8) Fatti da parte

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Se fino a poco prima Simone aveva qualche dubbio sul fatto di conoscere i genitori di Davide, dopo la discussione con Manuel gli è sembrato ancora di più che quella cena non avesse senso.

Ci pensa, pensa a cosa voglia dire un passo simile che solitamente si fa quando si è davvero convinti della propria relazione e si domanda quanto effettivamente lui sia convinto: poco, quasi niente.

Ha provato, nelle ultime settimane, a convincersi che potesse provare qualcosa di forte, ma nessuna delle cose belle vissute con Davide riuscirebbe ad equiparare per un attimo ciò che prova anche solo quando Manuel lo infastidisce con i suoi modi.

Non riesce a paragonare il suo interesse, perché un paragone non può esistere. Allora è lì, ancora in attesa che Davide passi a prenderlo a casa, fissa il colletto della camicia e il suo riflesso allo specchio. Il respiro è pesante e si da’ dello stupido pagliaccio.

Anche quando scende giù nel piazzale, dove lo aspetta quel macchinone bellissimo, non riesce a convincersi.

“Ehi, ciao!” Davide gli sorride, appena sale sul lato passeggero, ma percepisce il suo sguardo preoccupato.

“Che è successo?”

Simone vorrebbe non saperlo, cos’è successo. Vorrebbe non dover ammettere, almeno a se stesso, che Manuel è ancora troppo presente nella sua testa; che ha provato a convincersi di non amarlo più, di non provare niente solo per non stare più male, costringendosi a dimenticarlo perché un amore a senso unico può solo farti del male.

“Mi dispiace… io non ci riesco”

“A fare cosa?”

“La cena… per me è troppo.”

“In che senso, Simò? I miei c’aspettano al ristorante…”

“Lo so, mi dispiace davvero. Ma non posso venire”

Davide prova a non agitarsi, anche se gli risulta difficile.

“Potevi dire di no quando te l’ho proposto…”

“Hai ragione, e se sei arrabbiato io lo capisco. Però preferirei aspettare…”

Non vuole lasciarlo, vorrebbe solo evitare un passo simile in questo momento. Forse vorrebbe anche lasciarlo, ma gli sembrano troppe notizie tutte insieme.

“Va bene… allora io vado da solo, dirò che ti è venuta la febbre. Non c’è problema…” Non c’è problema, ma il tono deluso Simone riesce a percepirlo per bene.
Quella delusione lo tartassa tutta la sera in cui cerca un modo per non pensare a quello che è appena successo, come se fosse un suo personale fallimento: non riuscire a provare qualcosa per qualcuno che non sia Manuel, la persona che ha dimostrato più volte di non volere niente da lui e che gli impedisce senza nemmeno saperlo di vivere serenamente altre relazioni. Perché finché è nella sua testa, finché continua a pensare a lui, non riuscirà mai ad andare avanti.

“Che è sta faccia?”
Manuel non ci riesce.
Vorrebbe con tutto se stesso ignorarlo, mantenere il punto sull’essere stronzo di Simone, ma appena se lo trova davanti a ricreazione, due giorni dopo, lo cerca provando a non ammorbidirsi troppo.

“Che faccia?”

“Non lo so, sembra che t’è morto il pesce rosso…”

“Nessun pesce rosso, sono stanco”

“E va be… capita, quando se fanno le ore piccole”

Simone conta fino a dieci perché tirargli un pugno nei corridoi di scuola non gli sembra una grandissima idea.

“Hai finito?”

“Dai, che c’hai? Guarda che non me ne frega niente se fai lo stronzo con me, non smetto de volette bene solo perché me tratti male”

Intervallo [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora