XIII; 𝐌𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐲

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《Un vampiro.》
Sussurrò Alastor,  mettendosi prontamente davanti al biondino e si interpose tra i due.
Non sembrava proprio un vampiro, era fin troppo pulito e sui vestiti non aveva nessuna macchia di sangue. Sembrava cosciente, il padre di Vagatha invece non ragionava, era un copro mobile senza una vita o una coscienza ormai.

《Vaffanculo, allontanatevi dalle mie cazzo di piante.》
Ringhió l'altro, strinse i pugni e avanzò minaccioso verso di loro.
Alastor strinse il manico del bastone; Anthony sapeva che nascondeva un'arma. Una lama affilata e lunga tanto quanto il legno che la copriva, era capace di tagliare tutto ed era quello uno dei motivi per il quale Alastor portava quel dannato bastone sempre con sé.
Anthony invece aveva un'arma nascosta sotto il cappotto. Il suo respiro era corto, mentre gli occhi bicromatici erano incollati sulla figura di quell'uomo così burbero che, tanto uomo non era siccome era stato trasformato in una animale assetato di sangue, avanzava con quei pugni stretti lungo i fianchi e i canini allungati che si illuminavano nonostante fosse buio intorno a loro.

《Non ti avvicinare.》
Il tono di Alastor era autoritario, come sempre aveva il petto in fuori, sicuro di sé e sul viso aveva quel dannato sorriso che faceva di solito.

《Oppure ?》
Ringhió l'altro, non si fermò fino a quando però Alastor, con uno scatto repentino del polso, non estrasse la spada e la puntò alla gola dell'uomo. 

《Oppure ti sgozzo vivo. È già tanto che tu stia ancora respirando, in genere quelli come te li faccio fuori a prima vista. Quindi dai a noi i fiori e io ti risparmio la vita.》
L'altro subito si paralizzó sul posto.
Il biondino osservava la scena e non aveva nemmeno preso la pistola, si era persino dimenticato di averla.

Sì,  l'essere era diverso da tutti quei vampiri assetati di sangue eppure sapeva che lo fosse. Aveva quegli innegabili  occhi rossi che avrebbe conosciuto tra mille.
Tra l'altro non aveva un accento rumeno.
La sua calata era molto simile all'inglese che alla lingua che si parlava in quelle parti.

Gli occhi rossi dell'uomo si spostarono da Alastor a lui; gli venne un brivido lungo la schiena e per lui fu come rivivere  tutti quei ricordi di quella dannata sera.
Sua madre a terra stesa su una pozza di sangue e con due fori al collo dello stesso colore.

《Va bene.》

In un attimo l'uomo sparì  dalla loro vista.
Parve dissolversi nella nebbia, così com'era arrivato.
Rimasero da soli, di nuovo.
Alastor rimise quel pugnale neanche fondina incavata del bastone e si voltò verso di lui.

《Prendi tutti i fiori che puoi.》
Gli ordinò,  intrecciando le dita sul pomello del bastone. Il suo sguardo era diverso; anche lui si era accorto che quel vampiro non fosse come tutti gli altri.

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Arrivarono da Rosie, in carrozza.
Il cocchiere li aveva aspettati a lungo sui piedi del monte.
Era la carrozza che avevano utilizzato dalla partenza. Era ritornata e l'uomo era sempre lo stesso. Aveva indosso  un completo scuro, coperto da un cappotto di stoffa dello stesso colore e sulla testa aveva una tuba. Quando aveva tirato una frustata al cavallo e aveva urlato, la carrozza subito era partita e ci mise poco a fare ritorno davanti alla grande casa di Rosie. 

Anthony avrebbe riconosciuto quella casa tra mille. Era così graziosa e forse era l'unica che spiccava tra quelle mille in quella stradina della Transilvania; fuori aveva tanti fiori di colori diversi e piante rampicanti che si intrecciavano  sui muretti sbucando pure fuori da quel giardinetto.

Scendendo e arrivando davanti al portone di legno, bussarono.
Fu sempre Nifty ad aprirli e ad accoglierli con un sorriso:《bentornati, avete fatto presto ritorno ! La signora si trova nel suo studio. Non smette nemmeno un minuto di leggere !》

Alastor si girò verso Anthony,  il quale fece un viso confuso.
《Resta qui. Torno subito.》
Anthony fece un sospiro, vedendo poi sparire Alastor oltre il corrispondo lungo, rimase con Nifty e sperò che l'altro facesse ritorno presto siccome quella donna lo stava osservando con un sorriso inquietante sul viso, tanto da fargli accapponare la pelle. Un sorriso che non prometteva nulla di buono, diverso da quelli che faceva Alastor.

《Tu ti occupi delle pulizie quindi ?》

《Sí! Mi occupo anche della cucina e del giardino.》
Ridacchió,  prendendo una scopa da un ripostiglio  e una paletta e iniziando a spazzare sul punto del pavimento in cui poco prima era passato Alastor.
Quindi quei bei fiori e tutte quelle piante erano frutto della mente creativa di quella donna, non lo avrebbe mai detto. Era sicuro che fosse una serial killer sotto mentite spoglie.

《È davvero un giardino grazioso.》

La donna sorrise, girando la testa verso di lui e ,bloccandosi immediatamente con le dita strette intorno al manico della scopa e gli occhi leggermente spalancati, rispose:
《Ti ringrazio. I fiori con dei particolari concimi crescono così belli.》

𝐅𝐢𝐧𝐚𝐥 𝐦𝐚𝐬𝐪𝐮𝐞𝐫𝐚𝐝𝐞 (Hazbin hotel )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora