Capitolo 1. Verso Seul

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Incheon, Corea Del Sud, 18 maggio 2008.

La macchina scorreva veloce mentre il piccolo ChangBin dondolava appena le sue gambe seduto sul piccolo seggiolino ancorato con attenzione al sedile del taxi da quella santa di sua madre, erano passati quattro anni da quando loro due erano rimasti da soli. Infatti il bambino aveva perso il suo amato papà a solo quattro anni e così lui e sua madre furono costretti a tornare a Seul da sua nonna, la quale si era messa a loro completa disposizione visto che sapeva che con la morte di suo figlio avrebbero anche perso la casa. La madre del piccolo ChangBin non aveva mai lavorato, o meglio, quando aveva conosciuto suo marito e dopo aver scoperto di essere incinta aveva perso il suo lavoro. La Corea è un paese che prende molto sotto gamba le problematiche delle mamme lavoratrici e quindi era stata quasi costretta dal suo datore di lavoro, un uomo burbero e decisamente molto all'antica, a lasciare il suo lavoro in ufficio e dedicarsi a suo figlio al cento per cento. Certo il padre di ChangBin era di famiglia buona, infatti la famiglia di suo padre era sempre vissuta a Gangnam, e suo padre era un medico molto richiesto. Ma loro figlio non era nato a Seul, no, lui era nato a Incheon e aveva vissuto li da quando ne aveva memoria in un grande appartamento confortevole e aveva frequentato i primi anni di asilo in un posto piuttosto esclusivo. Quindi un po' dispiaceva a sua madre di strapparlo da quel posto, ma davvero la donna era stata costretta ad appoggiarsi da sua suocera per vivere per lo meno decentemente, ovviamente anche sua madre era laureata, in economia e commercio. Ed era consapevole che a Gangnam sicuramente avrebbe trovato un posto disposto ad assumerla. Però aveva bisogno che sua suocera si occupasse del piccolo ChangBin mentre lei fingeva di essere una donna single e senza figli ovviamente.
Il bambino per conto suo non capiva niente di quello che stava succedendo. L'ultimo ricordo lucido che aveva era anche quello più doloroso, ovvero, la perdita di suo padre. Si struggeva tutte le notti avendo incubi continui e piangeva sempre disperato e alla fine finiva sempre per qualche motivo nel lettone stretto a sua madre mentre quest'ultima depositava dei baci delicati sulla sua fronte.
La macchina si fermò e la giovane donna sganciò il seggiolino liberando il bambino appoggiandolo in piedi sull'asfalto e si precipitò a pagare la corsa che li aveva condotti sotto il palazzo di sua suocera recuperato i loro, pochi, bagagli prese per mano il bambino
-mammina, mr Apple dov'é?- chiese innocentemente il bambino
-oh giusto amore- lo prese dalla sua borsa porgendolo al bambino.
Mr. Apple era un animaletto di peluche assai strano era rosa ed era a metà tra un magliale e un coniglio. Ma il bambino lo amava infinitamente perché era l'ultimo regalo del suo amato papà. Infatti l'uomo glielo aveva regalato il giorno del suo quarto compleanno e da allora lo aveva portato sempre con se stringendolo, proprio come stava facendo adesso intento a tenere la sua manina sinistra ben stretta a quella di sua madre mentre la donna suonava al citofono che portava impresso sopra "Famiglia Seo-Kim".
Sua madre attese prima che la voce di sua nonna non venne fuori dal citofono
-oh cara sei tu!- esclamò la donna -e c'é anche il piccolo ChangBin, salite, salite-
-grazie JangMi- sorrise sua madre portando suo figlio all'interno del palazzo, il bambino corse appena verso l'ascensore e sua madre lo raggiunse
-monello- ridacchiò la donna accarezzando la sua testa appena e chiamò l'ascensore che li avrebbe portati all'ottavo piano e quando arrivò la donna entrò con il bambino al seguito.
Quando arrivarono al piano trovarono la donna ad aspettarli davanti alla porta.
JangMi non era neanche troppo vecchia, aveva all'incirca sessant'anni ed era ancora piena di energie e quello era un bene per stare dietro al quel tornado che era ChangBin
-ciao nonnina- si inchinò appena il bambino salutandola
-ciao Binnie- sorrise la donna all'educazione esemplare del bambino e invitò lui e sua madre dentro il lussuoso appartamento.
-grazie ancora JangMi- sorrise la ragazza
-non ringraziarmi- negò la donna stringendo la ragazza -certo che rimanere vedova ad appena trent'anni povera anima-
-non me ne capacito neanche io- iniziò a piangere copiosamente -amavo profondamente tuo figlio-
-il mio amato BeomSeok, non hai idea di quanto mi manchi mia cara HaeWon-
-siamo tutti nella stessa barca cara JangMi- disse abbracciandola -se solo quel autista su quel dannato camion avesse riposato a dovere, non avrebbe mai avuto quel cavolo di incidente!-
-cara non davanti al bambimo- la riprese sua suocera e subito HaeWon fermò il suo dialogo con sua suocera andando a dare attenzioni al bambino giocando insieme a lui. La loro vita era stata già abbastanza sconvolta, non voleva di certo farsi vedere arrabbiata e disperata dal suo bambino. Così non parlarono più di quell'accaduto per tutto il resto della giornata e impiegarono il loro tempo a giocare con il bambino fino a tardo pomeriggio...

Sei mesi più tardi...

Le cose andavano decisamente meglio, ora HaeWon e ChangBin vivevano da soli, o meglio, vivevano con il nuovo compagno di sua madre, lui si chiamava JiHun, Han JiHun per l'esattezza. Ed era un collega di sua madre. ChangBin lo adorava e non l'aveva mai visto come una minaccia, anzi, a volte gli era capitato di chiamarlo anche "papà", ovviamente l'uomo era rimasto piacevolmente sorpreso, anche se sapeva benissimo che non avrebbe mai surclassato suo padre e in relatà non aveva nemmeno intenzione di farlo. Voleva essere un amico per quel bambino e perché no, magari anche un punto di riferimento, ma non di sicuro sostituire suo padre. Anche se amava fargli le coccole e trattarlo come se fosse suo figlio, aveva sempre desiderato un figlio e aveva cercato a lungo una compagna con cui mettere su famiglia e quella compagna l'aveva trovata in HaeWon. Lei era tutto quello che l'uomo potesse desiderare e ben presto avrebbe esaudito il suo sogno con lei.

𝐁𝐫𝐨𝐭𝐡𝐞𝐫𝐬 || 𝐁𝐢𝐧𝐂𝐡𝐚𝐧/𝐌𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora