di attenzioni per me.
Mia madre è bellissima, davvero dolce. Sempre attenta ad ogni dettaglio, mi fa varie pietanze: La pasta e vari hamburger di cui vado pazza. Io non vorrei mai soffrire nessuno dei miei familiari, non lo meritano.
Mio padre è un pó particolare, tende a comandare, ma mi vuole un gran bene, alla fine lascia liberi tutti.
C'è Bella mia sorella che è più grande di me. È bionda come me, ha degli occhi azzurri come i miei. La adoro. È paziente e mi capisce sempre, anche quando sbaglio. Non ho fatto molto per sbagliare, voglio solo essere indipendente e libera. Io sono Aelita e nessuno può essere me. Sono una ragazza seria e semplice. Una banalissima sedicenne che come tutti vuole una vita normale fatta di errori e libertà.
Io sono libera e lo sarò per tutta la vita. Avrò i miei genitori sempre con me e sarà tutto meraviglioso."

-NY- IL GIORNO PIÙ CUPO
In Aprile vado a scuola avevo da poco scoperto che mio padre non lavorava più. Con questo licenziamento si sono infranti tutti i miei sogni. Non potevo più essere libera da nessuna parte. Ovviamente io decisa a esserlo, ripensavo a quando chiesi a mio padre se potessi lavorare per aiutarlo a racimolare qualche soldo. Lui mi rispose in modo secco:"Devi studiare, non ti permettere. Ho un futuro migliore per te. Non devi lavorare per me."

Fu così che nonostante ci ripensai, io non diedi ascolto a mio padre. Commisi l'errore più grande della mia vita. Nessun mio coetaneo avrebbe commesso errore più grande di questo. Erano principianti al confronto.

Una di 5C che distribuiva volantini, me ne diede uno. Era rosso con scritto Lollipop vuoi diventare una ragazza immagine, una ballerina, una cameriera. Qui è il posto giusto per te. Vieni a trovarci.

Ecco che quello stesso giorno andai.
Mangiai velocemente e dissi che andavo a studiare da un'amica poi non era vero nulla.

Mi addentrai in quello che era un inferno, senza sapere che lo fosse in realtà.
Eccomi giunta nel regno del peccato, della depravazione più totale. Lí si faceva di tutto, girava la droga, l'eroina, la marijuana.
Fu con poco preavviso che scoprii realmente dove mi trovavo:ero finita in un bordello. Io ero giovane e quindi la più desiderata sicuramente.
Ero vergine. Avevo vergogna di spogliarmi avanti a uomini e avevo paura di fare sesso.

Là appena arrivai, senza neppure sapere come mi chiamassi, chi fossi mi fecero fare il provino come ballerina.
Un uomo mi guardava le gambe e mi squadrava dalla testa ai piedi, lo sentivo così forte quello sguardo su di me, che ancora lo ricordo.
Era grande fisicamente, io così piccola al confronto.
Era bello ma cattivo, lo si leggeva sulla sua faccia.
Mi ordinava di ballare, nel mentre mi guardava ancora e io facevo ciò che mi diceva lui.
Che bella che ero, lo riconosco, però nessuno avrebbe osato toccarmi senza che io volessi.

Alle 18:00 di quella sera ho iniziato a vendere il mio corpo per soldi.
Andai con uno bravo. Aveva venti anni e mezzo più o meno. Era carino, non fece forte, era gentile.
Mi chiese perché ero qui. Io gli dissi che era per mio padre e che a casa non lo sapeva nessuno.
Aveva capito che ero vergine. Tremavo, avevo freddo ed ero inesperta. Non sapevo come si facesse.
Capendo tutto fece dolcemente, sentii dolore quando mi entrò dentro. Era durissimo e non potevo fare niente per renderlo morbido.
Avrei potuto far di più forse, ma che cosa.
Fingevo di non sentire niente e non pensavo al presente.
Ero sotto di lui, conduceva tutto lui. Aveva una schiena solida alla quale mi aggrappavo durante l'atto. Gemevo per il dolore, forse anche per il piacere. Lui era bravo. Era dolce. Ripeto era dolce.
Mi diceva che ero bella e molto brava, più di quanto credessi. Mi disse che scopavo bene, disse anche di essere felice che gli avessi dato tutta me. Mi aprii come un fiore, un giovane fiore che aleggiava sull'inferno. Aggiunse che avevo un corpo bello, fresco e soprattutto molto accogliente, infatti non sbagliava.
Ero accogliente. Ne accolsi tanti da diventare la migliore là dentro.
Lui non procurò dolore almeno. Gli altri sì. Mi uccisero nell'anima e nel corpo. Forse porto ancora i segni."

 AelitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora