III; 𝐀𝐥𝐚𝐬𝐭𝐨𝐫 𝐇𝐚𝐫𝐭𝐟𝐞𝐥𝐭

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Per raggiungere quel monastero sperduto nel nulla, Anthony prese la carrozza. Il viaggio fu più lungo di quanto si era aspettato; i cavalli sbizzarriti correvano veloci, facendolo sbatacchiare a destra e a sinistra in quell'abitacolo. Aveva sentito ogni singola botta, ogni volta che le ruote saltavano sui sassi e i rami delle pianti strisciavano invece sui lati della carrozza. Solo quando sentí l'urlo del cocchiere e i cavalli rallentare di botto, capí subito che fossero arrivati a destinazione.

Scendendo dalla carrozza, notò quanto il posto fosse molto più cupo della città; sperduto in mezzo al nulla, la nebbia che si innalzava a due piedi dall'erba incolta e il monastero invece era un rudere.
Sembrava abbandonato, ma notò una piccola luce fioca dalla finestra che gli fece intuire che all'interno ci fosse qualcuno.
Infatti, non appena si avvicinò al grosso portone di legno massiccio e consumato, questo si aprì con uno scricchiolio sinistro che risuonó per tutto l'ambiente circostante. 
Sulla soglia apparve una figura, mentre dall'interno proveniva una puzza di muffa non indifferente.

L'uomo sulla porta era alto; aveva pelle mulatta, capelli e occhi scuri. Lo guardava da sotto le lenti da vista rotonde.

《La stavo aspettando,  signor Morningstar. 》

《Anthony.  Chiamami Anthony. 》
Subito il biondino, si strinse nelle spalle. Sentí uma scossa risalirgli lungo la spina dorsale,  più per il sorriso inquietante stampato sul viso dello sconosciuto che lo guardava con quegli occhi spalancati che facevano più paura dall'atmosfera in sé.

Sembrava più un serial killer che un parroco. Aveva seri dubbi sulla sua identità; suo padre era davvero uscito fuori di testa per mandarlo da un tizio del genere. Era tentato di rientrare nella carrozza e ritornare da casa, e lo avrebbe fatto se solo il cocchiere non fosse risalito per ritornare indietro. Lo aveva lasciato da solo con un probabile assassino.

《Prego.》
L'altro si mise da parte, sul bordo del grande portone mentre reggeva con una mano la maniglia per non farlo richiudere.
Anthony fece alcuni passi in avanti, entrando all'interno.

Il suo piede incontrò il pavimento di pietra grezza, il suono della suola che si andò a scontrare con essa produsse uno schiocco a cui susseguirono tanti altri quando il vescovo gli fece segno di seguirlo e lo condusse in una stanza adiacente; questa era colma di libri, erano praticamente sparsi dappertutto sia nella libreria in legno che sul tavolo al centro della tavola, su cui era appoggiata una singola candela. Probabilmente era quella la fonte di luce che aveva visto da fuori.

《Mi dica Anthony...cosa sa sui vampiri lei ?》

La domanda dell'uomo lo colse di sprovvista. Perché gli aveva posto quella domanda?
E poi perché un uomo di chiesa sapeva quelle cose ?

Il ragazzo appoggiò le mani sulle braccia e le strinse tra le dita, il velluto della sua giacca non lo riscaldava da quell'ambiente freddo.

《Sono creature che ho conosciuto tramite i libri dell'orrore. Non esistono.》

L'uomo lo stava guardando, da quel sorriso che aveva sul volto non riusciva a capire se fosse divertito o altro.

《Beh...e qui sbagli. In realtà, i vampiri esistono e sono tra noi.》

Se suo padre aveva il cervello fottuto dalla malattia, allora quell'Alastor era davvero uno svitato.

Si lasciò scappare una grande risata.《Sei fuori di testa.》
Si piegò in due, portandosi le mani sulla pancia e ridendo ancora.
《Non esistono i vampiri !》

L'altro era ancora davanti a lui, dietro la scrivania e in piedi, davanti a uno dei tanti libri aperti.
《Pensaci un po' Anthony.  Tua madre, il giorno della sua morte aveva dei fori al collo. E di cosa si nutrono i vampiri ?》

𝐅𝐢𝐧𝐚𝐥 𝐦𝐚𝐬𝐪𝐮𝐞𝐫𝐚𝐝𝐞 (Hazbin hotel )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora