Capitolo 19

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- Ripeti ancora una volta! - sussurrò Susan mentre osservava preoccupata suo fratello maggiore. Peter fissava la strada buia al di là della finestra, in silenzio, ripensando al suo incubo. Edmund aveva riunito i quattro fratelli nel salone, facendo attenzione a non svegliare i genitori, e Peter aveva raccontato loro quel che aveva visto.
- C'era Penelope che mi chiedeva aiuto. Si trovava in una stanza buia, non ho ben capito dove fosse, non sembrava Narnia. Era inginocchiata per terra e implorava il mio aiuto! Era come se fossi lì assieme a lei. Percepivo la sua paura! - rispose, per poi lasciarsi sfuggire un sospiro. Chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro il vetro freddo della finestra. Gli altri tre fratelli si guardarono.
- Peter... - cominciò Susan con tono greve - ...era solo un sogno! - affermò con un sospiro. Il biondo aprì di scatto gli occhi e si voltò a guardare la sorella.
- Non iniziare a fare quella razionale. Sai bene che la magia esiste ed agisce in modi strani! - le puntò un dito contro.
- Non si tratta di essere razionale, si tratta del fatto che tu non vuoi buttarti alle spalle questa cosa - ribatté esausta la sorella. - Siamo tornati da mesi e tu sei sempre più scontroso, mi dispiace se ti sei innamorato di una ragazza che non fa parte di questo mondo, ma devi accettare il fatto che tu sei qui e lei è lì. E se è davvero in pericolo, mi dispiace ma non possiamo farci nulla! - continuò esasperata.
- Susan! - La riprese Lucy.
- Cosa? - fece stizzita la maggiore.
- Come puoi dire questo? Penny é nostra amica e se è in pericolo lei è probabile che lo sia anche Narnia! - le fece presente la piccola.
- Già Lucy, ma Sue ha ragione. Noi siamo qui e loro sono lì. Se Narnia è in pericolo allora perché Aslan non ci ha ancora chiamati? - intervenne Ed.
- Perché in realtà non è così. É solo il subconscio di Peter che gli fa venire gli incubi! - rispose con tono stizzito Susan.
- Tu non sai quello che ho visto. Non era il mio subconscio, era reale. Io lo sento che è così! - Peter attraversò a grandi falcate la stanza giungendo a pochi passi dalla sorella, guardandola truce.
- Allora cosa aspetta Aslan a chiamarci? - domandò nuovamente Lucy che credeva fermamente nelle parole del fratello.
- Non lo so! - rispose Peter esasperato.
- Il problema è un altro... - fece Edmund con tono teso, attirando gli sguardi su di sé. - Se anche chi chiamasse, voi due non potreste tornare. Tu non potresti tornare! - continuò sollevando un altro problema. Peter si sedette sul bracciolo della poltrona di suo padre e si prese la testa fra le mani.
- Lo so! - disse con voce spezzata.
- E ti andrebbe bene comunque? - domandò il moro.
- Per quanto ne so, non me ne accorgerei nemmeno. Per il nostro mondo stareste via per una manciata di minuti.... - abbozzò un sorriso -... ma almeno li salvereste! - aggiunse poi con tono greve.
- Tu sei davvero sicuro che siano in pericolo? - domandò Lucy prendendogli una mano e carezzandola dolcemente.
- Terribilmente sicuro! - rispose Peter guardandola negli occhi.
- Allora non ci resta che aspettare che ci chiami! - concluse Edmund. Susan sospirò, scuotendo la testa.
- Mi spieghi che problema hai? - domandò Peter innervosito da quel comportamento cinico.
- Io... - provò a parlare la ragazza, quando la luce del corridoio si accese e dalle scale provenne il rumore di passi.
- Cosa ci fate in piedi a quest'ora della notte? - la testa della signora Pevensie sbucò dalle scale, guardò i figli in un misto di rimprovero e stupore.
- Noi... - boccheggiò Edmund.
- Lucy ha avuto un incubo e la stavamo tranquillizzando. - rispose Susan risoluta.
- Oh tesoro stai meglio ora? - domandò la donna scendendo gli ultimi scalini ed entrando nel salotto. La piccola annuì abbozzando un sorriso.
- Bene, ora filate a letto che domani avete scuola! Su, su! - disse indirizzandoli verso le scale.
- Peter, stai bene caro? Sembri pallido! - fermò il figlio maggiore per le spalle, carezzandogli amorevolmente il viso.
- Sono solo un po' stanco, non preoccuparti. Buonanotte mamma! - la salutò lasciandole un bacio sulla guancia.
- Buonanotte! - dissero all'unisono gli altri tre salendo le scale.
- Buonanotte! - rispose la donna con cipiglio preoccupato. Conosceva i suoi figli ed era certa che qualcosa non andasse.

§

- Benvenuti! - esclamò Caspian seduto sul trono, allargando le braccia e sorridendo agli ospiti. In piedi alla sua destra, Penelope abbozzò un sorriso e chinò il capo in segno di rispetto verso il sovrano di Calormen, l'uomo a cui suo zio l'aveva promessa sposa. Re Akash era un omuncolo bassino e un po' pienotto, anziano, dalla lunga e folta barba grigia, lo sguardo fiero e duro, vestito da una tunica dai colori oro e arancio, sulla testa il copricapo tipico dei Sovrani di Calormen. Alla sua destra un giovane, alto, di bell'aspetto e dallo sguardo più incerto.
- Siamo venuti a porgere i nostri rispetti al nuovo sovrano di Narnia! - disse il Re, inchinandosi appena.
- Non avreste dovuto compiere un così lungo viaggio. Una missiva sarebbe stata più che sufficiente! Immagino siate stanchi - rispose Caspian, mantenendo il suo sorriso.
- Oh mio caro Re Caspian, siete alquanto premuroso nei nostri riguardi, ma non temete siamo qui anche per altro! - rispose l'uomo portando il suo sguardo su di Penelope. Percorse la sua figura più volte, dando alla ragazza un senso d'inquietudine.
- Penso di sapere a cosa vi riferite, avrei dovuto rispondervi molto tempo fa, ma con la fine della guerra dopo la mia incoronazione ho dovuto rimettere in sesto il regno. Non me ne vogliate! - fece un cenno con il capo Caspian.
- Scuse accettate. Permettimi di presentarvi mio figlio, l'erede al trono di Calormen: il principe Akash III! - disse indicando alla sua destra. Il giovane fece un leggero passo avanti, inchinandosi al cospetto di Caspian.
- I miei omaggi vostra maestà! - disse per poi spostare la sua attenzione su Penelope.
- Lieto di fare la vostra conoscenza, principessa Penelope! - s'inchinò nuovamente.
- Il piacere è mio, principe Akash! - s'inchinò a sua volta la ragazza.
- Bene, ora che si sono conosciuti. Credo che voi sappiate che fra loro c'è una promessa di matrimonio! - fece il Re rivolgendosi a Caspian.
- Re Akash, la promessa era stata stipulata con l'usurpatore Miraz, non credo abbia ancora valenza! - rispose il moro cercando di non sembrare scortese. Re Akash si voltò verso uno dei suoi valletti facendogli cenno di avanzare. Questi, a capo chino, porse al Sovrano una pergamena.
- Ditemi Re Caspian, é forse il sigillo della vostra famiglia quello su questa pergamena? - fece il Re mostrandolo a tutti i presenti. Caspian voltò lo sguardo verso sua sorella per poi riportare l'attenzione sui Calormeniani ed annuire.
- Con tutto il dovuto rispetto, a me non interessa delle vostre beghe familiari. Io ho qui un contratto firmato dal sigillo reale della vostra casata, per tanto che sia stato vostro zio o voi ad apportarlo non fa differenza! Il principe Akash e la principessa Penelope sono promessi sposi. E qui dice che se uno dei due dovesse venir meno al patto, allora l'altro popolo muoverà guerra! - concluse per poi fare qualche passo verso Caspian e consegnargli la pergamena.
- Ed io non credo che siate pronti per un'altra guerra! - aggiunse sorridendo poi malignamente. Caspian sdrotolò la pergamena leggendone velocemente il contenuto per poi voltarsi nuovamente verso Penelope, trovandola inespressiva.
- Possiamo provare ad accordarci? - chiese Caspian - Lasciamo decidere loro! Diamogli modo di conoscersi e prendere una scelta. Se decideranno di non sposarsi allora troveremo una soluzione che non implichi farci la guerra! Da quel che so anche a voi non converrebbe! - propose il moro. Re Akash assottigliò gli occhi, guardando il giovane truce.
- Pensate che sia forse sciocco!? É palese che direte comunque di no! Allora dico o il matrimonio o la guerra! - gridò il sovrano di Calormen.
- Padre! - lo richiamò il figlio.
- Niente guerra! - si sporse Penelope - Vi prego vostra maestà, niente guerra! - s'inchinò poi.
- La mia proposta è dar loro un mese di tempo, lasciamo che si conoscano. So che forse voi siete abituati diversamente, ma qui i matrimoni vengono celebrati per amore e non per accordo! - rispose Caspian.
- Ah amore! - fece Re Akash disgustato - Vostro zio era un uomo pragmatico esattamente come me! - aggiunse poi.
- Mio zio era un tiranno, che aveva assassinato il proprio fratello per la corona! - disse con tono glaciale Caspian, guardando furioso il suo "ospite". Nella sala calò il silenzio. Akash sostenne lo sguardo di Caspian, per poi voltarsi verso il figlio.
- Un mese! - pronunciò facendo segno con il dito - E poi comunicheranno la loro decisione! -
- Ma certo e noi due ci accorderemo in maniera tale che nessuno dei due Paesi ci rimetta! - rispose Caspian ritornando a sorridere. Akash mantenne lo sguardo senza replicare il sorriso del Sovrano.
- D'accordo! Propongo che per questo periodo la Principessa sia ospite da noi a Calormen, cosa ne dite!? - fece poi elargendo un sorriso, che Penny definì sinistro nella sua mente.
- Potremmo fare che passino entrambi un periodo qui a Narnia e poi a Calormen, così da conoscere i rispettivi popoli e culture! - disse Caspian, non avendo alcuna intenzione di cedere alle iniziative del sovrano di Calormen, non del tutto almeno.
- E così sia, resteremo qui a Narnia, per la metà del mese! -
- E noi saremo onorati di ospitarvi! Cora, mostrate le camere ai nostri illustri ospiti, e dite alle cucine di preparare un banchetto per questa sera! - ordinò Caspian - Vogliate scusarci ma abbiamo una riunione del consiglio! - disse poi alzandosi e porgendo la mano a sua sorella.
- Una donna nel consiglio? Voi Narniani siete completamente folli! - asserì re Akash con voce indignata.
- Sono le nostre usanze mio caro Re, ora scusateci! - rispose Caspian di rimando, per poi allontanarsi dalla stanza.
- Non mi fido! - disse subito Penelope quando furono da soli.
- Nemmeno io, ma almeno abbiamo guadagnato un po' di tempo! Ora andiamo, ne discuteremo con il consiglio! -

Take me home - Chronicles of NarniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora