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Forse il mondo aveva anche evitato la sua fine, ma non i loro cuori. Quei cuori all’apparenza così duri e insensibili, erano in realtà stati colpiti dalla freccia di Cupido nel modo e nel momento più inaspettato possibile.
Eppure, quei due cuori, avevano un modello da prendere come esempio. Un modello che avevano criticato e disgustato per millenni, ma che dentro sapevano essere ciò che volevano.

Non l’avrebbero mai ammesso, era ovvio, ma lo avrebbero voluto fare talmente tanto, che quell’insistenza li stava mangiando vivi.
Ma cos’è che li fermava? Beh, sicuramente il luogo in cui vivevano, la società che li circondava e quella vocina nella testa che continuava a ripetere: “è una fase,passerà”.

Peccato che quella ‘fase’ durava da ben due anni, precisamente da quando una nuova pandemia aveva colpito l’umanità e nessuno aveva osato intervenire per fermare il Piano Divino, che era una cosa ben diversa dal Piano Ineffabile.

“Gabriel? Gabriel, ma mi ascolti?!” un’irritata voce femminile lo risvegliò dai suoi pensieri, schioccandogli le dita davanti al volto.

Il diretto interessato sbatté le palpebre un paio di volte, scuotendo la testa con una risatina. I suoi occhi violacei si rivolsero sul volto dell’Arcangelo davanti a lui e forzò un sorriso di scuse.

“Perdonami, stavo pensando.” la sua voce era fin troppo pacata per essere uno che si era ripreso da una trance, eppure era abituato a mostrarsi così.

“Pensi troppo ultimamente!” ribatté l’altra, ributtandosi sulla seggiola d’argento davanti alla scrivania e incrociando le braccia al petto.

“Beh, cos'altro dovrei fare? Nessuno può intervenire e fermare la pandemia, Lei lo ha severamente vietato!”

“Ma questo non ti ha impedito di vedere il nemico”

“Prego?” domandò con un sopracciglio alzato, nonostante sapesse benissimo a chi si stesse riferendo l’altra.

“Quel Demone! Il Duce degli Inferi!”

“Sai benissimo che era per scopi mondiali, Michael, e non per un mio piacere personale.”

“Ci mancherebbe che lo fosse” commentò disgustata, roteando gli occhi. Gabriel sentì qualcosa che gli uomini avrebbero definito “stretta al cuore”, ma si limitò a stringere i pugni sulla stoffa dei pantaloni.

“Certo…certo” mormorò in tono sarcastico, nonostante questa volta lo usasse per nascondere l’amarezza della sua voce. 

Nel frattempo, ai Piani Bassi, un Demone -il Duce degli Inferi, se vogliamo essere pignoli- stava nella sua stanza spaparanzato sul suo trono mentre ascoltava i soliti e noioso aggiornamenti sull’andamento nei vari Cerchi.

“E quindi dicevo, Lord Beelzebub, che tutto va come deve andare” emanò Furfur, concludendo un discorso che era andato avanti per almeno dieci minuti.

“Eh-, cosa?” domandò in tono distratto, ricomponendosi. La voce dell’altro Demone era stata talmente soporifera che aveva iniziato a prendere in considerazione l’idea di un bel sonnellino.
“Oh sì, bene. Molto bene”

“Tutto bene, Capo? La vedo distratta ultimamente."

“No aspetta, devo aver perso qualcosa”

“Che cosa?”

“Quando ti ho chiesto di farti i cazzi miei” rispose, mostrando la sua dentatura giallastra. I suoi occhi scuri scrutarono in quelli dell’altro con fare annoiato, mettendo una mano sotto il mento, mentre la sua mente vagava altrove.

“Beh?” domandò dopo un paio di minuti, rompendo il silenzio che si era creato.
“Hai altro da dire?”

“No, miLord" rispose Furfur, prendendo quella domanda come un congedo e andandosene come un inchino.

Beelzebub rimase solo, chiudendo la porta a chiave con uno schiocco di dita. Dalla vetrata sudicia riusciva a intravedere i vari umani che si accalcavano davanti a quelle sottospecie di casse per essere spediti nei propri Cerchi, ignari di cosa sarebbe successo.

Poi, perso nei suoi pensieri, il suo sguardo cadde sulla foto di una polaroid attaccata alla parete dietro il suo trono. Raffigurava il Demone Crowley e Aziraphale su una panchina al James Park, uno accanto all’altro, con le mani intrecciate, mentre erano intenti a ridere per una battuta di cui non era a conoscenza: quella foto era la causa per cui non riusciva a stare sereno negli ultimi tempi.

L*i e Gabriel si erano promessi di non vedersi mai più, se non per aggiornamenti sulla questione “Arma-chepalle-Geddon-”, ma il vedere quella foto di un suo simile così felice con un membro della loro fazione contraria, l* provocò una voglia irrefrenabile di provare quella sensazione.

“No… no, ma che sto dicendo?!” pensò tra sé e sé. “Crowley è un traditore, è stato bandito proprio per quello!”

Eppure non lo aveva mai con quell’espressione se non quando creava le stelle. Stava guardando Aziraphale come se fosse il suo intero mondo, stringendo quella mano in modo dolce ma deciso.

“Però deve essere bello…”

Quei pensieri intrusivi, indesiderati, lə stavano guidando verso il telefono trasparente che usava per comunicare sia con gli altri Demoni, sia con il Paradiso in quelle rarissime volte che avevano collaborato.
Osservò quel aggeggio con le mani tremanti, allungando incertə il braccio destro.

“AH FANCULO!” imprecò scuotendo la testa, prese il telefono e se lo portò all’orecchio.

“Gabriel? Sì, sono io, Beelzebub. Dobbiamo parlare”

EBBENE CIAO ARCOBALENII

sì, lo so, è corto.

INFATTI ACCETTO TUTTI I CONSIGLI POSSIBILI.

(spazio possibili consigli)

A PRESTO BELLEZZE.

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