Chiusi la porta del bagno dietro di me, lasciando che il suono del silenzio si mescolasse alle lacrime che scivolavano giù senza freni. Avvertii il bisogno di mia madre, come quando da piccola trovavo conforto tra le sue braccia che mi cullavano dolcemente. Immaginai il suo sguardo amorevole e il calore rassicurante che avrebbe cercato di trasmettermi.
Il suo abbraccio avvolgente che avrebbe potuto lenire qualsiasi ferita.

Tuttavia, nel silenzio della stanza, un pensiero risuonò con forza: ero cresciuta.
Dovevo affrontare questa tempesta emotiva da sola, dimostrare al mondo e a me stessa che ero più forte di quanto avessi mai immaginato.
L'idea di cercare rifugio nelle braccia materne svanì, sostituita dalla consapevolezza che potevo superare le sfide da sola.

Le lacrime scivolavano lungo il mio viso, tradendo la delusione e la tristezza che provavo.
Mi sentivo vulnerabile, come se le aspettative che avevo costruito si fossero sgretolate.
Il professor Mitchell, in cui avevo visto una fonte di ispirazione, si era rivelato diverso da ciò che immaginavo. Era difficile accettare che il mio entusiasmo iniziale si fosse infranto così presto. Sentivo un groppo in gola, un mix di delusione e rabbia, mentre cercavo di capire come gestire quelle emozioni inaspettate.

In quel momento di vulnerabilità, decisi  di trovare la forza dentro di me.
Asciugai le lacrime, determinata a dimostrare al mondo che avrei saputo affrontare la vita con coraggio e determinazione.

Mentre camminavo nel corridoio con lo sguardo abbassato, incrociai Sebastian, il quale, carico di rabbia dopo l'episodio in presidenza, stava facendo ritorno in classe. I nostri sguardi si incontrarono, e lui notò gli occhi lucidi causati dalla recente vicenda.

Con uno sguardo evasivo, mi fermai nel corridoio, cercando di evitare qualsiasi interazione con Sebastian. Tuttavia, lui si avvicinò con passo deciso, notando evidentemente il mio disagio.

"Anche tu hai ricevuto la tua dose di rimproveri, eh?" sussurrò con una punta di sarcasmo.

Sentii una stretta al cuore e annuii a malincuore. "Sì, esattamente come te e non solo"

"Beh, credo che dobbiamo ringraziare il nostro caro professore per l'attenzione extra."con una smorfia ironica, commentò.
Gli sorrisi amara " non è stato lui a umiliarmi..." un'altra lacrima solcò il mio viso.

Con un gesto inaspettato, mise una mano sulla mia guancia, cercando forse di consolarmi, e asciugò la lacrima.

La sua mano sulla mia pelle bruciò, il contatto fu così repentino e inaspettato che, piena di confusione e di pensieri tumultuanti, mi scansai bruscamente.

"Forse dovresti pensare alla tua fidanzata Victoria invece di cercare di consolarmi."gli dissi bruscamente.

Con quel commento, mi allontanai, lasciando Sebastian nel corridoio e portando con me ancora molte domande senza risposta.

Entrai in classe con lo sguardo a terra, cercando di nascondere il turbamento interiore, e mi sedetti in un banco diverso, cercando una sorta di rifugio nell'anonimato momentaneo. La confusione dominava la mia mente mentre cercavo di elaborare quanto accaduto.

Restai sola col mio sguardo fisso sul banco, ancora piena di pensieri e incertezze, mentre la lezione riprendeva il suo corso.

Il tintinnio delle risate e le voci allegre riempivano l'aria mentre la lezione giungeva alla fine. Con lo sguardo perso, mi apprestavo ad abbandonare l'aula, quando sentii improvvisamente una presa decisa sul mio polso. Voltandomi, mi trovai faccia a faccia con il professor Mitchell, gli occhi penetranti che scrutavano i miei. Un brivido corse lungo la mia spina dorsale mentre cercavo di nascondere l'agitazione.

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