𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 9 - 𝑻𝒊 𝑨𝒎𝒐

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Non posso più tenere nascosti i miei sentimenti! Sono innamorata di Rose! In questi ultimi giorni ho imparato una cosa: i sentimenti posso salvare una persona e devono assolutamente essere espressi! Quel giorno mi sarei dichiarata a Rose, costi quel quel costi! Non importa se mi rifiuterà, non importa se gli altri mi giudicheranno, è una cosa che devo assolutamente fare indipendentemente dall'esito! Decisi di invitarla a fare una passeggiata lungo la Senna, non sospettava nulla o almeno così pensavo. «Ju, è successo qualcosa di grave?» chiese lei preoccupata. La fissai negli occhi blu, dovevo dirglielo adesso. «Rose, hai mai voluto stare insieme a una persona così tanto da voler stare solo con lei?» Sembrava confusa dalle mie parole. «Ju, non ti capisco…»

«Hai mai voluto abbracciare una persona e stringerla forte?»

«Ora basta!» strillò lei, sembrava furibonda e allo stesso tempo preoccupata. «Hai fatto più volte questo discorso,ma non sei mai arrivata al dunque!» cominciò a piangere. «Ho bisogno che tu mi dica la verità! Che cosa provi per me? Sono solo un amica o qualcosa di più? Devi dirmelo perché non posso più tollerare questa situazione!»

«Io ti amo Rose!» gridai, probabilmente mi aveva sentita tutta la Francia, ma non m'interessava. L'abbracciai «Scusami tanto se non te l'ho detto, spero solo che tu non mi odi!» Scioglemmo l'abbraccio. «Non hai nulla da rimproverati, ti amo anche io Juleka!» Le strinsi la mano. «Vuoi essere la mia rosa?» chiesi speranzosa. «E me lo chiedi? Certo che voglio essere la tua rosa!» strillò con la sua voce potente. I kwami si palesarono a noi, Daizzi cominciò a piangere come se avesse appena visto la scena di un film romantico. «È così commovente…»

«Datti un contegno…» lo rimproverò Roarr ,anche se era palesemente commosso e stava cercando di trattenere le lacrime. «E ora che cosa facciamo?» domandò lei dubbiosa. Effettivamente non ci avevo pensato. «Non lo so, mi ero preparata a un rifiuto, ma non a questo…» Un grido in lontananza ci interruppe. Da lontano vedemmo una figura vestita di rosso e ci avvicinammo. Potemmo osservare meglio di chi si trattava: indossava una tuta rossa e nera a pois, che ricorda una coccinella. «Ju, guarda!» Non ci potevo credere, quella era Marinette akumkzzata! Una maschera nera le copriva il viso e i suoi capelli erano raccolti in due chignon con ciocche rosse.«Io sono Shadybug! Mio caro Adrien, ora staremo insieme per sempre!» accanto a lei aveva un ostaggio. Era un ragazzo biondo dagli occhi verdi. Indossava una camicia bianca sopra una maglietta nera a righe colorate e dei jeans. Lo riconobbi subito: era Adrien Agreste, figlio dello stilista Gabriel Agreste, Marinette ha sempre avuto una cotta per lui, ma non credevo fino al punto di volerlo rapire. «Per carità, io sono onorato di avere una fan così devota, ma per favore liberami!» gridò lui disperato. Per tutta risposta lo afferrò come se non pensasse nulla e spiccò un salto. «Ma doveva farsi akumkzzare proprio dopo averti dichiarato il mio amore?» sbuffando. Strinsi le mano a Rose e gridammo all'unisono. «Roarr! Daizzi! Trasformateci!» saltammo in cima a un edificio e cominciò l'inseguimento della ragazza akumkzzata. «Si sta dirigendo verso la cattedrale di Notre-Dame!» la indicai. «Forza! Aiutiamo Marinette!» si fece coraggio Pigella con il suo solito ottimismo.Noi due correavamo sui tetti, cercando di evitare le cose che ci bloccavano. Saltavamo da una ringhiera all'altra e rotolavamo sul terreno per ammortizzare le cadute e ci lanciammo sugli alberi saltando da un ramo all’altro. Potevamo ammirare la Senna, il Louvre, che ospitava secoli di storia dell'arte, lla Torre Eiffel che si ergeva imponente. Parigi era una città meravigliosa, ma ora era in pericolo. «Shadybug, fermati!» le intimai mentre la inseguiva. «Nessuno mi separerà dal mio Adrien!» sbraitò furibonda. Raggiunse il tetto di Notre-Dame e lasciò andare il figlio d'arte. «Adrien! Ora celebreremo qui il nostro matrimonio!» disse con una voce sibilante quasi da psicopatica.Saltammo anche noi sul tetto della cattedrale in travi di quercia pronte a combattere. «Non posso sposarmi, sono troppo giovane!» protestò lui palesemente spaventato. «Altolà Shadybug!» gridammo all’unisono rovinando la sua distorta fantasia romantica. «Lascia andare Agreste altrimenti…» cercai d'incuterle un minimo di timore. «Altrimenti cosa? Tu e la tua fidanzata me la farete pagare?» replicò con sufficienza. «Non credere di spaventarci Shadybug, siamo le eroine di Parigi e non ci faremo sconfiggere!» Pigella era determinata a combattere, glielo potevo leggere negli occhi. La cattiva non si perse in altri lunghi discorsi altisonanti da cattiva e cominciò ad attaccarci! La sua arma era un yoyo che usava per cercare di colpirci o immobilizzarci. Schioccai un colpo di bolas che evitò con un salto. Le nostre armi continuarono a scontrarsi senza però prevalere. Come avrei potuto batteria? Decisi che avrei usato la sua tattica contro di lei. Schioccai un altro colpo e le afferrai la mano trascinandola verso di me. «Presa!» credevo di averla in pugno, ma evidentemente mi sbagliavo. Prima di poter fare qualunque cosa mi colpì alla gamba per allontanarsi con un salto all’indietro. Shadybug era una furia cieca, afferrò la mano di Pigella con la sua arma e la trascinò a sé per poi stenderla a terra con un pugno allo stomaco. «Non farlo! Tu sei meglio di così…» per tutta risposta alzò il piede per calpestarle la testa. Non ci vidi più dalla rabbia e persi il controllo. «Non ti devi azzardare! Capito?» Corsi verso di lei e cominciai a lottare con tutta la rabbia che avevo in corpo! Le sferrai un pugno al mento, poi un altro al naso. Lei indietreggiò, ma non si fermò. Mi lanciò il suo yoyo mirando alla testa, ma io lo schivai con un movimento laterale. Contrattaccai un calcio alla gamba destra, e lei cadde su un ginocchio per poi colpirla in viso. «Io amo Adrien!» gridò a squarciagola cercando di colpirmi con lo yoyo che schivare saltando. Scoppiai in una fragorosa risata. «Tu non ami Adrien, sei solo l'ennesima fan ossessionata!» dissi la cruda verità senza edulcorarla in alcun modo. «Ho la stanza tappezzata di sue foto e conosco ogni cosa su di lui dal suo piatto preferito al sui gruppo sanguigneo!» la sua voce era disperata. «Questo non è amore! Voler proteggere una persona è un atto d'amore!» Le sferrai un pugno in viso facendola barcollante. La superoroina in rosa si rialzò, mi raggiunse e mi strinse la mano. «Facciamole vedere che cos'è il vero amore Pigella!» Shadybug cominciò sferrare una serie di attacchi con lo yoyo nel vano tentativo di bloccarci inutilmente. Spiccammo balzo e dopo una capriola in aria arrivammo a pochi centimetri da lei. «Tigre Viola e Pigella contro Shadybug! Chi vincerà?» chiese la supereroina in rosa per darsi la carica. La mia compagna saltò in aria e provò a colpire Shadybug, ma si chinò appena in tempo, evitando il colpo e facendola cadere a terra. Prima che Pigella si potesse alzare la cattiva le si avvicinò con un sorriso crudele e le afferrò il braccio sinistro, cercando di piegarlo. Corsi disperatamente verso di lei «Pigella!» e sferrai un pugno in viso a Shadybug. Provai a parlarle cercando di farla ragionare «Shadybug! Questa lotta non ha senso! Per cosa stai combattendo? Un ragazzo che alla fine è solo il figlio di un modello? Credi che l’amore vero funzioni così? Fermati fino quando sei in tempo!» Per tutta risposta provò a colpirmi al mento. Il combattimento tra di noi continuò come se fosse un incontro di pugilato, tra ganci e montanti. Shadybug era agile e scattante, ma noi eravamo determinate e coordinate. Ci scambiammo colpi e parate, cercando di trovare un'apertura nella sua guardia. Evitai un suo pugno destro e la colpii alla testa. Stava barcollando e io ne approfittai per darle un altro pugno sinistro che la buttò a terra. Pigella si alzò e mi abbracciò, Shadybug era sconfitta. «Come hai fatto?» mi domandò. «Io amo veramente una persona, la mia forza deriva dal voler proteggere qualcuno, non da una malsana ossessione.»

«Che mi sia sbagliata?» sussurrò lei prima di ritornare a essere Marinette. Arrivarono degli elicotteri di soccorso che aiutarono Marinette e Adrien. Prima di andare il ragazzo ci ringraziò. «Grazie mille ragazze, siete un'ispirazione a combattere per quello che è giusto.»sorrise e se ne andò, me lo sarei aspettato più antipatico essendo un figlio d'arte. «Che giornata…» si stiracchiò Pigella. Dopo «Chissà che c'è per pranzo oggi? Ho una fame da lupi!»

«Aspetta!» le strinsi la mano. «So che ti sembrerà una richiesta improvvisa, ma vuoi ballare con me?» che cosa stavo dicendo? «Non so ballare.» replicò lei. «Neanche io! scoppiammo entrambe a ridere e cominciammo a ballare sul tetto di Notre-Dame, era la cosa più folle che avessi fatto nella mia, ovviamente dopo aver combattuto i cattivi akumizzati. «Ti amo Rose!»

«Ti amo anch'io Ju!»

𝑴𝒚 𝑹𝒐𝒔𝒆 - 𝑱𝒖𝒍𝒆𝒓𝒐𝒔𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora