2) Sensi di colpa

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Credere di poter gestire da solo una situazione simile è stata, per Manuel, l’illusione tra le più grandi che abbia mai vissuto.

Il senso di colpa, quello che nominava Simone, in parte è reale: Manuel l’aveva trascurato, aveva perso la testa per un po’ dietro una relazione che adesso gli sembra meno importante di ciò che aveva creduto.

Si era promesso di aiutare Nina con tutti i problemi che aveva, perché l’idea di vedere soffrire qualcuno per situazioni familiari e l’assenza di genitori lo aveva portato a pensare che nessuno avrebbe mai dovuto soffrire tanto quanto aveva sofferto lui che un padre non ce l’aveva mai avuto e che si era ritrovato ad avere da poco, dopo vent'anni di vita.

Piombato all’improvviso nella sua quotidianità, dovendo fare i conti con le bugie di sua madre e la presenza di una persona che aveva il suo stesso sangue ma che gli sembra tutt’ora, dopo mesi, ancora totalmente estranea.

Perché lui un padre l’ha sempre desiderato, ma aveva imparato con il tempo a farne a meno. Aveva riposto la sua più totale fiducia in quella donna che l’aveva cresciuto con le sue sole forze, senza sapere che quel padre non l’aveva abbandonato realmente, ma che era rimasto all’oscuro di tutto anche lui.

E ci sta provando, adesso, a gestire la novità. Sta provando ad instaurare un dialogo con suo padre e anche con quella sorella, Viola, che fa fatica tanto quanto lui all’idea di avere un fratello all’improvviso.

“Sei ancora qui…”
Simone lo guarda, mentre Manuel è seduto al tavolo della cucina con una tazzina di caffè davanti; è domenica e si è svegliato da poco, sicuramente più tardi dell’altro che non ha chiuso occhio dopo la discussione della notte.

“Tra un po’ vado via”
“Ok…” cerca di ignorarlo, di ignorare quello sguardo accusatorio di Manuel. Non ci riesce, però, perché per quanto stia provando rancore quello è Manuel. Il suo migliore amico, la persona che ha sempre amato, e la sua presenza non gli darà mai davvero fastidio. La barca dell’amore non si è mai spezzata, e Simone in quella bugia ha solo cercato un modo per restare a galla dopo le tante delusioni.

Egoisticamente, pur non ammettendolo nemmeno a se stesso, crede che distruggendosi possa attirare di più la sua attenzione. E pensa, sempre inconsciamente, che in parte stia funzionando, perché se Manuel gli sta sempre accanto e lo aspetta la notte sveglio, preoccupandosi per lui, vuol dire che il suo comportamento è un modo per tenerlo vicino e allontanarlo da Nina.

“Senti, mi dispiace per stanotte. Non volevo trattarti così male, però non c’è bisogno che tu mi faccia una predica al giorno”

“Simò io nun te faccio le prediche, però me preoccupo”

“Sto bene, non serve…”

“Bevi troppo, guidi da ubriaco, esci con gente strana…”

“Davide non è strano”

“Davide è stato in galera, Simò. E sta lì mentre tu te distruggi e nun te dice niente, anzi te offre n’altro po’ da bere”

“Gli ho solo chiesto di non farmi pensare, sta facendo quello che gli ho chiesto”

“E me pare na stronzata, perché se ci tenesse davvero a te non lo farebbe. E poi, te lo ripeto, è stato in galera”

“Non mi pare che tu abbia un passato esemplare, Manu. Non so se l’hai dimenticato…”

Glielo dice con tutta la tranquillità del mondo, che però in parte lo ferisce. Manuel si era messo spesso nei casini in adolescenza per cercare di portare un po’ di soldi a casa, ma adesso non lo farebbe più. Adesso vorrebbe solo che fosse Simone a non mettersi nei casini.

Intervallo [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora