capitolo 35 | farei mille guerre per te

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«Tanti auguri, Anna!»

Precipitai fra le braccia della mia insegnante, che ricambiò in maniera affettuosa e materna.

«Grazie, tesoro. E grazie a tutti voi, ragazzi, siete veramente tanto carini.»

Martina, Ayle, Nahaze e io avevamo organizzato una piccola sorpresa per il compleanno della nostra "mamma maestra", come ci piaceva chiamarla. Ayle, in particolare, aveva sfornato le sue qualità di attore per attirare la sua attenzione, fingendo di stare male, e nel momento in cui entrò in saletta per accertarsi dello stato d'animo del ragazzo, la docente si ritrovò tutti noi a urlarle "Auguri!" e una torta al cioccolato adagiata sul pianoforte. Tutto ciò la commosse e la rese molto felice. Passammo una bella mezz'ora tutti insieme, a ridere e a mangiare insieme quella torta buonissima che Ayle e io avevamo preparato con l'aiuto di Marisol, bravissima a fare i dolci.

«Vi ringrazio ancora tanto, fatevi abbracciare» si congedò. «Vi voglio davvero bene, siete come dei figli ormai, e sono molto orgogliosa di voi.»

Quando uscimmo dalla saletta, decisi di prendermi quel paio di ore libere per tornare in sala registrazione e lavorare ai dettagli di quel testo che avevo imbastito un paio di notti fa, dopo la mia ultima chiacchierata con Christian. Scrissi tutto di getto, di colpo, come se la penna si muovesse da sola in connessione con i pensieri che si rincorrevano nella mia mente.

Mi sedei in postazione, rileggendo quelle parole che ai miei occhi non necessitavano di troppe modifiche. Era come un flusso di coscienza, nacque tutto insieme e tutto in maniera così spontanea che non sentivo il bisogno di cambiare o perfezionare qualcosa. Aggiustai solo qualche frase per adattarla alla metrica che avevo in mente e alla melodia che stava nascendo fra quelle quattro mura.

Come va? Non ti chiedo mai come va,
sono troppo egoista.
Bene dai, se ci fossi tu meglio, sai?
Ogni giorno è una fissa.

Cado nei tuoi occhi e, cazzo, non volevo.
Sono in alto mare e questa volta annego,
però di pensarti non ne faccio a meno;
che fai così male ma so' masochista!

Quello che provavo per Christian era difficile da descrivere a parole, forse perché non sapevo bene nemmeno io da dove iniziare. So solo che nessuno mi aveva mai fatta sentire nel modo in cui mi aveva fatto sentire lui: abbastanza, giusta, qualcuno con cui valga la pena stare. Nessuno mi aveva mai guardato nel modo in cui mi aveva guardata lui, con quegli occhi neri come una notte stellata vista su un prato di campagna, privo di luci artificiali.

Forse l'avevo capito troppo tardi, visto che con quelle parole mi aveva letteralmente fatto a pezzi. "Non posso fidarmi, non ci riesco" ; "Non sai il male che mi hai fatto".

E ti odio se mi fai quell'aria scontrosa
perché farei mille guerre per ogni cosa,
per te, ti giuro lo farei.

Dai, non dirmi che mi odi anche tu stasera
perché non puoi rovinare quest'atmosfera
e lo sai,
sì, lo sai pure te. Sì, lo sai pure te:
farei mille guerre per te.

Avrei tanto voluto trovare il coraggio di urlargli quelle parole in faccia, guardandolo negli occhi. Ma non ne ero capace, non ci riuscivo, non sapevo bene se per orgoglio o per codardia, sapendo bene di essere nel torto.

Ero sempre stata io quella col cuore spezzato, nelle mie precedenti relazioni; ero abituata a farmi del male, a stare con persone che non si ponevano il minimo problema nel ferire i miei sentimenti. Non ero per nulla avvezza ad essere amata, ad essere rispettata, e forse anche per quello trovai difficoltà a gestire i miei rapporti e i miei sentimenti per Joseph e Christian. E il pensiero che avessi fatto la stessa cosa con tutti e due, che li avessi feriti, pur senza volerlo, mi logorava dentro.

𝘷𝘪𝘵𝘢𝙩𝙚𝙧𝙧𝙚𝙢𝙤𝙩𝙤 | Amici23Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora