Capitolo Sette - Vento, Azione.

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"...e niente, caro diario, a me sembra di essere in viaggio da anni. Troppissimo tempo. Comunque, siamo arrivati -io, Lucas e la mia bellissima squadra- alla città di Giardinfiorito! E' veramente bella. Fiori, miele, allergia, naso rosso. Bellissimo".

Adelaide tirò su col naso e chiuse il diario, gemendo. Non aveva mai avuto nessun tipo di allergia, a casa sua. Quindi non capiva il perché di quell'improvvisa ondata di cose. Ma non doveva preoccuparsi. Era mattina e lei e Lucas sarebbero ripartiti a momenti.
Meta: Evopoli.
Obiettivo: Seconda Medaglia della Lega di Sinnoh.
Ma ci voleva ancora tanto, tanto tempo per arrivarci. Secondo la mappa di Adelaide (che ancora non sapeva leggere) dovevano superare un percorso -con tanto di centrale ventoqualcosa- e un bosco. E lei odiava sia le centrali che il bosco. Entrambi posti decisamente inquietanti dove potevano nascondersi assassini o peggio, ladri di organi.
La nostra protagonista non si fece scoraggiare però. Con lei c'era Lucas. Non avrebbe avuto problemi. Forse.
Il ragazzo in questione bussò alla porta in quel momento e le disse di muoversi, perché dovevano mettersi in viaggio. Adelaide sbuffò sonoramente. Lei era una signora e una signora non andava mai di fretta.
Ma lei era anche una signora con allergia, quindi decise di dare fuoco alle polveri.

-Non vedo l'ora di arrivare ad Evopoli- disse Lucas, guardando la mappa mentre Adelaide si guardava intorno, spaesata e impaurita. Non si sapeva mai quando qualche Pokémon avrebbe attaccato. E lei doveva stare sempre all'erta.
-Già... che tipo sarà la prossima Capopalestra?- chiese la ragazza, in modo da ottenere qualche informazione e creare una qualche tipo di strategia per vincere facile. Ma Lucas scosse la testa.
-Non te lo posso dire. E' un segreto, Laide-.
Adelaide prese a sbuffare come una macchinetta dell'acqua calda e decise di camminare davanti, senza dover guardare quel mostro di Lucas. Purtroppo non andò molto lontano. Nel piccolo percorso, che usciva da Giardinfiorito, c'era una bambina che piangeva disperata. Era così disperata, notò Adelaide, che aveva i vestiti sporchi.
"Orrore. Puoi essere disperata quanto vuoi, ma i vestiti vanno cambiati. SEMPRE" pensò, cercando di trovare un modo per superare quella cosa. Magari era una... una ragazza povera? O peggio una mendicante che stava lì a mendicare per qualche moneta. Adelaide tirò su col naso e pensò che fosse una nuova idea iniziare a pestare i piedi a terra.
Oppure di svenire e farsi portare da Lucas. Ma non riuscì a mettere in alto nessuno dei suoi piani. La bambina povera/mendicante si voltò verso di lei -loro, visto che Lucas l'aveva raggiunta- e la indicò con un dito. La indicò con una tale enfasi che Adelaide indietreggiò per paura di vedersi lanciare la maledizione della povertà.
-Mi dovete aiutare!- strillò la bambina disperata. -Un gruppo di uomini con una tuta ha rapito mio padre e lo tengono chiuso nella centrale- aggiunse, indicando dietro di lei dove c'era un edificio con tante pale eoliche (sì, Adelaide sapeva cosa fossero quelle pale con le eliche).
-Hai provato a chiamare la polizia?-
-No! Non posso mi posso allontanare da qui!-
-Perché?-
-Aspettavo degli allenatori forti e valorosi come voi!-
-Ma la polizia è meglio... non credi?-
La bambina fece una smorfia e incrociò le braccia al petto. -Senti bella, mi disegnano così. Dovevo aspettare degli allenatori e voi siete qui! AIUTATEMI!- E riprese a piangere.
-Mi dispiace- fece Adelaide con un sorriso forzato. -Ma noi abbiamo da fare- e guardò Lucas, per avere man forte.
Ma Lucas era Lucas. E Adelaide lo odiava.

-Non ci credo!-
-Sta zitta!-
-Come ti permetti di dirmi di stare zitta. IO ti ammazzo-
-Almeno parla sottovoce... siamo infiltrati in un posto con quegli uomini cattivi-.
-Ah-.
Ovviamente Lucas si era fatto affascinare della luce di povertà che, quella bambina, emanava. E l'aveva trascinata dentro la centrale per salvare il padre. Insomma, a loro cosa diamine importava di salvare una persona che nemmeno conoscevano? E la medaglia? E la Lega? Avevano cose più importanti da fare.
Invece no. Riuscirono ad intrufolarsi nella centrale (senza particolari problemi, visto che non c'era nessuno di guardia)  e ora stavano cercando la stanza dove i cattivi tenevano rinchiuso il papà della bambina.
-Se ci uccidono, la colpa è tua- fece Adelaide.
-Lo so, è sempre colpa mia!-
-Mi fa piacere che tu lo sappia, mio caro-
Lucas si portò un dito sulle labbra e le fece segno di star zitta. Adelaide, allora, aprì la bocca per ribattere ma sentì anche lei quello che Lucas aveva sentito. Delle voci. Erano vicine.

Pokémon: Avventure a SinnohDove le storie prendono vita. Scoprilo ora