𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 8 - 𝑷𝒆𝒓𝒇𝒆𝒕𝒕𝒂 𝑪𝒐𝒔𝒊̀ 𝑪𝒐𝒎𝒆 𝑺𝒆𝒊

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«Vuoi veramente che ci accompagni anche lei?» mi chiese Marinette con un tono a metà tra il furibondo e lo stupito. Il suo volto ero rosso dalla rabbia, evidentemente non gradiva la presenza di Chloé. «Senti Mari nette…» esordì Chloé «Ammetto di aver sbagliato, ma non ti sto chiedendo di perdonarmi, solo di darmi una seconda occasione.» Il suo tono era pentito, ma allo stesso tempo deciso e sicuro di sé. La ragazza dai capelli neri roteò gli occhi azzurri e sbuffò «E va bene, ma fai anche solo un passo falso e te la vedrai con me.» non credevo che Marinette potesse essere così minacciosa… Uscimmo, ma notammo una nostra amica seduta davanti all'ingresso. Era una ragazza statura minuta e di corporatura morbida dai capelli biondi lunghi fino al collo e gli occhi marroni. Sembrava triste, così ci avvicinammo a lei. «Mylène, tutto a posto?» le chiese sedendosi accanto a lei. «Juleka, dici che sono brutta?» chiese lei flebilmente. «Che cosa? Chi ti ha messo in testa quest'idea?» domandò Rose che con tono ansioso. Mylène si limitò a mostrarci il suo account di Instagram e dei commenti sotto l’ultima foto caricata ed erano tutt’altro che lusinghieri. Nanerottola, grassona e chi più ne ha, più ne metta. Non avevo idea di che coda dire. «Mylène, sai che cosa faccio io quando qualcuno mi lascia dei commenti offensivi?» domandò Chloé. La sua interlocutrice si limitò a fare non con la testa. «Nulla, perché so quanto valgo! I commenti di uno sconosciuto non ti possono scalfire! Ricordati sempre che sei un diamante e come tale devi renderti conto che vali!» Non ci potevo credere! Chloé stava facendo un discorso d'incoraggiamento e dando buoni consigli! «Vuoi venire con noi Mylène?» chiese Marinette sorridendole dolcemente. «Scusa, non sono dell'umore giusto.» Si alzò «Grazie Chloé, hai fatto un discorso molto saggio.» la ringraziò e se ritorno all'accademia. Non sapevo che cosa pensare di quella situazione… «Ju, guarda!» strillò Rose indicando il cielo. Era un'akuma! Forse stava andando da Mylène! Era il momento d'intervenire. «Io ho dimenticato il telefono!» m'inventai. «E io le cuffie!» mi assecondò la mia amica. Andammo in camera nostra e ci trasformammo. «Roarr!»
«Daizzi!»
«Trasformami!» corremmo a perdifiato verso la stanza della nostra amica, ma quello che vidi non era più lei.Era un mostro fucsia e viola con tre occhi gialli, una coda, dei tentacoli e degli artigli. Aveva anche le lentiggini e i denti aguzzi. «Fermati Mylène!» Sputò dalla bocca una strana sostanza viscosa che evitammo fortunatamente. «Tigre Viola, ho paura…» Pigella stava tremando, ma neanche il tempo di confortarla che il mostro crebbe, probabilmente prendeva forza dalla paura delle sue vittime. La creatura uscì abbattendo la porta con un pugno, adesso eravamo tutte nei guai! Le studentesse dell’accademia stavano correndo in preda al panico per i corridoi, ma il mostro le inseguiva con una furia cieca. Il mostro si nutriva del loro terrore, diventando sempre più grande e feroce. «Forza Pigella!» la mia compagna era paralizzata dalla paura. «Quel mostro sembra uscito da un horror…» le strinsi la mano per tranquillizzarla «Quel mostro è una nostra amica! So che hai paura, ma dobbiamo intervenire per Mylène!» Rimase in silenzio per qualche secondo e poi mi guardò «Per Mylène!» ora la riconoscevo e ci buttammo nella mischia. Attaccai sferrando un pugno al mostro,cercai di essere rapida e potente, ma non era abbastanza per colpire il mostro e fui respinta con un manata che mi scagliò contro il muro color crema. «Tigre Viola!» Pigella si avvicinò a me preoccupata. Mi rialzai e la tranquillizzai.«Tranquilla, piuttosto attenta all'attacco!» Pigella respinse l'attacco viscoso con il tamburello con movimenti fluidi e armonioso. «Mylène! Ti prego, basta! Tu sei perfetta così come sei!» cercò di calmarla la mia compagna. Il tentavo fu vano, le strappò il tamburello di mano e la respinse con una manata. Mylène ruggì, con un pugno abbatté un muro e se ne andò per terrorizzare la città di Parigi. Pigella si rialzò massaggiando la testa. «Forza Tigre Viola! Andiamo!»
«Ma sei disarmata!» protestai. «Pigella, se dovessi perderti non so che cosa farei…» non ci volevo nemmeno pensare. «Sarò disarmata, ma sono pur sempre una supereroina, mi renderò utile in qualche modo!» Sorrise fiduciosa, ricambiai e decisi di fidarmi di lei. Uscimmo dalla scuola e cominciammo a cercare la nostra amica.
Cominciammo a correre sui tetti, trovare un mostro gigante da film horror non sarebbe stata un'impresa ardua. Ci avvicinammo al bordo di un tetto e notammo una grondaia che univa due palazzi, spiccammo un salto, ci aggrappammo a essa e raggungemmo l’altro tetto. Continuammo a correre, osservando dall'alto la scia di distruzione lasciata dietro da Mylène, destreggiandosi tra antenne, ringhiere e camini, ammirando ogni tanto alcuni monumenti come l’Arco di Trionfo, la Cappella Espiatoria e il Louvre. Poco dopo vedemmo la nostra amica seminare il panico davanti alla torre Eiffel. «Dobbiamo colpire adesso!» proposi. La supereroina in rosa annuì e saltammo sperando di sfruttare l'elemento sorpresa per sferrare un attacco dall'alto. Purtroppo non funzionò, la creatura si accorse subito di noi e ci respinse con un una mano, per noi eravamo poco più di due insetti da schiacciare. Il mostro si diresse verso il museo del Louvre, avremmo dovuto fermarla altrimenti avrebbe distrutto secolo di storia dell'arte! Mi avvicinai a lei che cominciò a colpirmi con i suoi pugni nel tentativo di schiacciarmi, fortunatamente riuscii a schivare gli attacchi della creatura, ma non avrei resistito per molto
Cercai di afferrare il braccio della creatura per sbilanciarla e farla cadere. Ma la sua forza era superiore alla mia, e mi scagliò via con una spinta. Provai a sferrare un pugno, ma fui nuovamente respinta. Infine, con un balzo, mi lanciai verso la creatura, e sferrai un calcio mirando al piede del mostro che perse l'equilibrio e cadde. «Cavolo, è stato difficile, occupiamoci dell'akuma adesso.» sentenziai stremata dal combattimento, ma appena ci avvicinammo Mylène prese in mano Rose e la trascinò con sè mentre si dirigeva verso il Louvre. «Tigre Viola!» mi chiamò una voce che non conoscevo. Mi voltai e vidi chi era il mio interlocutore. Era un ragazzo alto, dalla corporatura robusta. Aveva gli occhi scuri, i capelli neri con un ciuffo biondo. Indossava una maglietta nera con ossa e pantaloni neri. «Scappa, non sei al sicuro!» cercai di spiegargli. «Non posso lasciare Mylène!» gridò lui disperato. «Ma tu come…»
«Sono il fidanzato di Mylène! Mi chiamo Ivan.» Mylène aveva un fidanzato? Non ce ne aveva mai parlato… «Non posso abbandonare così la persona che amo! Sarebbe come chiederti di abbandonare Pigella! Non posso farlo!» le parole di quel ragazzo erano molto forti, traspariva una grande determinazione da parte sua, ma non potevo portare un civile con me in battaglia. «Ascoltami! Anche se il suo aspetto è diverso è sempre Mylène, so che la sua anima è ancora lì! Ti prego fammi parlare con lei, sistemerò!» Non sapevo che cosa fare in quel momento, era una scelta rischiosa, ma era l’unica possibile in quel momento. «E va bene, puoi venire, ma resta sempre dietro di me e al minimo segno di pericolo scappa!» facemmo irruzione nel Louvre mentre il mostro stava terrorizzando i visitatori del museo. «Ecco il piano!» cominciai a spiegargli. «Io cercherò di atterrarla e di liberare Pigella, quando sarà inoffensiva tu le parlerai, va bene?» fece un cenno con la testa e mi gettai nella lotta. «Lascia andare Pigella!» intimai alla creatura. Per tutta risposta lanciò un ruggito feroce. «Non farmelo ripetere due volte! Lascia andare Pigella!» stavolta non rispose. «E va bene. Preparati!» mi scaglia contro di lei, saltai e cercai di colpire la mano con un calcio per liberare la mia compagna.L’attaccò andò a segno, aprì la mano e presi al volo la supereorina in rosa. «Mia eroina! Mi hai presa al volo, è così romantico!» disse sognante dimenticandosi di essere nel mezzo di uno scontro. La creatura tornò alla carica. Mentre combattevamo, potevamo ammirare le meraviglie artistiche intorno a noi. Il museo ospita una vasta collezione di arte e antichità provenienti da tutto il mondo come la Gioconda di Leonardo da Vinci o la Nike di Samotracia. Mi sarebbe piaciuto osservare meglio, ma non eravamo qui in gita scolastica. Nel tentativo di staccarla attraversando le varie aree del museo. Nella zona dedicata all'antico Egitto,  erano presenti le antiche sculture di faraoni, dee e animali sacri. Era difficile destreggiarsi tra i suoi colpi e allo stesso tempo evitare dj danneggiare i reperti. La creatura cercò di rinchiuderci in un sarcofago, era una cosa così macabra e allo stesso tempo romantica. Nella sala dedicata all'arte italiana potevamo ammirare i capolavori di Leonardo, Raffaello e Caravaggio, o almeno avremmo potuto farlo se solo non fossimo nel mezzo di un combattimento. Cercammo in tutti i modi di non rovinare i dipinti. Provai a colpirla con una cornice, ma la creatura si riprese subito dalla botta e contrattaccò, per fortuna riuscii a parare il colpo con il braccio. Era palesemente affaticata, ci eravamo quasi. Pigella lo colpì con un pugno al mento che la fece inciampare, ma sfortunatamente non la fermò. Allora la tempestai di colpi al corpo e alla testa, cercando di farle perdere le ultime forze. Lei mi rispose con un pugno che per poco non colpì in viso. Mi spostai di lato e sferrai un pugno  che la colpì così forte da farla traballare. Era il momento, ora o mai più! «Pronta Pigella?» Mi fece un cenno come risposta. Sferrammo l’ultimo pugno mandandola al tappeto, era inerme ormai. «Vieni Ivan!» chiamai il suo fidanzato che accorse tempestivamente. «Mylène!» si chinò e si avvicinò a lei. «Ti prego, torna a essere la ragazza che amo!» le strinse teneramente la mano. «Mylène io ti amo, sei perfetta così come sei, non vorrei che tu cambiassi neanche di una virgola!» Ivan cominciò a piangere. «Non importa quello che penseranno! Non importa quello che diranno! Io resteró al tuo fianco sempre e comunque!» La creatura si ritrasformò e tornò a essere Mylène. «Grazie per il vostro aiuto, avete salvato Mylène, non so come ringraziarvi!» Ivan aveva gli occhi lucidi in quel momento. «L'unica cosa che vogliamo è che i parigini siano al sicuro, la nostra ricompensa è sapere che siete felici!» Sorrise Pigella. Lasciammo i due piccioncini da soli, chissà se un giorno avrei avuto la forza di dichiararmi a Rose.

𝑴𝒚 𝑹𝒐𝒔𝒆 - 𝑱𝒖𝒍𝒆𝒓𝒐𝒔𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora