-Tu non mi piaci- disse Adelaide fissando il suo Pokémon e questo la guardò con aria annoiata, come per dire "okay, andiamo a dormire".
La bambina scosse la testa e continuò a camminare.
La madre l'aveva cacciata (LETTERALMENTE) di casa appena dopo fatto colazione. Le aveva lanciato la tracolla e le aveva detto: "Buon viaggio. Il Professor Rowan ti aspetta al Laboratorio, passa lì".
E tanti saluti.
Così Adelaide si era ritrovata in marcia verso Sabbiafine. Con Turtwig al suo fianco. Tecnicamente poteva metterlo nella sfera, ma aveva troppa paura. E se durante il viaggio qualcosa l'avrebbe attaccata?
Lei poteva lanciargli contro Turtwig e scappare velocemente, senza correre rischi. Quindi doveva tenere il Pokémon a portata di mano.
In quel momento si trovavano nel Percorso 21, che era deserto e illuminato dalla luce del sole. Gli alberi erano altissimi e le foglie si muoveva leggiadre al soffio del vento. Nell'aria c'era il dolce odore di autunno (che per Adelaide era l'odore delle castagne) e la ragazza voleva godersi quel momento, anche se era accompagnata da una cosa terrificante.
Il sentiero ai suoi piedi era di terra battuta ed era mantenuto in ottimo stato, nonostante le tantissime persone che, di solito, marciavano da quelle parti. Era costeggiato da alberi, cespugli ed erba alta.
L'erba alta. Il nemico numero due di Adelaide. Il numero uno erano i Pokémon. Il numero tre erano le scarpe coi tacchi alti. (Aveva provato ad indossarle, una sera quando la madre non c'era. Era precipitata dalle scale e si era rotta la caviglia. Quando la madre era rientrata l'aveva sgridata e accompagnata subito all'ospedale, dove un ORRIBILE uovo rosa l'aveva bendata con le sue braccine tozze e brutte).
Nell'erba alta si nascondevano i Pokémon, okay si nascondevano anche negli alberi, nei cespugli, nel mare, nei fiumi, lunghi i percorsi e anche nel cielo. ERANO OVUNQUE. CHE ANSIA.
Quindi Adelaide cercava di tenere d'occhio la situazione. Al minimo accenno di pericolo, lei sarebbe scappata a gambe levate.
Ma la prima minaccia non arrivò dall'erba alta, o da un albero né tanto meno dai cespugli. Arrivò dal cielo. Una cosa nera volò verso di loro e sbarrò la strada, guardandoli con aria minacciosa.
-ODDIO MI GUARDA!- strillò Adelaide facendo un passo indietro, mentre Turtwig fissava il nuovo arrivato con uno sguardo da ebete.
-COSO! ATTACCALO! LANCIABOMBA!- strillò Adelaide coprendosi gli occhi con le mani, per non vedere l'uccello perire sotto il colpo del suo Pokémon.
Ma il suo Pokémon non fece niente. Si limitò a guardarla con aria interrogativa.
-Non sai usare Lanciabomba? Che razza di Pokémon sei? Usa.... LANCIAFIAMME! AH no... sei di tipo Erba? Quindi... usa.... USA QUALCHE MOSSA! SALVAMI!-
Turtwig sospirò e si voltò verso l'uccello, che nel frattempo si era messo a beccare a terra per niente intimorito dalla presenza di Adelaide e del suo Pokémon. Turtwig abbassò la testa e cominciò a correre verso il Pokémon uccello, come per caricarlo. Ma l'uccello avvertì la minaccia e volò via, cinguettando indignato.
-E NON TORNARE Più!- strillò Adelaide agitando il pugno e pestando il piede a terra. -Bravo... coso- aggiunse Adelaide, lanciando un'occhiataccia verso il suo Pokémon, poi riprese il cammino.
Iniziò a frugare nella sua tracolla e prese un diario rosa confetto e una matita giallo canarino; aprì il diario e cominciò a scrivere alcuni dati sul suo Pokémon.Nome: ???
Nickname: Coso.
Tipo: Erba.
Segni particolari: è lento.
Mosse:
Carica come un ariete. Non sa usare Lanciabomba.Adelaide sorrise e chiuse il diario. Doveva tenere tutto aggiornato, così non avrebbe avuto alcun problema durante i prossimi attacchi improvvisi di Pokémon gelosi.
Esatto, i Pokémon che di solito attaccavano i poveri allenatori erano gelosi. Perché gelosi? Adelaide non l'aveva capito bene... c'entrava qualcosa "tu hai un padrone e io no? CHE AFFRONTO! SONO GELOSO E TI ATTACCO!".
Quando l'avevano spiegato all'incontro per i neo-allenatori, lei non aveva ascoltato bene. Stava cercando di farsi la treccia. Perché quello scemo di Barry gliel'aveva disfatta. E lei gli aveva fatto la linguaccia. Che giornata memorabile. Ah si... poi c'era la tizia che parlava di Pokémon in sottofondo. Che noia.
Un cinguettio TROPPO sospetto la fece tornare alla realtà e Adelaide si guardò intorno, all'improvviso impaurita. Stava per essere beccata a morte da tantissimi uccelli?
Valeva la pena essere così pessimisti?
Si. Proprio si.
Appollaiati su un ramo di un albero poco lontano, c'erano BEN QUATTRO uccelli neri. CHE LA GUARDAVANO con la testa inclinata.
-Perché mi guardano? Coso scappiamo okay? Non essere lento, dobbiamo salvarmi- sussurrò la bambina aumentando leggermente l'andatura. Guardò in lontananza e vide l'altura che segnava il quasi arrivo a Sabbiafine.
-Io non morirò oggi. Voglio andare al mare- sussurrò la bambina quasi correndo mentre Coso arrancava con difficoltà dietro di lei.
Per fortuna non furono attaccati; i quattro uccelli neri rimase lì sul ramo eppure continuavano a fissarli. Erano gli uccelli stalker? Aveva già il nickname per loro.
Proseguirono in silenzio; Adelaide alzò la testa al cielo e chiuse gli occhi, godendosi il tepore dei raggi del sole sul volto. Era davvero una bella giornata.
Quel momento di tranquillità fu interrotto da un rumore.
-UN MOSTRO!-urlò la bambina ritornando alla realtà e cercando la fonte del disturbatore... ma non era un mostro. Era un tizio vestito di blu.
-Chi sei?- fece la bambina stringendo la tracolla. Era un ladro? Assassino? Un maniaco? Un venditore di organi? Orrore. Lei era troppo bella per perdere gli organi.
-Ciao!- la salutò lui con un sorriso TROPPO sospetto. -Sono un commesso del Pokémon Market di Sabbiafine! Sto distribuendo campioni di Pozioni, ti interessa?- aggiunse l'uomo porgendole una scatola di cose.
-Mmmm....-fece la bambina mordicchiandosi il labbro, ma afferrò lo stesso il regalo. DOPOTUTTO un regalo non si rifiutava mai. Tranne le caramelle. Se qualcuno ti offre delle caramelle è di sicuro un maniaco/assassino/ladro/venditore di organi.
La bambina mise la scatola nella tracolla ("Contiene Sei Pozioni per il tuo Pokèmon!" c'era scritto sopra) e salutò il commesso del negozio, per poi allontanarsi velocemente.
E lì tutto cambiò.
La strada di terra battuta diventò una strada di città e i primi palazzi cominciarono a sbocciare dal nulla. Era arrivata a Sabbiafine.
-Coso! Siamo arrivati!- esclamò la bambina soddisfatta. Si guardò intorno; incominciava ad avere un certo appetito, quindi doveva trovare assolutamente un risposante o qualcosa del genere. Poi sarebbe andata da Rowan.
Ma i suoi piani non andarono in quel senso.
Mentre camminava per la strada principale, aguzzando gli occhi alla ricerca di cibo, intravide il ragazzo del laboratorio. Quello dai capelli scuri.
Solo allora Adelaide notò che era molto, molto ma molto carino. Era alto e magro al punto giusto. Gli occhi della bambina scivolarono lungo le braccia del tizio e le vide muscolose... al punto giusto. I capelli erano mossi e di un nero quasi profondo. E aveva un naso piccolissimo. Del tipo "ci sono e non ci sono".
Il ragazzo si voltò all'improvviso e Adelaide si trovò a fissare gli occhi di un verde intenso. E si sentì sprofondare. Lui l'aveva riconosciuta.
-ADELAIDE!- urlò lui correndo verso di lei. La bambina rimase lì ferma, incerta sul da farsi: svenire o scappare? Decise di rimanere lì e aspettare il belloc... IL TIZIO.
-Ciao!- fece il ragazzo fermandosi a pochi passi da lei. -Come stai? Devo portati da Rowan. Andiamo!-
Il tizio le afferrò la mano e iniziò a trascinarla lontano. Adelaide -scioccata- si lasciò trascinare, mentre Coso li seguiva (o cercava di seguirli) velocemente.
-Io sono Lucas, a proposito. Assistente del Professor Rowan. Forse diventeremo colleghi-.
-Colleghi?-.
-Oh si. Lo scoprirai tra poco!- fece Lucas trascinandola dentro il laboratorio e lungo il corridoio scuro, infine la gettò in una stanza illuminata da una luce fredda.
La bambina si guardò intorno e vide che era in una strana stanza. Era uno studio. Alle pareti c'erano dei grafici e disegni strani, che Adelaide ignorò e cominciò a camminare sul pavimento piastrellato. C'erano anche diversi schermi di computer che mostravano delle determinate zone di Sinnoh. In fondo alla stanza c'era una grossa scrivania dietro la quale era seduto il professor Rowan, intendo a sfogliare un giornale; dietro alla scrivania c'era lo schermo più grande in assoluto. E lì era mostrata Sinnoh in tutto il suo splendore.
Gli occhi di Adelaide fissarono la sua regione, toccando i punti che non aveva mai visto: cioè tutto. Da Giubinopoli, a Nevepoli! E lei stava per visitarli. Tutti. Con i Pokémon.
Che bello, proprio.
-Adelaide!- esclamò il professor Rowan alzandosi e sorridendo teneramente alla bambina. -Come stai oggi?- E senza aspettare una risposta, diventò serio e guardò attentamente Adelaide.
-Allora, sei qui perché devo consegnarti alcune cose e spiegarti il tuo obiettivo-.
-Obiettivo?- ripeté Adelaide confusa.
-Obiettivo- confermò l'uomo. -Sinnoh è una regione vastissima e ci sono tantissimi Pokémon, il mio compito (oltre a studiare l'evoluzione dei Pokémon) è completare il Pokédex!-
Infilò una mano nella tasca e prese un coso rosso, dall'aria tecnologica e nuova. -Questa è un'enciclopedia! Registrerà informazioni su ogni Pokémon che vedrai durante il tuo viaggio. E tu, come mia nuova assistente, dovrai aiutarmi a completarlo-.
Adelaide lo fissò sconvolta. Era diventata la sua assistente? Da quando? E completare un'enciclopedia? E con quale scopo? Era assurdo.
-Quindi questo Pokédex è tuo. Mi aiuterai nella mia missione?- fece Rowan sorridendo.
-No!- rispose Adelaide scuotendo la testa. -Io ho...-
Ma il professore la interruppe, guardandola all'improvviso severamente.
-MI aiuterai nella mia missione?-
-NO!-
-Mi aiuterai nella mia missione?-
-COS? HO DETTO NO!-
-ADELAIDE MI AIUTERAI NELLA MIA MISSIONE?-
-ODDIO E' SORDO? HO DETTO NO!-
-Mi aiuterai nella mia missione?-.
Adelaide fissò l'uomo con timore. Era pazzo o cosa? Lanciò uno sguardo preoccupato verso il ragazzo, che fece spallucce e mimò con la bocca un "si".
NO! Lei non voleva viaggiare, catturare i Pokémon e completare un stupido pokèqualcosadexenciqualcosadia! Era sfruttamento dei minorenni. E lei era contro a queste cose.
-Laide, lui continuerà fino a quando non dirai si...- sussurrò il ragazzo.
-E' pazzo?-.
Il ragazzo fece spallucce.
-Okay! L'aiuterò!- mentì Adelaide. Avrebbe fatto il possibile per uscire da quel posto e per scappare... ma dove? La madre voleva che lei facesse questo... era tutta colpa sua.
-Fantastico!-esclamò Rowan aprendo un cassetto della scrivania. Ne afferrò alcune cose e le mostrò alla bambina.
-Queste sono cinque sfere Poké- spiegò indicando cinque palle colorate di rosso e bianco. -Servono a catturare i Pokémon. Potrai avere sei Pokémon con te, ma questo non ti impedirà di catturarne altri. Quelli in più, verranno al Laboratorio dove saranno accuditi con amore dai miei assistenti-.
Adelaide annuì. Non aveva ascoltato poi così attentamente. Che doveva fare con quelle palle colorate? Sembravano palle da tennis.
-E questo è tutto-. L'uomo si avvicinò ad Adelaide e le porse i nuovi oggetti. Poi sorrise, lanciò un'occhiata a Coso e annuì. -Mi aspetto grandi cose da te... e ora vai! La tua avventura ti aspetta!-.
E la trascinò letteralmente fuori dal laboratorio.
-Addio...- sussurrò Adelaide guardando le porte chiudersi e l'uomo allontanarsi a grandi passi. Finalmente era libera!
Era una bella giornata di sole, quindi avrebbe passato il tempo al mare... e poi avrebbe fatto qualcos'altro. Boh.
Fece per fare un passo in avanti, quando sentì le porte aprirsi di nuovo ma questa volta ne uscì il ragazzo.
-Laide! Aspetta!-.
-Non chiamarmi Laide- borbottò la bambina guardandolo.
-Okay...- fece ilragazzo con un sorriso.
-Si, bene... ciao-. Adelaide fece una smorfia e si allontanò.
-Oh! Frena! Devo mostrarti alcune cose per aiutarti nel viaggio... però prima lottiamo!-
-COS?-.
Lucas la trascinò di nuovo nel laboratorio ma questa volta non la portò nel corridoio buio, ma nel giardino sul retro.
-Qui possiamo lottare tranquillamente- cinguettò Lucas indicando uno dei due campi lotta. Avete presente un campo di pallavolo? Ecco, solo che qui non c'era la rete.
-Sei pronta?- ghignò il ragazzo afferrando una sfera e lanciandola in aria. Questa esplose e un pinguino azzurro entrò nel campo lotta.
Coso ringhiò lentamente e avanzò a grandi passi (?) nel campo lotta.
-Cosa dovrei fare?- chiese Adelaide.
-Ordina le mosse al tuo Pokémon. L'obiettivo è mandare ko i Pokémon dell'avversario-.
-E' una cosa da barbari!- strillò la bambina guardando Coso. Lo odiava... ma non poteva permettere che si facesse male. Altrimenti chi usava come scudo?
-Tranquilla, i Pokémon sono più forti di quanto pensi. Bene... Piplup, usa Beccata!-.
Un Pinguino azzurro iniziò a sbattere le piccole pinne corte e cinguettò in modo minaccioso; lanciò uno sguardo minaccioso verso Coso... POI INIZIO' A CORRERE.
Adelaide strillò e fece per voltarsi, per cercare una via di fuga ma... il pinguino inciampò e cadde a terra.
-Piplup! Dannata goffaggine!- si lamentò Lucas scuotendo la testa.
-COSO FA QUALCOSA! DIFENDIMI!- strillò Adelaide cercando di coprirsi gli occhi con le mani. L'immagine del Pinguino bullo che correva verso di loro, l'avrebbe accompagnata fino alla tomba.
-USA CARICA DELL'ARIETE!- ordinò la bambina con un tono da imperatrice e Coso iniziò a correre, chinando la testa in avanti, proprio come un ariete.
-Schivalo- urlò Lucas.
-NON VALE! IMBROGLIO! NON GIOCO PIU'!- urlò a sua volta Adelaide.
-Ma... funziona così!- sbottò il ragazzo lanciando uno sguardo al suo Pokémon, che non riuscì a schivare un bel niente e fu travolto da Turtwig.
-Abbiamo vinto?- chiese la bambina guardando Lucas, che scosse la testa. Adelaide aggrottò la fronte e si mordicchiò il labbro. Come poteva vincere contro un ragazzo con più esperienza? Tecnicamente quella lotta non aveva senso.
-Coso azzannalo, fa qualcosa!- disse Adelaide agitando la mano e Turtwig scosse la testa. Nel frattempo Piplup si era rialzato e quasi camminava a fatica. Era già stanco?
-Piplup usa Beccata! E fai attenzione...-.
Questa volta l'attacco andò a segno. Il becco del Pinguino sembrò allungarsi e, quando si avventò sul povero Coso, iniziò ad inveire su di lui. CON RABBIA.
Adelaide chiuse gli occhi: non voleva vedere la dipartita del suo Pokémon. Non era ancora pronta.
-Adelaide dovresti fare qualcosa!- borbottò Lucas scuotendo la testa.
-Cosa?-
-Qualunque cosa! Il tuo Pokémon sta andando ko, muoviti!-.
E Adelaide fece la cosa che le riusciva meglio. Strillò e ordino al Pokémon di fare qualcosa.
Turtwig saltò all'indietro e finalmente si liberò dall'attacco di Piplup. Puntò la piantina che aveva sulla testa in direzione del suo avversario e ruggì. La piantina si illuminò e sparò qualcosa, un seme forse, in direzione del Pinguino che non riuscì a schivarlo. Nel giro di un secondo il Pokémon si trovò imprigionato in un'intricata rete di radici, che si illuminarono e Piplup iniziò a tremare come se fosse sotto le convulsioni.
Infine il Pokémon cadde all'indietro. Con gli occhi chiusi.
-Diamine... avete vinto!- fece Lucas grattandosi la testa.
-Ab... abbiamo vinto?-
-Si-.
Adelaide fissò Coso avvicinarsi lentamente, sembrava avere un sorrisone sul muso. Avevano vinto la loro prima lotta. E Adelaide svenne, per l'emozione.
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Pokémon: Avventure a Sinnoh
FanfictionFan fiction basata su Pokémon, in particolare i giochi di quarta generazione: Perla, Diamante e Platino. La protagonista è Adelaide, 10 anni, che si accinge a partire per iniziare il suo viaggio a Sinnoh... ma c'è un piccolo problema: Adelaide ha pa...