-Vai a dormire presto!- strillò una donna mentre la bambina saliva lentamente le scale, con gli occhi rossi puntati a terra. La bambina sospirò e si chiuse nella sua camera, poggiandosi contro il legno consunto della porta.
Sentì un brivido di paura scenderle lungo la schiena e una stretta allo stomaco che la fece socchiudere gli occhi; gemette mentre si avvicinava al suo letto e si sdraiò. Tutta quella faccenda era assolutamente sbagliata.
Lei non voleva partire. Perché doveva farlo? Aveva appena dieci anni! Eppure era la legge. Tutti i bambini di dieci anni "devono partire per la loro avventura personale, a fianco dei Pokémon".
Ma la bambina non voleva partire. Non voleva la sua avventura personale e cosa più importante, aveva paura dei Pokémon.
Aveva paura di tutti, senza nessuna differenza. Le mettevano ansia e avevano strani aspetti. E poi era ancora traumatizzata dall'ultima volta che aveva avuto a che fare con loro.Aveva appena sette anni e la madre l'aveva trascinata a una fiera. C'erano decine e decine di Pokémon liberi e lei, ancora ingenua, cercava a tutti i costi di toccarli per saggiare la loro morbidezza. Pensava che tutti i Pokémon fossero morbidi come pupazzi.
Poi arrivò lui. Era un Pokémon a forma di orso che iniziò a disturbare la quiete della festa. Cominciò a ruggire così forte che tutti i Pokémon presenti iniziarono a scappare via, per salvarsi la pelle.
La bambina si trovò travolta da tutti quegli esemplari, che la buttarono a terra e la calpestarono mentre la madre le urlava di stare ferma.
Lei rimase ferma... e nel frattempo la paura per quelle creature aumentò a dismisura. Perché erano impazziti in quel modo? Non potevano affrontare l'orso senza uccidere nessuno?
Erano creature instabili, paurose e crudeli, e lei non li voleva nella sua vita.Ma ovviamente non aveva fatto i conti col destino. TUTTI partivano per il viaggio a dieci anni. Tutti e non c'erano eccezioni.
Aveva ricevuto la lettera alcune settimane prima, quando il suo incubo si era realizzato.Cara Adelaide,
Siamo lieti di annunciarti che puoi intraprendere il tuo personale viaggio attraverso la regione di Sinnoh, al fianco dei tuoi Pokémon! Sei invitata al laboratorio del professor Rowan per scegliere il tuo primissimo Pokémon e per ricevere informazioni per il tuo grandissimo viaggio! Ti aspettiamo.Aveva cercato di convincere la madre a non lasciarla andare, ma la donna si era categoricamente rifiutata. "Devi farlo, devi mantenere alto il nome di famiglia" le aveva risposto lei scuotendo la testa e tornando al suo libro. "Ho paura dei Pokémon!". "Oh non essere sciocca! I Pokémon sono creature dolci e gentili". Certo! Quell'orso assassino con denti e unghie affilate era davvero una cosa dolce e gentile. E quella lucertola con la fiamma sulla coda? E quello a forma di sasso o serpente? Esisteva anche un Pokemon a forma di donna e alcuni anche a forma di topo! INSOMMA, non erano creature dolci e gentili. Erano creature orribili. Ma non c'erano ma. Lei aveva dieci anni e doveva partire. Per forza.
Adelaide nascose la testa sotto il cuscino a forma di sfera Poké. Non iniziò a piangere, era inutile. Avrebbe potuto versare tutte le sue lacrime e niente sarebbe cambiato.
Si addormentò poco dopo e sognò la sua avventura... che finiva nei peggiori dei modi.
Stava camminando lungo un sentiero erboso, quando all'improvviso era spuntato un Pokémon Serpente color nero e con una lama sulla coda. Adelaide aveva cercato di scappare, ma il Serpente scattò verso di lei e cominciò ad avvilupparla nelle sue spire.
-Aiuto!- cercò di urlare la bambina, ma il Serpente continuò a stringere fino a quando la bambina... non esplose.
BOOM!
Adelaide si svegliò di soprassalto, mentre il suono della sveglia lacerava il silenzio mattutino. La spense e si gettò di nuovo sul letto, cercando di riprendere sonno. Ma la madre entrò nella stanza e le ordinò di alzarsi.
-Dobbiamo raggiungere Sabbiafine, veloce cara. Dobbiamo arrivare per prime, così avrai un bel Pokémon forte e robusto!-
-Io non voglio un Pokémon- replicò Adelaide alzandosi di controvoglia.
-Che sciocca. TUTTI vorrebbero un Pokémon- fece la mamma scuotendo la testa e uscendo fuori dalla camera.
Adelaide si avvicinò alla finestra e guardò il sole sorgere e illuminare la sua bella città: Duefoglie. Non avrebbe più rivisto l'alba o il tramonto per parecchio tempo. Il viaggio poteva durare mesi o addirittura anni. E le occasioni per tornare a casa erano relativamente poche.
Adelaide sarebbe stata sola, con i suoi Pokémon.
Iniziò a vestirsi di controvoglia e ogni tanto lanciava occhiate alla sua tracolla, messa ai piedi del letto e già pronta. C'erano vestiti di ricambio, qualche sacchetto di cibo in polvere e altre cose che non valeva nemmeno la pena citare. Era tutto pronto.
All'improvviso la porta della sua camera si aprì, e una piccola creatura ne fece capolino. Adelaide rabbrividì mentre osservava il Pokémon che saltò sulla sedia della scrivania e la fissò.
Eevee era il Pokèmon della madre e, nonostante tutto, aveva un aspetto quasi accettabile. Sembrava un misto tra un cane o una volpe. Quel Pokémon le faceva meno paura, ma lo teneva lo stesso distante. Chi la assicurava che non l'avrebbe uccisa in uno scatto d'ira? Le cose più sono tenere e coccolose più fanno paura.
-Vattene!- fece la bambina, mentre Eevee si leccava la zampa con delicatezza. Il Pokémon le scoccò un'occhiata rancorosa e, per tutta risposta, si sdraiò sulla sedia e continuò a guardarla.
-Ti odio- soffiò Adelaide mentre infilava gli stivali nuovi. Si avvicinò allo specchio e guardò il suo riflesso. Una bambina dal volto paffutello le restituì lo sguardo e Adelaide sospirò. Aveva i capelli color mogano, che portava sempre in una lunga treccia, che le arrivava quasi a metà schiena. Gli occhi erano grandi ed espressivi di un colore tra il turchese e l'azzurro. Il naso era normale -e Adelaide ringraziò il cielo di non aver ereditato il naso aquilino della nonna- e la bocca era sottile e leggermente carnosa.
Era di statura bassa (la più bassa della classe e questa cosa la logorava) e molto magra (la più magra della classe! E questa cosa la rendeva felice, specialmente perché era più magra di Matilde. AH), ma era ancora in via di crescita. Lei sperava di poter diventare obesa, in questo modo avrebbe potuto fermare il viaggio. "Non riesco a camminare, devo riposare".
Ma tutta la famiglia era molto magra... e quindi non aveva speranze di ingrassare di molto. Il viaggio doveva farsi.
Adelaide si lisciò la gonna e si aggiustò la maglia (sulla quale c'era scritto Keep Calm e Catturali Tutti), poi si guardò per l'ultima volta allo specchio e sospirò di nuovo. Era decisamente pronta.
Afferrò la tracolla (che pesava), lanciò uno sguardo a Eevee (che ancora la guardava) e uscì dalla stanza, cercando di non piangere (senza risultati).
Scese in cucina e si sedette al tavolo per fare colazione, ma non aveva fame. Il toast al miele e noccioline sembrava una palla gommosa in bocca e Adelaide dovette innaffiarlo con tanto latte per farlo scendere. Finalmente arrivò l'ora X e la madre si alzò, sorridendo. -Dobbiamo andare!- esclamò felice come non mai.
STAI LEGGENDO
Pokémon: Avventure a Sinnoh
FanfictionFan fiction basata su Pokémon, in particolare i giochi di quarta generazione: Perla, Diamante e Platino. La protagonista è Adelaide, 10 anni, che si accinge a partire per iniziare il suo viaggio a Sinnoh... ma c'è un piccolo problema: Adelaide ha pa...