Lezione Di Vendetta

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Prima parte





Una settimana passò dagli eventi della Torre Oscura. Adeoga era ritornata come prima, o così credevano tutti, la regina nascondeva la sua parte malvagia con una maschera di gentilezza e altruismo, che non facevano altro che stancarla mentalmente, ma aveva promesso a Taehyung di aiutarlo e doveva stare a Camelot per farlo. Elyan stava cominciando a mostrare i primi segni di miglioramento, i tessuti lacerati si riunivano di giorno in giorno, anche se non riusciva a stare sveglio per più di cinque minuti, il dolore al polmone lo sentiva tutto, perciò Jin gli dava dei potenti sonniferi per farlo riaddormentare senza farlo soffrire. Al posto suo, nelle spedizioni o altri compiti che sarebbero spettati a lui, c'era Mordred e si dava parecchio da fare per fare bella figura davanti agli altri. Elyan era un veterano e lui non doveva essere da meno. Una nuova settimana iniziò, ma quel lunedì non era un giorno qualunque, bensì l'anniversario di matrimonio di Namjoon e Adeoga. I due innamorati, insieme a Erlin per assisterli, stavano facendo una passeggiata a cavallo nella foresta vicino al castello.
"Non è bellissimo? Solo noi due, nella tranquillità e nei profumi della natura."
Disse il re, guardando sua moglie con orgoglio.
"Solo noi tre."
Precisò Adeoga, girandosi verso Erlin e ridacchiando.
"Erlin? Lei non conta."
Disse il re alzando le spalle. Ovviamente la stava prendendo in giro e la maga decise di stare al gioco.
"Sentito, mia regina? Io non conto, non sto neanche parlando."
Adeoga ridacchiò di nuovo. Trovava quella conversazione molto stupida per il suo calibro.
"Ti sorprende che mi sia ricordato del nostro anniversario?"
Domandò il re cambiando argomento. Se l'era scordato sia il primo e il secondo anno che stavano insieme, il suo cervello faticava a ricordare le date, perché preferiva ricordare l'evento.
"Non te lo sei ricordato, te l'ho fatto presente io qualche giorno fa."
Disse la regina, guardando il marito con fare accusatorio, ma senza smettere di sorridere, altrimenti la sua copertura sarebbe saltata.
"Beh sì...però io mi sono ricordato che l'anniversario era oggi. Sì, oggi."
Namjoon non suonava molto convinto perché non lo era.
"In realtà sono stata io."
"Chiudi il becco, Erlin."
Tutti e tre si misero a ridere, ad Adeoga costò un certo sforzo. Lei non capiva l'ironia e pensava che il re fosse altezzoso ed Erlin pure.
"Giuro, è così."
Si difese la maga, alzando le mani, il merito andava a lei se quel giorno erano usciti insieme.
"Lo so, lo so."
Disse Adeoga, pensando ad altro. Erano quasi arrivati, qualche metro più in là e Namjoon sarebbe caduto in trappola. La regina rallentò il proprio cavallo, facendo andare quello del re più avanti. Namjoon si girò per sorriderle e lei ricambiò. BOOM! Uno scoppio venuto da terra spaventò il cavallo del re, si imbizzarrì alzandosi sulle zampe posteriori. Namjoon provò a reggersi, ma cadde troppo facilmente dalla sella, il cavallo se ne andò correndo, mentre il re si teneva una spalla dolorante. Erlin spalancò gli occhi e scese dal suo animale da soma quando vide due sconosciuti uscire allo scoperto da dietro un albero, pronti ad attaccare.
"Namjoon!"
La maga prese la sua spada e corse verso il re. Namjoon si riprese subito dalla botta e notò, stranamente, tutte le sue cose a terra vicino a lui, la sella non le aveva rette. Prese la sua spada e combatté contro i due sconosciuti, Erlin arrivò in suo aiuto e insieme li ferirono gravemente, atterrandoli in pochi secondi. Intanto Adeoga si fingeva preoccupata, poco più lontana da loro, ma dentro sopprimeva la voglia di ucciderli con gli occhi. Il piano era fallito, quei due briganti erano stati dei buoni a nulla.
"Nemmeno il giorno del mio anniversario si può stare in santa pace..."
Mormorò Namjoon, rinfoderando la spada.
"Ti dispiace prendere quello vicino a te, Erlin? Dobbiamo ritornare a Camelot per farli parlare, sempre se ci arrivano."
"Nessun problema, sire."
Erlin prese uno dei due briganti e lo mise, con l'aiuto di Adeoga, sopra il suo cavallo. Namjoon riuscì a recuperare il suo, non era andato molto lontano, ma la sella era sparita. Il re sospirò, mise il brigante sopra il dorso del cavallo e fu costretto a dare i suoi averi ad Adeoga, che accettò anche se infastidita. Tornarono a Camelot con l'umore a terra, Namjoon imprecò più volte, stare sopra il cavallo senza sella era veramente difficile, era stata saldata veramente male, avrebbe dovuto parlare con lo stalliere del suo cavallo. I due briganti vennero dati alle infermerie, il re ordinò a Hoseok e Jungkook di andare a cercare la sua sella nella foresta per verificare cosa andò storto. Namjoon sotto richiesta di Erlin, andarono da Jin per far controllare la sua spalla. Il medico arrivò solo dopo un paio di minuti, era andato anche lui a visitare i due briganti per interrogarli e curare le loro ferite.
"Siete stato fortunato, con quella caduta potevate rompervi il collo."
Disse il medico, fasciando la spalla del re. Era leggermente slogata, niente di che.
"Gli aggressori sono stati interrogati?"
Chiese il re.
"Mi dispiace, sire, ma non sono sopravvissuti. Da loro non potremmo sapere niente."
Adeoga esultò mentalmente, almeno non avrebbe dovuto ucciderli lei. Era sicura che se fossero sopravvissuti e gli avessero interrogati, avrebbero spifferato tutto per paura.
"Comunque non può essere stata una coincidenza che fossero lì."
Disse Erlin, ormai niente si poteva definire una coincidenza.
"Ho pensato la stessa cosa. Non li abbiamo nemmeno uditi arrivare, era appostati dietro quell'albero ancora prima di noi. Sapevano che saremo passati di lì."
La porta venne aperta, interrompendo la loro conversazione, entrarono Jungkook e Hoseok e in mano tenevano la sella del re.
"Sire, l'abbiamo ritrovata. La cinghia è stata scucita e poi riattaccata, era destinata a rompersi."
Disse Hoseok, prendendo la parte interessata e la mostrò al re. Namjoon si alzò dalla sedia e controllò meglio e il suo cavaliere più fidato, aveva ragione.
"Aspettate un attimo...quindi anche questo non è una coincidenza?"
Chiese la maga, andando a controllare la cinghia lei stessa.
"Come sempre, Erlin, credo che tu abbia ragione."
Disse il re, lasciando il pezzo di cuoio.
"Qualcuno sapeva che sarei andato nella foresta, ha manomesso la sella e ha preparato un'imboscata...ma chi? Le persone che hanno accesso alle stalle reale sono io, tu Erlin, Adeoga i cavalieri e... lo stalliere del re."
Namjoon mormorò l'ultima parte della frase, perché non poteva essere sicuramente lui il colpevole. Però tutto era possibile, si fidava di poche persone ormai e tenne fede a questo suo pensiero.
"Portatemi Sir. Takiji nella sala reale e fate delle ricerche nel luogo in cui vive, vi aspetto tra qualche minuto."
Hoseok e Jungkook si inchinarono e uscirono dal castello per dirigersi verso il campo di addestramento, lì si trovavano le stalle reali, come sempre trovarono il giovane Takiji a pulire un cavallo, mentre l'animale beveva insieme ad altri.
"Buon pomeriggio, signori! I cavalli sono ferrati e abbeverati come richiesto."
Disse Takiji con entusiasmo. A lui piaceva il suo lavoro e lo metteva in atto con una passione e felicità contagiose, ma Jungkook e Hoseok dovettero spegnere la fiamma della contentezza dentro di loro.
"Grazie Takiji ma...dobbiamo portarti al castello al cospetto del re."
Disse Jungkook, grattandosi la testa in imbarazzo. Gli stava simpatico quel ragazzo e dubitava che lui avesse potuto manomettere la sella del re appositamente dal nulla senza una ragione valida.
"Ho fatto qualcosa di sbagliato?"
Gli occhi di Takiji si fecero grandi e dispiaciuti come quelli di un bambino appena sgridato. In tutti i suoi anni di  lavoro non era mai stato chiamato al cospetto di Namjoon, se non per essere complimentato del suo lavoro.
"Non spetta a noi dire l'accaduto, te lo racconterà Namjoon in persona. Ti accompagneranno Sir. Mordred e Sir. Yunki al castello."
Hoseok chiamò i due cavalieri e disse loro cosa fare, i due partirono subito per il castello con Takiji insieme a loro, ma senza strattonarlo o maltrattarlo.
"Jungkook, vieni con me, andremo a ispezionare il luogo in cui vive."
"E sarebbe?"
Chiese il cavaliere, un po' perso. Non aveva mai fatto caso dove abitasse.
"Nella panetteria di sua madre, è qui vicino."
Spiegò Hoseok. Infatti ci arrivarono in poco tempo, bussarono alla porta e una signora venne ad aprire e rimase piuttosto allibita nel vedere due cavalieri di Camelot nel suo negozio.
"Avete bisogno di qualcosa, miei signori?"
"Sei tu la madre di Takiji Tanaka?"
La donna annuì e si scostò per lasciar entrare i due cavalieri.
"Cosa è successo? Mio figlio si è per caso messo nei guai?"
La donna suonava parecchio preoccupata. Takiji era sempre stato un ragazzo calmo e non le aveva mai dato problemi.
"Non ancora, ma è sospettato di aver attentato alla vita del re. Dobbiamo cercare delle prove, ti dispiace se facciamo una veloce perquisizione?"
Disse Jungkook, annusando l'odore del pane appena sfornato e gustandoselo con le narici.
"Oh miei Dei...la sua stanza è lì a sinistra."
Mormorò la donna, indicando una porta  in fondo alla stanza. I due cavalieri si inchinarono, entrarono nella camera di Takiji e presero a controllare un po' dappertutto: sotto il materasso, dentro l'armadio e i cassetti. E dopo qualche minuto, Jungkook riuscì a trovare qualcosa che si collegava all'incidente, anche se con cuore infranto.
"Hoseok..."
Il cavaliere andò vicino all'amico e prese in mano il piccolo rotolo di filo rosso che aveva trovato. Non c'era dubbio, era lo stesso filo usato per cucire la cinghia della sella.
"Torniamo al castello."
I due ringraziarono la signora, senza dirle niente di più e corsero fino alla loro meta. La sala reale era piena delle solite persone: il re, la regina, Erlin e Jin, i due cavalieri che accompagnarono Takiji, Takiji stesso e loro due.
"Hoseok, Jungkook, stavamo aspettando voi per iniziare la conversazione. Avete trovato qualcosa?"
"Sì, sire."
Hoseok portò in mano del re il rotolo di filo.
"Combacia con quello usato per sabotare la vostra sella."
Disse il cavaliere, mettendosi da parte con Jungkook. Adeoga nascose un ghigno, mentre Takiji se ne stava in mezzo alla stanza con una faccia triste e lugubre, come se fosse effettivamente il colpevole. Namjoon si alzò in piedi e incrociò le braccia.
"Chi ti ha detto di farlo?"
Questa domanda poteva risultare strana, ma anche lui sapeva che Takiji non era capace di un atto del genere. Era sempre stato un amico fedele e leale, cambiare all'improvviso non aveva senso.
"Nessuno...nessuno mi ha detto di fare niente."
Disse lo stalliere reale, dando una veloce occhiata alla regina, di cui nessuno si curò, se non Erlin.
"Quindi stai dicendo che avresti agito da solo? Senza nessun aiuto e complici?"
"Io n-non so niente di queste cose, non r-riesco a capire...non ho fatto nulla, sire. A parte occuparmi del vostro cavallo e della sua bardatura. In più sapete molto bene che io uso solo fili di colore marrone, quel rotolo non appartiene a me."
L'ansia cominciò a salire nel corpo del giovane uomo. A Namjoon spiaceva vederlo così in difficoltà, era un suo caro amico e anche se fosse stato colpevole, non lo avrebbe condannato a morte, aveva abolito quella legge da anni ormai.
"Allora ammetti che qualcuno è entrato in casa tua e ha messo questo filo nella tua camera per incastrarti?"
Era l'unica soluzione plausibile.
"Non lo so, sire, io non ho visto né sentito qualcuno entrare in casa mia, nemmeno mia madre, che è sempre dentro. Lei può confermarvi il mio alibi."
Una cosa il re l'aveva capita: il suo atteggiarsi nervosamente indicava che qualcosa per lo meno aveva visto, chi è sicuro di non nascondere niente, non ha motivo di essere agitato. Namjoon camminò verso di lui, fino a trovarsi faccia a faccia.
"Takiji, di me puoi fidarti, qui nessuno potrà farti del male. So che non sei capace di un tale atto, perciò ti prego, dimmi chi ti ha costretto a fare questo."
Erlin aggrottò le sopracciglia vedendo che Takiji diede un'altra occhiata veloce alla regina.
"Mi dispiace, sire, ma non ho nomi. Però sappiate questo: io non vi farei mai del male."
Namjoon buttò fuori l'aria dai polmoni e tornò a sedersi sul trono con passo pesante. Namjoon era sicuro della sua innocenza, ma stava evidentemente mentendo per nascondere qualcosa o qualcuno che aveva a che fare con l'incidente.
"Sir. Takiji, visto la mancanza di altre prove, ed essendo tu coinvolto in questa faccenda, passerai questa giornata nelle prigioni di Camelot. Domani mattina ti preleveremo, ma dovrai parlare, altrimenti mi vedo costretto a farti rinchiudere per giorni."
Takiji annuì e deglutì senza controbattere. Le guardie lo portarono fuori per imprigionarlo, la stanza si spogliò dei cavalieri.
"Hai fatto bene."
Lo complimentò Adeoga, dandogli un bacio nella guancia.
"Grazie."
Namjoon le strinse la mano e si alzò per uscire lui stesso, alquanto combattuto su quanto accaduto.
"Tutta questa storia ha un qualcosa di sinistro."
Disse il medico, portando Erlin con sé nella propria stanza.
"Infatti. Perché mai Takiji desidererebbe volere Namjoon morto? Non ha senso!"
La maga sbatté le mani tra di loro. Era confusa tanto quanto il re e ancora non si spiegava quegli scambi di sguardi tra lo stalliere e la regina.
"Non saprei, forse portava rancore o astio nei suoi confronti?"
Ipotizzò il medico, senza esserne sicuro. Non conosceva Takiji, perciò accusarlo ingiustamente era fuori luogo.
"Ma no! Amava il suo lavoro, ne era orgoglioso e Namjoon lo rispettava, lo ha sempre trattato con estremo riguardo."
Erlin era nervosa per un semplice motivo: il silenzio di Takiji e il fatto che qualcuno avesse provato a incriminare un uomo così di buon cuore.
"Ma su una cosa Namjoon aveva ragione: sta collaborando con qualcuno o qualcuno lo sta minacciando. Capisco quando una persona mente e Takiji sta nascondendo l'identità di questa persona, il vero colpevole dell'accaduto."
Erlin intanto preparò la tavola per il pranzo e aiutò Jin a mettere i piatti, le posate e i bicchieri sopra.
"Allora farà meglio a parlare domani, visto che ne ha la possibilità, Namjoon ha pazienza perché sa che non è colpevole, ma se si ostina a mentire, potrebbe costringerlo con la forza a parlare."
Il re aveva abolito ogni forma di violenza durante i processi, ma se qualcuno si ostinava a mentire per proteggere qualcuno di malvagio, allora finiva ad usare le maniere forti. Niente pire o gogna, solo semplice e cruda manipolazione mentale. Allo stesso Namjoon non piaceva ma i criminali nel suo regno dovevano essere catturati e riformati, anche se non sempre quest'ultima era possibile. In quel caso, sarebbero stati in prigione a vita.
"Lo spero per Takiji, giuro sui miei poteri che non è una persona cattiva. Ma c'è un altro problema da risolvere, se un'altra persona è coinvolta e sa quello che succede a Camelot, cos'è che impedirà loro di tentare un altro colpo?"

Le Avventure Di Erlin-Lunga Vita Al Re || BTS Fan Fiction || Vol. 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora