IV

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Il Duce degli Inferi si sentì come se lə avessero fattə Cadere una seconda volta, il suo cuore -che riteneva di non avere- aveva smesso di battere di colpo e i suoi occhi si erano spalancati in pure terrore. Persino le mosche che giravano per la stanza avevano smesso di ronzare.

Eric poté percepire che nulla di buono stava per accadere, infatti aveva fatto alcuni passi indietro per precauzione. I suoi occhi erano fissi sul suo capo, mentre il suo corpo tremava dalla paura.
Beelzebub aveva le mani sui braccioli, lo sguardo fisso in punto vuoto, le gambe leggermente divaricate, e il respiro affannato.

“Che cosa hai detto?!” domandò con un urlo spacca timpani, il povero Eric sobbalzò di paura.

“…scomparso, Milord.”

“Come sarebbe a dire scomparso?! Che cazzo è successo?!”

“N-non lo so Milord… il Paradiso ne ha perso le tracce”

“Bene, vorrà dire che farò due chiacchiere con Michael. Portatemi qui quell'Arcangelo di stocazzo”

“S-subito Milord… come desidera.” e con questo Eric si congedò con inchino tremante, mentre Beelzebub chiuse la porta a chiave e si lasciò andare in un urlo straziante quanto quello lanciato dopo la Caduta.

"P-perché Gabriel… perché…”

L’Arcangelo Gabriel, infatti, non appena si era chiuso nella camera, aveva provveduto a nascondere i suoi ricordi rintracciabili per il Paradiso nella mosca che gli aveva regalato Beelzebub.

Aveva provveduto anche a cambiarsi con abiti molto più comodi e agli standard degli umani, per poi sedersi sul letto e porsi domande esistenziali sulla vita.
Poteva percepire la presenza di Aziraphale al piano di sotto, ma non aveva la minima idea di cosa stesse facendo.

Adesso stava osservando quella mosca stare sulla punta del suo indice, mentre lo guardava con quegli occhioni rossi come se gli stesse facendo una muta domanda che lui stesso si stava ponendo: “che mi succede?”

Un timido bussare ruppe il silenzio che si era creato, facendo sobbalzare l’Arcangelo pensieroso. Questi girò la testa verso sinistra, piegandola leggermente, lasciando che la mosca sul suo dito volasse in giro per la stanza.

La porta venne leggermente spalancata, mostrando la figura di Aziraphale, che sorrise dolcemente come suo solito.
Gabriel si ricompose in fretta e accennò un sorrisetto, sistemando il maglione a righe che si era messo.

“Gabriel, tutto bene? Io- Io sto uscendo per una commissione, sarò via per un paio d'ore”

“Oh, va bene Aziraphale. Posso aiutarti in qualche modo? Devo venire con te?”

“Oh no, no, no!” rispose sorridendo, arrossendo leggermente. “Non ce n'è bisogno Gabriel, davvero. Tu rimani qui, ti spiegherò le leggi del mondo umano un altro giorno.”

“Va bene…va bene. Divertiti allora.”

“Grazie, a dopo” disse sorridendo, chiudendo la porta dietro le spalle e materializzandosi fuori dalla libreria, dove una Bentley nera lo stava aspettando con dieci minuti di anticipo.

“ANGELO!” urlò gioioso il proprietario della macchina, abbassando il finestrino.

“Crowley!”

Il biondo arrossì compiaciuto, chiuse la porta della libreria a chiave e corse a sedersi nel sedile del passeggero.
Si guardarono negli occhi per secondi che parvero secoli, per poi avvicinarsi e scambiarsi un focoso bacio.

“Mi sei mancato, Angelo” ammise Crowley, appoggiando la fronte a quella dell’amato.

“Anche tu, mio caro, tanto.”

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