5) Quella sera

1.3K 87 14
                                    

Le parole di sua sorella gli hanno reso la serata insostenibile. Più che la domanda diretta sul provare qualcosa per Simone, quello che più lo ha attanagliato è prendere consapevolezza del fatto che effettivamente dorme sempre da lui, nonostante adesso potrebbe dormire in una villa enorme comprata da suo padre, dopo una vita passata a cambiare monolocali e bilocali con sua madre tra uno sfratto e un altro.

Allora si chiede quanto sia utile mentire anche a se stesso, perché lui una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta per nessuno. Forse solo per sua madre, ma per motivi diversi.

Il bisogno di stargli vicino è diventato un tarlo, come se non potesse perdonarsi un’eventuale caduta di Simone che in questo periodo è diverso dal Simone solito. È sempre lui, se lo guarda attentamente soprattutto mentre dorme o è distratto, ma poi in alcuni momenti gli sembra di avere davanti un suo gemello stronzo, uno che non prova niente e che ha effettivamente bisogno di aiuto.

Dopo la festa voleva accompagnarlo a casa, ma Davide si era messo in mezzo dicendo che ci avrebbe pensato lui. Gliel’ha lasciato fare perché l’idea di discutere nuovamente con Simone e anche con quell’avanzo di galera non gli piaceva.

Così è tornato da solo, poco prima di loro, e lo ha aspettato sotto la veranda come poche sere prima. Questa volta Simone se l’aspettava, di trovarlo lì, per questo non si è spaventato nella penombra. Ha solo sospirato, brillo e con la fame di chi non mangia da mesi.

“Non mi accollo una predica, te lo dico…”

“Nessuna predica. Non ha senso, quando stai così”

“No, nemmeno domani me l’accollo, Manuel” lo sa, che il mattino successivo arriverebbe una discussione e non ne ha voglia.

“Come vuoi. Possiamo entrare o dobbiamo restare qua in veranda?”

“Non trovo le chiavi…”

“Ah, benissimo. Le hai perse?”

“Non lo so. Erano in tasca…” cerca meglio, ma non le trova. Se non fosse inizio ottobre e a Roma non facesse ancora caldo, Simone avrebbe già dato di matto.

“Non ce le ho”

“E mo?”

“E che ne so, suoniamo… c’è mia nonna”

“Sì, che dorme già da ore. Andiamo a casa mia, dai…”

“No, non ci vengo a casa tua con tua madre e tua sorella. E tuo padre…”

“Mio padre è partito per qualche giorno, e poi che vorresti fare? Vuoi dormire qua?”

“No, magari richiamo Davide e vado a stare da lui mentre tu torni a casa tua”

Accusa quella frase come ormai accusa troppe cose. Una parte di sé vorrebbe dirgli che va bene, ma la sola idea che Simone possa andare a dormire altrove lo destabilizza.

“Ce mettiamo in garage? Il basculante è solo abbassato come sempre, non è chiuso a chiave”

Ci prova, anche se quest’idea vorrebbe dire dormire a terra in un garage nemmeno pulito, però almeno eviterebbero tante cose.

“In garage?”

“Eh, in garage. Dai, è tardi. Ci mettiamo lì tanto ormai sono le quattro de notte, tu nonna se sveglia all’alba e appena è sveglia rientriamo a casa”

Simone non lo sa se ha intenzione di dormire a terra, ma da una parte non ha nemmeno troppe forze per pensarci.

“Io non lo so come ti vengono ste idee del cazzo” mentre lo dice, però, sta già camminando verso il garage e non può vedere il piccolo sorriso che è spuntato sul volto di Manuel.

Intervallo [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora