Two

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Un leggero raggio di sole entra dalle tapparelle della mia stanza. Svegliandomi dal sono in cui ero caduta la sera prima.

Mi stringo poco nelle spalle prima di aprire gli occhi, beandomi della vista che c'era al di fuori della finestra.

Mi alzo svogliatamente, mettendo i piedi nelle mie pantofole comode e calde.
Scelgo i vestiti, che per oggi sono: un semplice pantalone a palazzo di jeans nero, una maglia corta che lascia scoperto il mio piercing all'ombelico, anch'essa nera; e infine il mio chiodo di pelle.

Il trucco è lo stesso ogni mattina: correttore, blush, mascara e lip combo.
Metto alcuni dei miei anelli più importanti, quelli portafortuna.

Esco di casa sentendo l'aria fredda del mattino soffiarmi dolce sul volto, mentre qualche capello riccio svolazzava qua e là.

Finalmente il taxi arriva e io mi catapulto dentro con l'intento di arrivare il prima possibile a quello che oggi dovrei definire "lavoro".

Mi perdo nel cielo immenso, come faccio ogni volta. Guardo tutto con romanticismo ed impressione, non dando mai nulla per scontato.

Vedo gli alberi comparire e scomparire dalla mia vista mentre l'auto sfreccia, e mi sento come una di quelle bambine che aspettano impazienti di arrivare a casa dopo scuola.

Appena l'auto si ferma pago il tassista scendendo. Busso alla porta di quel mini seminterrato, e Caph si palesa davanti ai miei occhi con un intenso sorriso.

«Buongiorno.» dico entrando e togliendomi il giubbotto.
I ragazzi risposero quasi all'unisono.

La maglia che ho addosso copre meno di quello che pensavo stamattina, infatti si ferma a qualche cm più in basso del mio seno.

In ogni caso, da quando ho iniziato a sfilare, il mio corpo non mi ha mai creato troppo imbarazzo o disagio. Ormai abituata agli occhi delle persone su di me.

«Allora, dopo un'attenta ricerca a cosa fa nello specifico un manager, sono arrivata alla conclusione che: un manager serve rendere migliorare l'immagine dei suoi clienti e condurli al successo.» osservo i ragazzi seduto uno ad uno sul divano mentre mi guardano con aria piuttosto interrogativa «per ora , ovviamente, posso solo gestire i vostri numeri e provare con promozioni pubblicitarie. Visto che mi devo abituare a questo lavoro, ho bisogno che mi diciate un secondo se avete eventi come: festival, tour o concerti, in questo periodo.» concludo.

«Abbiamo partecipato a Sanremo Giovani e siamo stati presi per Sanremo Big, direi che c'è parecchio su cui lavorare.» sbotta Faster.
«Hai seriamente cercato cosa facesse un manager su google?» Caph è dietro di me e le sue parole riecheggiano nelle mie orecchie.

«Ehm... No, cioè.. forse. Non è che devo sapere tutto!» sbotto in preda all'imbarazzo.
Il ragazzo biondo ridacchia dietro di me, prima di affiancarmi guardandomi con attenzione.
«Spiegati meglio.» dice con tono fermo.

A che gioco sta giocando questo?
«Ok. Lo ammetto, non so minimante cosa fare, quindi ho varcato qualcosa per essere certa. Tutto qui, sembra così strano e patetico?» chiedo alzando gli occhi al cielo.

Caph fa spallucce, con un ghigno furbo sul volto.
Prendo la borsa cacciando il McBook grigio che si celava all'intero.
«In ogni caso...» accendo il computer con cautela, mentre gli occhi dei presenti sono puntati su di me.

«A livello di numeri, non siete messi così male, almeno per ora. Cioè, meglio di come mi aspettavo almeno.» faccio spallucce.
«Ehi!» sbotta Piccolo fingendosi offeso.
«Siete stati voi a dirmi di essere una band scagata!» mi difendo.

«A cosa lavorate ora?» chiedo.
«"Governo Punk" è il titolo della canzone che porteremo a Sanremo.» Erin prende parola.
«Se dovete provare avete tutto il tempo del mondo.» la mia richiesta implicita di farlo provare viene subito accettata, infatti i ragazzi iniziano a provare ed io ad annotare tutto il testo per vari spot pubblicitari.

Si fanno circa le 19 e io sento la mia gola bruciare per loro.
«Direi che possiamo staccare per oggi, no?» chiesi sfinita passandomi una mano sulla fronte.
«Si. Vieni a mangiare con noi? Ci farebbe piacere.» dice Caph mentre gli altri annuiscono.

Ci dirigiamo a passo svelto verso una pizzeria lì vicino. Prendiamo il tavolo da loro prenotato e in poco tempo ordiniamo.

«Sei fidanzata?» chiese Piccolo lasciandomi di stucco.
Ricordo la mia ultima relazione, quella dove rimasi scottata e inorridita.
Scuoto la testa il segno di negazione.

Ormai il mio cuore era rimasto imballato in una piccola scatola d'acciaio. E se qualcuno provava ad entrarci io mi allontanavo.

In quel momento non mi andava affatto di parlare delle mie precedenti relazioni, o avere la testa affollata da pensieri scomodi.

Caph, accanto a me, sembrava aver percepito il mio disagio, e quasi come se volesse proteggermi, si ritrovò a cambiare discorso.

«La canzone ti è piaciuta?» chiede mentre sfoggiava uno dei sorrisi sinceri, come aveva già fatto nei due giorni in cui l'avevo visto.

Aveva un sorriso mozzafiato, e sembrava che mentre la bocca si schiudeva, i suoi lineamenti si addolcivano.

Mi ritrovavo sorpresa da me stessa quando rimanevo incantata a guardarlo, come una ragazzina in preda alla sua cottarella del liceo.

Ma più di una semplice attrazione fisica non poteva essere. A stento ci aveva spiccicato due parole in cui o si punzecchiavano o si incuriosivano l'uno dell'altro.

In verità, i ragazzi della band avevano tutti un fascino particolare, quell'area da ragazzi proibiti, diversi, incompresi.

In un certo senso, mentre loro scherzavano, si vedeva quando ci tenessero l'un l'altro, e come fossero una famiglia anche non essendolo di sangue.

«Bella, devo dire che già mi è entrata in testa.» sorrido, in parte per la canzone, e in parte perché ho apprezzato il gesto di cambiare discorso.

Il problema più grande era forse il fatto che con quei ragazzi, io stavo riuscendo ad aprirmi.
Era quello a mettermi ansia.

L'idea di affidare me stessa a qualcuno che poi mi avrebbe solo usata e trattata male. Mi sentivo in difetto quando succedeva.

In un certo senso sapevo di essere la causa del mio stare male, anche se causato da persone esterne.

Era sempre una pugnalata troppo forte nel cuore quando si trattava di quell'argomento. E odiavo anche pensarlo.

«Ma tu sei di qui?» chiede Fares.
«No, sono di Napoli, ma per quel lavoro mi sono dovuta spostare.» dico.

Faster inizia poi a fare un discorso che sembra allettante, almeno dalla reazione dei ragazzi così sembra.

Se non fosse che i miei occhi sono posizionati solamente sulla figura che ho accanto, studiandone i tratti particolari.

I capelli estremamente scompigliati gli danno un aspetto selvaggio, mentre gli occhi chiari contornano in modo armonico il suo viso.

Le spalle larghe sono visibili dalla leggera maglia che porta.

Mi trovo ipnotizzata, e me ne pento amaramente.
Conoscendomi, loro potrebbero diventare un poco tempo le mie persone preferite, mentre Caph, una piccola ossessione irraggiungibile.

Odio il lato di me che si affeziona presto, mi ricorda quando sono debole davanti agli altri.

Per una sera cerco di non pensarci, ascoltando e ridendo ai discorsi dei ragazzi seduti con me al tavolo.

Questo viaggio sarà difficile, ma almeno sapere di avere qualcuno accanto che riesca a farmi staccare la mente per poco, mi rassicura.

spazio autrice
ciaoo bellissimi.
non so se siete svegli ma ho cercato di postare ad orari decenti proprio perché molti mi hanno chiesto di aggiornare.
lo ripeto, non siete lettori silenziosi.
non avete idea di quanto mi scalda il cuore sentirvi così vicini tramite dei commenti. grazie.

premetto che voglio far andare le cose tra Selene e Caph in modo abbastanza tranquillo, partendo da qualche battuti a e un po' di attrazione fisica, fino ad arrivare ai discorsi più seri e profondi.

fatemi sapere cosa ne pensate, buonanotte a tutti❤️

CUORE D'ACCIAIO -Caph-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora