16) Correre il rischio

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“Ho aspettato questo per tantissimo tempo…”

A Simone sembra ancora surreale il fatto di trovarsi in un letto con Manuel dopo aver fatto l’amore, abbracciati mentre si sente legittimato a ripassare con l’indice i suoi tatuaggi. Avrebbe sempre voluto farlo, e ha sempre dovuto trattenersi perché non è di certo una cosa che fai in amicizia.

Si sente esattamente come avrebbe voluto tante volte e come non era mai riuscito a sentirsi prima; si sente un bambino, soprattutto adesso che tanti pensieri negativi hanno iniziato a impossessarsi di lui e una lacrima gli scende sul viso fino ad arrivare sulla pelle nuda di Manuel che se ne accorge subito.

“Che c’hai?” si preoccupa, e cerca di guardarlo in faccia per assicurarsi che stia bene, ma Simone non vuole guardarlo adesso. Vuole piangere e spera solo di trovare un porto sicuro in lui.

“Adesso mi passa”

“Che te deve passà, Simò? Mh?”

“Ma niente, è che sto un po’ di merda”

“Per tuo padre?”

“Anche. Sto pensando alla prossima settimana che tornerà a casa e avrà bisogno di assistenza, a mia nonna che invecchia sempre di più anche se cerca di farsi in mille, poi mia madre che è tornata a Glasgow a lavorare appena papà si è ripreso e m’ha lasciato qua da solo. E gliel’ho detto io, l’ho convinta io ad andare però poi in questo periodo non è stato bello ritrovarmi da solo, anche senza di te… sto scaricando un po’ di cose, scusa” cerca di ricomporsi e di fermare le lacrime che sono scese sul viso, le stesse che Manuel ha raccolto una ad una con la sua mano. Delicatamente, come se Simone potesse rompersi da un momento all’altro.

“Non stai più da solo… ce sto io co te” è un sussurro, ma deciso.

“Ma mi ci sono sentito tantissimo, in quest’ultimo periodo… mi è sembrato che potesse crollarmi tutto addosso giorno dopo giorno”

“Lo so… l’ho visto. Solo che non sapevo cosa fare, per starti vicino. Forse avrei dovuto insistere di più…”

“No, non sarebbe servito. Ho fatto mille cazzate e avevi ragione, ma non riuscivo ad ascoltarti perché bere mi sembrava l’unica soluzione per non pensare a quanto mi sentissi solo”

Manuel vorrebbe parlargli del suo immenso senso di colpa, ma non lo fa perché sarebbe come portare l’attenzione su se stesso quando adesso vuole solo che Simone senta di non essere più da solo. Così lo stringe più forte, e percorre con le labbra tutto il suo viso riempiendolo di piccolo baci nella speranza che possano servire a qualcosa, quantomeno a trasmettergli l’amore che prova per lui, più di quello che riesce a dimostrare a parole e sicuramente più di ciò che gli ha dimostrato nell’ultimo periodo che è stato nulla.

Dentro di sé sa anche che quello che sta facendo non è abbastanza, perché per quanto abbia trovato il coraggio di ammettere i suoi sentimenti adesso c’è un altro step che manca e che non ha idea di quando riuscirà a superare, ma spera che a Simone per ora possa bastare quello che sono senza dover per forza rivelarlo al mondo intero. È consapevole di non poter vivere per sempre così, in una stanza di casa o nel bagno di scuola lontani da terzi occhi, ma è tutto ciò che può garantirgli in questo momento.

“Sicuro che sia solo questo, il problema?” prova a chiederglielo perché vorrebbe sentirselo dire.

“Sì, è questo…”

“Sei sicuro, Simò?”

“Sono sicuro…”

“Perché nun me dici la verità?”

“Che ti devo dire?”

“Quello che pensi veramente… di me e di noi”

Simone ci pensa un attimo. Non vuole essere la persona che mette ansia, fretta, che pretende qualcosa che al momento è giusto non pretendere da chi ha già scalato una montagna per le sue possibilità.

Intervallo [Simuel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora